Dalla teoria alla pratica: come si realizza un Tetto Verde
La realizzazione di un tetto verde è un processo articolato che richiede competenze interdisciplinari e un’attenta pianificazione. Ogni fase, dalla preparazione del supporto alla posa degli strati drenanti, fino alla messa a dimora della vegetazione, gioca un ruolo fondamentale per assicurare efficienza, durabilità e sostenibilità nel tempo. In questo articolo, 11 passaggi chiave a cui prestare massima attenzione in fase di realizzazione.
Tetto Verde: cos'è, come si progetta, quale manutenzione occorre?
Questa è la terza parte di un White Paper di Ingenio, una guida essenziale per professionisti e utilizzatori finali. Esploriamo i vantaggi di questa soluzione tecnica, il percorso progettuale da seguire e le migliori pratiche per la realizzazione e la gestione di una copertura verde. Il White Paper di Ingenio verrà pubblicato sul portale attraverso una serie di 7 articoli di approfondimento. Ecco i temi trattati nel dettaglio.
1.
Tetto Verde: i benefici, le caratteristiche e la differenza tra estensivo e intensivo
2.
Tetto Verde: guida alla progettazione con un approccio integrato
3. Dalla teoria alla pratica: come si realizza un Tetto Verde
4. Manutenzione e strategie di gestione a lungo termine dei Tetti Verdi
5. Caratteristiche di sicurezza per le coperture a verde
6. Integrazione dei Tetti Verdi nella Pianificazione Urbana
7. Tetti verdi, resilienza urbana e prospettive future
Copertura verde: il processo di realizzazione passo dopo passo
Al termine delle fasi di verifica e di definizione degli aspetti specialistici del progetto del tetto verde ( vedi articolo precedente ), si passa alla fase di realizzazione vera e propria.
Si tratta di un processo complesso che coinvolge contemporaneamente più figure professionali: progettista, direzione dei lavori, fornitori dei materialo, impresa e ditte impiantistiche.
Possiamo qui individuare 11 passaggi critici e cruciali di questa fase che determinano la qualità di un sistema a verde duraturo ed efficiente.
1. Preparazione della superficie
La prima fase consiste nel preparare correttamente la superficie di base. Ciò comporta:
- pulizia e verifica del supporto;
- posa o verifica, se già esistente, del massetto alleggerito di pendenza. E’ necessario accertarsi che non vi siano crepe o fessurazioni;
- rimozione di polvere, detriti e ogni materiale che potrebbe compromettere l’adesione degli strati successivi.
2. Posa dell'impermeabilizzazione
Nel caso di coperture esistenti, si procede con la sostituzione del manto impermeabile con uno di cui sia certificata la resistenza alle radici.
Sui nuovi edifici, la guaina anti-radice va installata in modo continuo e senza interruzioni, sigillando con attenzione giunti e risvolti.
Va curato particolarmente il risvolto della guaina sui muri laterali e sui muretti perimetrali, prevedendo negli spigoli la formazione di sgoli in cemento per evitare l’evenienza di uno strappo della guaina.
Per approfondire sul tema, leggi anche
Il sistema di impermeabilizzazione e di drenaggio nelle coperture a verde
In questo articolo il prof. Matteo Fiori fornisce indicazioni progettuali circa il sistema impermeabile e di drenaggio delle coperture a verde. >>>
Leggi l'approfondimento
3. Telo anti-radice
È comunque consigliabile posare inoltre, per ulteriore sicurezza, uno specifico telo con funzione anti-radice (ad esempio in polietilene) capace di inibire la penetrazione delle radici nel manto impermeabile.
4. Protezione meccanica e sistemi antiscivolo
A protezione dell’impermeabilizzazione si posa un feltrino protettivo o un geotessile di grammatura adeguata. Ciò evita che gli strati successivi (pannelli drenanti, ghiaie, substrati, ecc.) possano danneggiare il manto impermeabile.
Per coperture inclinate oltre il 10-15%, si installano barriere antiscivolo o appositi sistemi di ancoraggio che mantengano in posizione gli strati anche in condizioni di forte pendenza.
5. Sistema drenante e bacino di accumulo
Dopo lo strato di protezione meccanica, si passa alla posa dello strato drenante. Si tratta di un elemento cruciale per:
- garantire un corretto smaltimento dell’acqua in eccesso, sia in fase di precipitazione che in quella successiva, per evitare la formazione di ristagni superficiali che possano compromettere sia la vegetazione sia sovraccaricare la struttura del tetto
- creare un piccolo accumulo di acqua che vada a determinare una riserva di umidità per lo strato vegetale
A seconda delle scelte progettuali, è possibile usare:
- pannelli alveolari in plastica (ad esempio, i sistemi “a cupola” o “a bicchierini”) che trattengono una riserva d’acqua per la vegetazione e scaricano l’eccesso;
- argilla espansa, lapillo vulcanico, ghiaia leggera in combinazione con geotessili filtranti;
- sistemi dedicati disponibili in commercio, predisposti con canali di scolo integrati e spazi per l’accumulo d’acqua.
6. Posa dell’elemento filtrante
Sopra lo strato drenante si posiziona uno strato filtrante (geotessile con porosità specifica) che:
- trattiene le particelle fini del substrato, evitando il loro trascinamento verso il drenaggio
- assicura il mantenimento di un corretto livello di umidità per la vegetazione.
È importante che il materiale filtrante abbia la giusta resistenza allo strappo e sia posato in modo continuo, sovrapponendo i teli con apposite fasce di sormonto.
7. Stratificazione del substrato colturale
Da questa fase operativa alla componente edilizia subentra la componente agronomica del tetto verde. La ditta specialistica installatrice dovrà attenersi scrupolosamente alle prescrizioni previste nel progetto e dovrà curare:
- la posa del substrato che prevede di norma:
- per tetto estensivo: 8-15 cm circa, con miscele leggere (perlite, pomice, compost, lapillo) a bassa manutenzione;
- per tetto intensivo: 20-50 cm o più, con miscele più pesanti cghe permettono di piantumare essenze più “importanti” (arbusti, piccoli alberi, ecc.).
Le operazioni di posa del substrato in cantiere consistono in:
- trasporto in sacchi o con pompe;
- stesa del substrato in modo omogeneo.
È fondamentale evitare compattamenti eccessivi che riducano la capacità di ritenzione idrica e l’ossigenazione.
8. Messa a dimora della vegetazione
Dopo la preparazione del substrato, si procede con la piantumazione:
- per i tetti estensivi, le soluzioni più comuni sono tappeti precoltivati di sedum, talee o piantine erbacee a bassa crescita. Questi metodi consentono un’insediatura rapida e uniforme;

- per i tetti intensivi, si possono disporre arbusti, alberelli e piante ornamentali, spesso seguendo schemi paesaggistici più complessi (pavimentazioni, vasche, percorsi).
Nei primi mesi, è cruciale monitorare l’attecchimento e fornire un’irrigazione adeguata, specialmente in periodi caldi o secchi.
9. Impianto di irrigazione e gestione automatizzata
Se il clima o il tipo di vegetazione lo richiedono, si installa un impianto di irrigazione:
- sistemi a goccia o tubi microforati, collocati nello strato superiore del substrato o in prossimità dello strato drenante;
- nei Blue Green Roof, si sfrutta un bacino di accumulo e sensori che ottimizzano l’erogazione d’acqua secondo la disponibilità meteorica e le necessità delle piante.
10. Verifiche post-posizionamento e collaudo
Una volta ultimata la posa, è buona norma effettuare i seguenti controlli:
- tenuta dell’impermeabilizzazione: eventuale prova di allagamento se prevista dalle linee guida progettuali;
- corretto funzionamento del drenaggio: assenza di ristagni e fluido deflusso verso gli scarichi;
- attecchimento delle piante: monitoraggio dell’umidità del substrato e dello stato vegetativo nelle prime settimane.
11. Manutenzione iniziale
Nella fase iniziale di insediamento vegetale, la manutenzione è più intensa e prevede:
- rimozione di eventuali infestanti;
- verifica e taratura dell’impianto di irrigazione;
- eventuali potature, specialmente nei tetti intensivi;
- controllo periodico di geotessili e strati drenanti, per assicurarsi che non vi siano occlusioni.
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