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Dalla topografia tradizionale a quella industriale dei grandi cantieri

Grazie a Ciro Sugameli, operatore esperto di topografia, scopriamo quali sono le esigenze e le soluzioni attese per l'applicazione di questa scienza in ambiti diversi dall'edilizia tradizionale, ovvero nei cantieri nazionali e internazionali.

Topografia: dove è nata questa scienza? Come renderla operativa?

Il mondo della topografia è antico come il mondo della conoscenza, o meglio come il mondo che ha cominciato a dare valore al mondo conosciuto della terra e del cielo. La probabile origine di questo mondo risiede nelle scienze matematiche messe a punto dai Sumeri e dagli Egizi. É nel paese di Sumer che fu codificato il metodo degli angoli sessagesimali e sempre in quel di Sumer fu messo a punto il metodo topologico che in parte è stato poi adottato nella cartografia catastale, e che assomiglia lontanamente al modello concettuale di tenere insieme geometria e misure, che è la filosofia propria del nostro amato PREGEO .

Ma la topografia, un po’ dappertutto, sta scemando come sapere e come pratica e negli ambienti critici e industriali le contromisure sulla discrezionalità operativa, sulla sicurezza del dato, e infine sul risultato finale, sono gestiti in maniera certa e senza personalismi. Per fare ciò sono definite, disegnate ed applicate le cosiddette “procedure”, che non lasciano scampo agli errori del procedere, dovuti al cambio di maestranze, alla larghezza di manica tipica di operatori topografi poco esperti. Il problema deriva soprattutto anche dalla poca sensibilità e adeguatezza ai processi della “topografia industriale”, che pochi operatori e poche aziende in terra italica conoscono, applicano, e sono in grado di gestire, se non in ambiti dove le regole sono mandatorie come nelle applicazioni ferroviarie, o in ambiti industriali specifici.

Fare chiarezza su questo mondo non è facile, ed è per questo che l’obbiettivo di questo articolo/intervista, è proprio quello di farci raccontare da un operatore esperto, il procedere delle cose, le esigenze e le soluzioni in ambiti diversi come le costruzioni a mare, ma anche nell’ambito di opere di edilizia non standard, che richiedono solide certezze, pochi dubbi e risultati più che certi.

Abbiamo quindi deciso di intervistare il geometra Ciro Sugameli, che opera da lungo tempo nel mercato della topografia professionale, soprattutto con aziende di rilevanza internazionale.

Domenico Santarsiero intervista Ciro Sugameli a distanza.

La topografia nei grandi cantieri nazionali e internazionali

Domenico Santarsiero: Il mondo della topografia operativa soffre un po’ dappertutto di competenze necessarie e di operatori non formati su applicazioni standardizzate. Non esistono percorsi professionali, né tantomeno standard operativi per diventare topografo scelto, o esperto in gestione di cantieri alle diverse scale operative. Dal vivo della tua esperienza sul variegato mondo della topografia operativa in cantieri nazionali e internazionali, come è la situazione “là fuori”, cioè sul campo e non in ufficio a pianificare e lavorare tra le comodità dell'attualità?

Ciro Sugameli: Senza nessuna “velleità” a voler dare un contributo esaustivo, per certo un approccio consolidato e meditato nella pratica operativa fornisce quasi sempre gli stessi input o genera sempre le stesse prassi di ragionamento. Ovvero del come si prepara una missione, quali sono i dati di partenza, lo scopo del lavoro, la situazione attuale, le tempistiche, le attese della Committenza, l’ambiente o il contesto in cui ci si andrà a correlare, la struttura del team se fornita o se si deve fornire una organizzazione completa.

E qui si apre un mondo, poiché quasi mai al primo approccio non vi è una congrua descrizione dei lavori se non che si sta cercando un “topografo senior” per il posto “x”. Molto spesso sono lavori già avviati e quindi vi è la nota del ”passaggio di consegne” dello storico dei lavori svolti , del come sono stati impostati dal principio.

In generale, un professionista geometra, nel perseguire lo scopo del suo compito, viene a trovarsi in un contesto di pianificazione legato alla cultura del contesto topografico della committenza.

"Non di rado le specifiche tecniche non riescono a fissare tutte le variabili del lavoro che con elementi generici, e quasi sempre non adeguati al contesto operativo".

In sostanza, occorre discernere se la posizione proposta è di rilevanza per il progetto e per le scelte operative, o se si hanno compiti di topografia legati a task più specifici.

In sintesi, la situazione della topografia legata a opere di primaria importanza è certamente complessa e non alla portata di tutti.

Una tavoletta conservata nell'Irak Museum (inventario IM 65116) che risale al 3500 a.C.

Quale futuro per la topografia

Domenico Santarsiero: Il contesto generale e culturale dei Land Surveyor è molto diverso da paese a paese, così come diverse sono le organizzazioni del comparto. Dai Chartered Land Surveyor in UK, ai Registered Land Surveyor negli USA, e poi i geometri iscritti ai Collegi dei Geometri in Italia, che fa tutt’altro che promuovere la professione del topografo. In sostanza, la topografia in Italia sta morendo, e ancora oggi si incontrano casi di errate progettazioni stradali e non solo, dovute all'ignoranza assoluta sui sistemi di riferimento, etc. Tu che conosci il settore globalmente anche in ambiti internazionali, che idea ti sei fatto del futuro della topografia?


Ciro Sugameli: Il futuro ha necessità di consolidamento dell’esperienza operativa, la quale si acquisisce solo in contesti operativi e scenari internazionali.
Non bisogna confondere la tecnologia ed i suoi sviluppi, con le capacità di conoscere bene i fondamenti della teoria
, e cercare quindi di adattarli al contesto operativo. Purtroppo, il basso ricambio generazionale creerà sicuramente dei problemi, soprattutto li in Italia.

Tuttavia, occorre menzionare anche una forte dicotomia, tra la topografia di riferimento, quella di impianto delle grandi opere e quella legata allo sviluppo di tecnologie di massa.

Mentre la prima rimane in uno stato di "nicchia" con un gruppo di professionisti ormai ben calati nel contesto delle difficoltà operative legate ai diversi contesti, ad esempio tracciamenti in ambito marino off-shore o di tunnel. Ma anche in semplici cantieri che hanno bisogno di una rete iniziale ben calcolata e compensata e definibile come chiaro riferimento al progetto. A contrasto troviamo invece spesso, una utenza professionale che in massima parte pensa di sostituire il sapere topografico con le nuove e strabilianti tecnologie, senza più comprendere fino in fondo la valenza delle misure, delle geometrie degli schemi topografici, etc.

Ad esempio, è indiscutibile il forte avanzamento delle tecnologie di surveying basato su sensori mobili aerei e marini, ma l'effetto è semplicemente l'affollamento della scena con operatori che puntano più ad un aspetto commerciale che tecnico-topografico.

Un’ultima nota riguarda alcune considerazioni circa la compartimentazione dei diversi settori dell'utenza professionale.

Esiste l'insieme dei professionisti e relativi ordini professionali che sono soggetti al rispetto delle norme etiche comportamentali. Esistono società che seguono le indicazioni e le specifiche dei lavori e giustamente cercano di rendere reale lo statuto societario, esistono gli Enti pubblici e le Università con i loro gruppi di lavoro e di Spin-off.

Ma sarebbe auspicabile, questo è un parere personale, trovare la maniera di attivare percorsi di interscambio per condividere le esperienze di anni di attività, divulgando un patrimonio di idee spesso di inestimabile valore oltre a permettere una conoscenza ampliata su alcune tematiche, cassate dai programmi ufficiali, per permettere una conoscenza approfondita delle materie. Il tutto per supportare anche l'altissimo grado di tecnologia esistente a cui si deve poter contrapporre un maggiore spessore tecnico e culturale degli addetti ai lavori.

Vista generale di un cantiere in Egitto, a partire da un pilastrino della rete topografica primaria di riferimento.

Sulle procedure topografiche, un processo operativo non eludibile

Domenico Santarsiero: Raccogliendo idee per questa intervista, mi è venuto da pensare che l’unico modo di mettere un freno alla sempre minore cultura topografica tra le giovani generazioni di operatori, potrebbe essere quello di tradurre in fatti concreti ciò che in ambito internazionale, o in ambito industriale, viene chiamato con il termine “procedura”. Nel nostro caso quindi “procedure topografiche”, ovvero tutto ciò che non puoi ignorare, perché parte delle mansioni operative assegnate, in un processo operativo non eludibile. Tu che hai vissuto in questo mondo “altro” dalle casistiche italiane, in ambiti internazionali e industriali, puoi dirci come funziona e quale è il tuo personale parere?

Ciro Sugameli: La questione delle “procedure tecniche” è di fondamentale importanza per normare il processo delle operazioni da svolgere. Devono essere redatte da persone di esperienza e professionalità di riferimento, così da non lasciare valenze libere o non normate su cui si possa andare in contenzioso.

La parte più complessa è quella legata allo scopo del lavoro, alle sue tolleranze che spesso vengono fissate dal settore dell’ingegneria dell’azienda committente. Le specifiche tecniche topografiche devono poi esplicitare come andare, tecnicamente, ad ottenere tali scopi.

Anche la fase contrattuale deve recepire il sunto delle specifiche, andando a richiedere ai subcontrattisti le giuste strumentazioni per assolvere allo scopo del lavoro.

Il mio personale parere è quello che purtroppo un consulente topografico si trova sempre ad essere l’anello di collegamento tra la committenza e gli esecutori in sito, e quindi occorre tutta l’esperienza, la cultura topografica e le conoscenze operative per impostare un processo operativo senza troppi “fronzoli”, quindi efficace, verificabile, documentato, discusso in contraddittorio a cadenze stabilite, evitando di sottodimensionare o sovradimensionare il processo. Vanno dichiarati quali possono essere gli elementi deboli riscontrati ed immediatamente contestati.

Tuttavia, un buon consulente topografico deve garantire la certezza del risultato tecnico e la ripetibilità delle sue misure, o quelle svolte da altri.

Altro aspetto di fondamentale importanza è attualmente il rispetto delle procedure secondo schemi di “qualità” e quindi andando ad impostare, esigere e mantenere tutti gli “esercizi” svolti in un contesto di verifica e di controllo, sia delle operazioni in campagna sia di quelle di calcolo, lasciando sempre aperta la possibilità di avere un controllo indipendente delle osservazioni.

La complessità di un rilievo topografico in ambito industriale, è sempre legata alle precisioni richieste, e di conseguenza all’architettura dell’infrastruttura topografica, quindi alle strumentazioni impiegate e alla capacità degli operatori.

Pro e contro della realtà operativa della topografia in ambito industriale

Domenico Santarsiero: Le tecnologie a disposizione dei surveyors non sono granché cambiate negli ultimi 20 anni, per ottenere risultati a prova di verifica è sempre necessario registrare i “raw data” e attenersi a procedure di post-processing, che sono in genere più affidabili, validabili e infine valutabili dal cliente al di là dei risultati immediati, detti anche in “tempo reale”. Puoi raccontarci la realtà operativa, i pro e i contro dei diversi approcci al lavoro in ambito industriale?

Ciro Sugameli: Il quesito è per certo interessante e di attualità, soprattutto facendo un passo indietro, si deve fare una riflessione dove appunto la tecnologia, i software, gli strumenti hanno contribuito a migliorare la capacità operativa. Ma questa capacità operativa dovuta alla tecnologia, anche se robusta al 100%, occorrerà sempre dei raffinamenti di calcolo e un uso comparato di diversi sistemi di lavoro.

Ebbene, la risposta è semplice e complicata allo stesso tempo. Nel tempo ho riscontrato come la pratica del “post-processing” viene costantemente abbandonata dato che la tecnologia conduce certamente a privilegiare “il tempo reale”.

É opinione personale, che i cosiddetti “raw-data” o dati grezzi devono sempre far parte del corredo di ogni singola consegna o rapporto. Una semplice lista di coordinate non può per certo garantire molto. Nei dati di rilievo di tipo raw, vi sono tanti elementi, per come sono state effettuate le misurazioni .

Senza il dato grezzo non vi è possibilità di un contraddittorio, di un controllo. Quindi è il dato di partenza su cui basare ogni possibile ricalcolo, ogni possibile verifica.

Si badi bene che nei “raw-data” andiamo ad includere anche le verifiche necessarie, tipo le altezze strumentali dei capisaldi, da documentarsi con documentazioni scritte e fotografiche specie nelle reti GNSS.

Oggi parlare di reti locali, quando la tecnologia ci ha portato ad avere reti permanenti oltremodo performanti, fa si che nella opinione diffusa, istituire un caposaldo è una operazione banale, ma di ciò sono ampiamente sicuro e certo, che così non è.

Un caposaldo deve avere la paternità di un progetto e una scheda tecnica di istituzione e manutenzione, che possa essere sempre verificata e convalidata, specie e soprattutto all’inizio di progetti importanti.

Un assunto cui cerco sempre di essere fedele è quello di mantenere i lavori al passo di una documentazione utile al passaggio di consegne, alla documentazione della cronologia delle operazioni e delle sue verifiche, e al cosiddetto hand over finale.

Perché il mercato della topografia in Italia è in forte crisi?

Domenico Santarsiero: il mercato della topografia in Italia è in forte crisi da diversi anni, non si trovano operatori specializzati e spesso i clienti non hanno le competenze per definire le specifiche adeguate. Alla fine del discorso, non esistono aziende italiane in grado di partecipare a progetti internazionali di alto livello. Non esistono nemmeno lontanamente aziende comparabili a colossi come Fugro e similari. Puoi darci una tua visione del perché siamo così poco competitivi su questi settori dove c'è molto know how nel contesto della geomatica operativa?

Ciro Sugameli: Consolidare un know how è per certo molto complesso, e bisogna essere, in qualità di tecnici operativi, in grado di capire le proprie condizioni tecniche di conoscenza e di esperienza, al fine di riconoscere di essere in grado o meno di correlarsi a determinate realtà di progetto e di esecuzione.

Diverse sono le qualità necessarie, tra le più fondanti sono: l’umiltà di riconoscere sempre i propri limiti, avere una attitudine volta al progresso e al miglioramento delle proprie conoscenze. É poi importante che scenari ed esperienza, dovute ai tanti contesti operativi, permettano di conoscere soluzioni diverse in funzione del contesto.

In tutto questo anche la manutenzione delle proprie conoscenze, detto meglio “affinamento delle proprie conoscenze” è importante, come lo è tenersi aggiornati sempre, rapportarsi ai contenuti divulgati in tutte le sedi della professione tecnica.

Sono molti gli organismi che si adoperano in magnifiche azioni di pubblicazione del pensiero fondante alla base delle operazioni tecniche topografiche. Bene, questo pensiero fondante è per certo la base del know how necessario al contesto.

Il know how, che rappresenta l’azione, il perfezionamento del gesto, nasce sempre da un pensiero di ampio respiro guidato dalla conoscenza.

Occorre pratica, esperienza, intuizione, confronto e umiltà nel tradurre il pensiero in una azione concreta, diretta, efficace, verificabile, che sia la base della realizzazione di un progetto di ingegneria.

A chi non è capitato di sentire il termine “architettura di sistema” ; bene ogni progetto topografico ha per certo la sua “architettura” che non è mai legata alla tecnologia; l’architettura è il progetto, ovvero il pensiero calato al contesto del lavoro e alla sua fattibilità. Successivamente si parla di “cantierabilità”, ovvero di quando la tecnologia ci viene in soccorso per sviluppare tutte le necessarie caratteristiche in termini di economia, efficacia, durabilità, logistica e risultato.

Sperando che le mie risposte non vi abbiano annoiato, auguro a tutti un buon lavoro, soprattutto ai giovani di buone speranze.


Riferimenti

  • The good, the bad and the ugly of the surveying profession. Di Craig Hill, Leica Geosystems.
  • From the Pyramids to the Metaverse: Redefining the Surveying Profession. Di Eric van Rees
  • Surveyor 4.0 - una presentazione eclettica, che spazia dal mondo delle misure topografiche, fino all’evoluzione tecnologica in generale, ovvero del mondo della geomatica operativa.
  • Fig.2 - I segni orizzontali (—) e verticali ( |), che si trovano alla fine della misurazione, vengono usati per identificare le coppie di lati opposti, mentre il gruppo di segni nel riquadro in basso a destra identifica l'assegnatario del campo o la sua localizzazione geografica. Le misure lineari incise sulla tavoletta si riferiscono al sistema numerico sessagesimale la cui unità di base è chiamata "nindan" ed equivale a 6 m.

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