Dal dire al Fare: il Decreto del Cacciavite
Con il richiamo al cacciavite, il Presidente del Consiglio ha sintetizzato con una felice espressione le azioni di politica economica e di semplificazione burocratica che, con il decreto n. 69 del 2013, dal 9 agosto scorso legge n 98, il Governo ha inteso attuare.
Non un provvedimento shock, bensì l’attuazione di tanti micro aggiustamenti e misure che presi da soli non avrebbero una grande efficacia, ma attuati nell’insieme potrebbero provocare un impatto benefico sul sistema istituzionale, sociale, giudiziario, economico ecc. ed agevolare in fondo l’auspicata ripartenza della economia italiana.
Manca, a dire il vero, l’elemento forte e qualificante del dimagrimento della spesa pubblica di parte corrente per liberare risorse da destinare allo sviluppo, ma forse, stante il quadro politico in perenne ricerca di equilibrio, questo obiettivo resta oggi solo in agenda.
Il decreto in questione non si legge tutto di un fiato.
Di fronte ad oltre 80 articoli e centinaia di commi infarciti di continui richiami a provvedimenti precedenti occorre armarsi di pazienza certosina e comunque è utile concentrare l’attenzione di una prima lettura ai nobili interessi di bottega. Come può essere d’altronde diverso se una intera filiera produttiva come quella delle costruzioni è in caduta continua da cinque anni e lavora al 50 % delle proprie potenzialità.
Nello specifico, all’articolo 2 del decreto sono previsti incentivi finanziari per migliorare la competitività del tessuto imprenditoriale tramite la concessione di prestiti agevolati, o per operazioni di leasing finanziario. La destinazione è finalizzata agli investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature, nuovi di fabbrica, nonché per gli investimenti in hardware, in software ed in tecnologie digitali.
Il provvedimento stanzia 2,5 miliardi, incrementabili fino al doppio, per le operazioni agevolabili che si concluderanno entro il 31 dicembre 2016 e che potranno anche essere cumulate fino ad un ammontare massimo di 2 milioni per ciascuna impresa. La durata massima per ciascuna operazione sarà pari a 5 anni dalla data di stipula del contatto.
I finanziamenti saranno concessi fino al 31 dicembre 2016, dalle banche e dagli intermediari finanziari autorizzati, a valere sulle risorse stanziate presso la gestione separata di Cassa Depositi e Prestiti.
Con decreti interministeriali saranno disciplinati requisiti e condizioni di accesso ai contributi, la misura massima di concessione e le modalità di erogazione. Inoltre, dato interessante, le operazioni agevolate potranno essere assistite dalla garanzia del Fondo di garanzia per le PMI, in base a modalità semplificate che saranno definite, insieme alle priorità, con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico.
L’accesso a questi benefici è riservato alle imprese rientranti nella definizione di micro, piccola e media impresa, ai sensi della Raccomandazione 2003/361/CE. Si tratta delle imprese con un numero di dipendenti inferiore a 250, un fatturato totale non superiore a 50 milioni di euro e un totale di attivo che non supera i 43 milioni.
L’altro capitolo di interesse per il comparto è quello previsto al Capo terzo, della prima parte del decreto, intitolato Misure per il rilancio delle infrastrutture.
Nulla di nuovo nell’intento generale che punta sulla edilizia e infrastrutture per ridar fiato all’economia, ma la norma all’articolo 18 circoscrive l’obiettivo per accelerarne l’efficacia, puntando allo sblocco di cantieri già aperti, al rifinanziamento per la manutenzione delle reti e del territorio ed alla istituzione di un fondo per i piccoli comuni.
Per assicurare già nell’anno in corso la continuità dei cantieri attivi, si istituisce un Fondo presso il Ministero delle Infrastrutture con una dotazione complessiva di 2.069 milioni di euro ripartiti negli anni che vanno dal 2013 con 335 milioni stanziati e successivamente modulati fino al 2017. Entro trenta giorni saranno individuati gli interventi per completare infrastrutture di rilevanza strategica nazionale quali i corridoi europei, il potenziamento dei nodi, migliorare i servizi ferroviari in Piemonte, Sicilia, Veneto, tangenziale di Milano.
Gli interventi presuppongono il coinvolgimento degli enti territoriali.
Sono altresì ricompresi nei cantieri finanziabili l’asse viario del cosiddetto quadrilatero Umbria- Marche, la Metro C di Roma, il Metrò 4 di Milano, la Linea 1 di Napoli, collegamenti viari in Lombardia, Campania e Sicilia e si snelliscono alcuni passaggi per l’esecuzione del corridoio tirrenico meridionale e i lavori per le tratte autostradali dei “Parchi” A 24 e A 25.
Al comma 8 dello stesso articolo 18 si prevede, inoltre, un piano di interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici e costruzione di nuovi, per garantire il monitoraggio e la prevenzione del rischio sismico, il contenimento dei consumi energetici, l’eliminazione dell’amianto e una pianificazione orientata all’informatizzazione delle strutture scolastiche. Di rilievo è la novità che i Sindaci e i Presidenti delle Province interessate potranno operare nella qualità di commissari governativi con poteri derogatori rispetto alla normativa vigente.
Sempre l’articolo 18 del Decreto del Fare, al comma 9, prevede il programma di “6.000 campanili” che dovrà riguardare interventi infrastrutturali di adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione di edifici pubblici, ivi compresi gli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche, ovvero di realizzazione e manutenzione di reti viarie e infrastrutture accessorie e funzionali o reti telematiche. I progetti finanziabili riguardano i comuni con meno di 5.000 abitanti e dovranno essere destinati alla realizzazione di opere di importo compreso tra i 500.000 euro e 1 milione. Per il programma vengono stanziati 100 milioni di euro per il 2014. Ogni Comune può presentare un solo progetto, il cui costo totale può anche superare il contributo richiesto a patto che le risorse finanziarie aggiuntive necessarie siano già immediatamente disponibili e spendibili da parte dello stesso Comune proponente.
Da sottolineare, ancora, una piccola modifica da cui scaturisce un importante acquisizione.
Il comma 5 quater dell’articolo 3 del Fare sopprime le parole “con posa in opera” contenute all’articolo 15 della legge 11 novembre 2011 n.180 (Statuto delle imprese) riconoscendo lo stesso diritto al pagamento, anche alle forniture semplici come il cemento ed il calcestruzzo.
In questo momento di latitanza della liquidità e di maltrattamento dei diritti creditòri, avere portato a casa una misura che tutela l’esposizione creditizia delle imprese del calcestruzzo e del cemento è senza dubbio un ottimo risultato.
Il Decreto del Fare tocca anche altri numerosi aspetti, diversi fra loro, ma importanti per la ripresa degli investimenti nella filiera delle costruzioni.
Ci sono norme che incidono sugli interventi di semplificazione in materia urbanistica e edilizia, ovvero in materia di terre e rocce da scavo, solo per citarne alcuni, ma di rilievo anche la creazione di una sorta di corsia preferenziale alle quali tutte le amministrazioni pubbliche debbono attenersi nell’accordare la precedenza a tutti i provvedimenti connessi all’utilizzo delle risorse comunitarie europee.
Il loro approfondimento sarà fatto in un prossimo numero quando saranno disponibili anche alcuni dei Regolamenti previsti all’interno dello stesso Decreto.