Dal PNRR per le imprese indicazioni chiare su come impostare digitalizzazione e sostenibilità
A colloquio con Pietro Baratono MIMS e Alfredo Martini AIS per comprendere meglio come le imprese possano muoversi tra digitalizzazione e sostenibilità in linea con le direttive del PNRR
Sostenibilità e digitalizzazione: quale sinergia?
Per il pieno raggiungimento degli obiettivi fissati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) appare quanto mai necessario prestare la massima attenzione a quanto indicato dall’Unione europea sull’importanza che gli investimenti mettano al primo posto la sostenibilità, intesa nella sua più ampia accezione, non solo ambientale, ma anche sociale. Ciò vale in modo particolare per la Missione 3 relativa alle infrastrutture. L’altro fattore nevralgico, destinato a pesare in misura rilevante sul percorso di infrastrutturazione indicato nel PNRR, riguarda i processi di digitalizzazione da parte delle stazioni appaltanti e delle amministrazioni pubbliche.
UNI crea un gruppo di lavoro dedicato al tema della sinergia tra digitalizzazione e sostenibilità
Appare allora quanto mai necessario approfondire come digitalizzazione e sostenibilità possano insieme costituire un valore aggiunto. L’occasione è il prossimo webinar, promosso da AIS, l’Associazione italiana per la sostenibilità dell’infrastrutture (AIS) e da UNI, dedicato proprio a questo tema, per presentare la nascita di un gruppo di lavoro UNI volto ad approfondire la digitalizzazione della progettazione, realizzazione e gestione delle infrastrutture attraverso la metodologia BIM.
Ne abbiamo parlato con Pietro Baratono del MIMS e con il direttore di AIS Alfredo Martini
Martini “Non c’è dubbio che i ritardi che il nostro Paese registra in termini di consapevolezza dell’ineluttabilità di un’accelerazione verso una ampia e diffusa digitalizzazione dei processi legati alla progettazione e costruzione di opere pubbliche possono rallentare e frenare la pianificazione e le scadenze previste per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità previsti dal PNRR. Ciò vale soprattutto se si guarda alla sostenibilità come a qualcosa di molto concreto, legata a risultati misurabili. Il che vuol dire che diventa essenziale poter contare su sistemi digitali di gestione dei dati. Pesano oggi sui compiti della PA una bassa conoscenza dei modelli digitali, resistenze culturali e scarse competenze. Va avviato un processo che abbini formazione, investimenti hardware e software ma anche a sostegno di nuovi modelli organizzativi.”
Baratono “Se guardiamo al PNRR riscontriamo che si parla soprattutto di due tipologie di opere: le infrastrutture ferroviarie da un lato, un’altra serie di infrastrutture e di opere edilizie, molte di competenza territoriale, dall’altro. Per quanto riguarda le prime la situazione è decisamente buona. Esistono competenze, modelli organizzativi, un’ampia e autorevole consapevolezza del valore della digitalizzazione e in molti progetti da tempo si utilizza il BIM. Più variegato e critico è lo stato dell’arte di quelle stazioni appaltanti che sono chiamate a pianificare e ad avviare altri progetti infrastrutturali ed edilizi. In alcuni casi, come ad esempio il Demanio o il Provveditorato Lombardia E.Romagna, siamo già avanti. Quel che preoccupa sono le realtà degli enti locali, responsabili di attuare il Piano Nazionale per la Qualità dell’Abitare o altre opere di rigenerazione urbana. Esiste una grande varietà di situazioni. In molti casi si riscontrano resistenze che spesso chiamano in causa elevati costi dei servizi digitali. E qui bisogna essere chiari: quando si progetta un’opera nuova utilizzare il BIM nella progettazione non è un costo aggiuntivo, bensì si tratta soltanto di un adeguamento del software di progettazione a carico dei Professionisti e delle Società di ingegneria che oggi sono tutte in grado di progettare con strumenti digitali. Quando invece si si tratta di un progetto di riqualificazione di un edificio esistente allora tutto cambia. Qui si i costi possono essere alti ed è per questo che il recente Decreto 312/21 esclude dall’obbligatorietà la manutenzione ordinaria e straordinaria per opere di importo inferiore ai 15 milioni. Il suggerimento in questo caso è di valutare i diversi casi e concentrare gli investimenti su quelle opere dove vi siano costi di gestione particolarmente onerosi.”
L’interpretazione delle indicazioni del MIMS
Abbiamo parlato di consapevolezza. Qual è la valutazione che come AIS date all’evoluzione normativa e di indirizzo da parte del MIMS?
Martini: “Stiamo apprezzando molto lo sforzo del Ministero a valorizzare al massimo, sia nei provvedimenti di indirizzo che in quelli normativi, soluzioni in grado di dare concretezza alla sostenibilità come fattore strategico del processo di infrastrutturazione del Paese. Con la conseguenza di legare strettamente lo sviluppo della digitalizzazione agli obiettivi di sostenibilità. Faccio solo due esempi. Il primo riguarda le linee guida riguardanti il Progetto di fattibilità tecnico economica (PFTE), dove da un lato si è introdotta l’obbligatorietà della Relazione di sostenibilità; dall’altro l’esplicito riferimento al ricorso ai Capitolati informativi, che vanno disciplinati alla luce della misurazione delle prestazioni ambientali e che costituiscono lo strumento per una gestione delle gare facendo ricorso a modelli digitali. Un esplicito richiamo viene fatto al “ciclo di vita dell’opera”, con particolare riferimento alla definizione e alle caratteristiche dei materiali da costruzione e al ruolo non secondario della tecnologia e in particolare della sensoristica ai fini del monitoraggio dei risultati. Importante risulta anche il Decreto Ministeriale in materia di modellazione digitale nella gestione degli appalti di opere pubbliche, che di fatto aggiorna e rafforza quanto contenuto nel DM 560 del 2017, coordinandolo con il Decreto Semplificazione. Un provvedimento che rafforza e ribadisce l’importanza della digitalizzazione nei processi di realizzazione di un’opera pubblica, sollecitando le stazioni appaltanti a dotarsi di competenze certificate e di sistemi gestionali adeguati.”
Ministero e stakeholder: un dialogo possibile?
In questo scenario vi sono ulteriori passi avanti nel dialogo tra Ministero e stakeholder?
Baratono “L’attenzione su questi temi e su come spingere per una sempre maggiore interazione virtuosa tra la digitalizzazione e gli obiettivi di sostenibilità fissati nel PNRR è massima. Per favorire questo processo il ministro Giovannini ha promosso un confronto tra il Ministero e tutta la filiera per valutare proprio come fare in modo che gli investimenti sulla digitalizzazione possano garantire una sempre maggiore concretezza nelle valutazioni e nei monitoraggi in materia di sostenibilità delle infrastrutture. La digitalizzazione infatti consente di analizzare una mole di dati impossibile da gestire altrimenti se si vuole realmente valutare quanto una infrastruttura sia sostenibile in termini di LCA (Life Cycle Assestement) e di LCC (Life Cycle Costing). Un utilizzo diffuso della digitalizzazione consentirebbe di classificare e gestire tutti gli oggetti rispetto alle loro caratteristiche e ai loro impatti ambientali, compresi quelli sul cantiere, senza dimenticare che il fine ultimo deve riguardare l’opera nel suo complesso. Il confronto avviato afferisce a tutti questi aspetti.”
Il percorso proposto da UNI
In che modo il Gruppo di lavoro UNI dedicato a BIM e infrastrutture può contribuire a rafforzare questa sinergia virtuosa?
Martini “Nel nostro Paese le norme volontarie hanno da sempre un’importanza non marginale. Esse spesso anticipano l’evoluzione normativa cogente o la affiancano offrendo alla filiera dei riferimenti che possono fare la differenza, soprattutto sul piano della qualità e della qualificazione sia degli operatori che del mercato. La creazione di un gruppo di lavoro dedicato a BIM e infrastrutture all’interno di UNI consente di allinearci alla riflessione e alla produzione normativa in corso di definizione in ambito CEN a livello europeo. In secondo luogo esso può diventare il tavolo di confronto per individuare i cardini su cui costruire un percorso di linee di indirizzo su cui accelerare il processo di integrazione tra la il ricorso al BIM e l’evoluzione di comportamenti e applicazioni sia nell’ambito di un cantiere sempre più sostenibile, che sul piano di una efficace misurabilità delle prestazioni ambientali.”
Baratono “Il gruppo di lavoro UNI su BIM e infrastrutture si inserisce nel solco della normativa volontaria che dalla ISO 19650 ha portato alle successive revisioni delle UNI 11337 e vuole essere una prima risposta alla carenza “informativa” in materia di elementi strutturali delle infrastrutture lineari rispetto a quanto esistente per il building. L’auspicio è che si verifichi un confronto ampio e qualificato tra tutti gli stakeholder compresi i regolatori e i rappresentanti delle istituzioni e degli enti pubblici. Un coinvolgimento maggiore di soggetti pubblici aiuterebbe a far crescere consapevolezza, valorizzando le potenzialità esistenti e supportando strutture fragili che sono spesso carenti di personale tecnico, di competenze e di risorse. Credo sia opportuno rifarsi ad esempio a quanto avviene in Germania, dove nella redazione delle norme DIN l’interesse pubblico non solo è molto ben rappresentato, ma ha una vera e propria centralità. L’auspicio è che il gruppo di lavoro possa anche contribuire a favorire una sempre maggiore maturità digitale delle strutture della pubblica amministrazione.”
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