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Crisi produzione calcestruzzo: Fare sistema, Cambiare le teste, Tagliare i costi inutili

Il mercato nostrano del calcestruzzo punta diretto ai 20 milioni di mc annuali e poco più.

L’emorragia non si è fermata nel 2015 e purtroppo il dati del 2016 sono neri, neppure grigi, proprio neri. Ogni giorno parlo con qualche amico del settore, e questo mi ha consentito di costruire un piccolo osservatorio personale, in cui vedo che qualche imprenditore ha salvato l’anno con una sola super fornitura importante, e tanti altri amici sono invece in grande difficoltà, con impianti che hanno una o 2 autobetoniere, in cui il titolare è tornato a fare l’impiantista e palista.

Cosa fare ...

  • resistere, continuando a rimettere soldi nella speranza che cambi qualcosa?
  • dare una finta svolta, facendo nascere una nuova società, lasciando i problemi alla vecchia?

Purtroppo un mercato da 20 milioni di metri cubi non consente di prendere/perdere tempo, e chi pensa che la soluzione stia nel nascondere la polvere sotto il tappeto sta probabilmente facendo un errore molto grosso.

Quali soluzioni intraprendere quindi ?

Sulla base della mia esperienza personale e della poca conoscenza che ho del settore ho provato a scrivere su questo mio editoriale 4 cose da fare, una breve guida alla crisi.

1 _ conoscersi

La prima cosa da fare è quella di comprendere fino in fondo la situazione della propria azienda. Molti penseranno "ma io la conosco bene la mia azienda !" ma purtroppo la verità è che molti conoscono l'aziende che vorrebbero avere, non quella che oggi è presente in questo mercato. In questi casi l’investimento in una figura esterna, non influenzata dall’affetto per l’azienda e dalla conoscenza della sua storia è forse indispensabile. Un uomo dei numeri, che entra in azienda, analizza ogni dettaglio, ed è in grado di capire quale si la situazione reale e se oltre a un passato esista anche un futuro.

Occorre capire fino in fondo se si sta creando una voragine troppo grossa, e quindi occorre velocemente tirare la riga fine, o se ci sono le risorse per poter andare avanti. Tanti conoscenti in questo ultimo periodo hanno dilapidato quanto accantonato e, purtroppo, messo le loro firme di garanzia con gli istituti di credito oggi quanto mai attenti alla solvibilità. Arriva un momento per capire se è il caso di non rischiare oltre, e solo un’analisi asettica e oggettiva è in grado di dare questa risposta, anche su cosa si debba tagliare e cosa lasciare attivo.

2 _ collaborare

Se ci sono le risorse per andare avanti allora è quanto mai importante individuare come farlo, ricordandosi che il mercato ha tagliato il 70% della domanda, mentre l'offerta si è ridotta di più o meno il 30%. Un mercato delle costruzioni che non è solo ridotto, ma che ha cambiato faccia:

  • chiusura della maggiorparte delle imprese medio piccole: oggi il cliente più abituale è un artigiano, con minore organizzazione e garanzie rispetto al passato
  • è diminuito il numero di cantieri medi, quelli dei condomini. Oggi ci sono soprattutto microlavori e qualche (pochi) lavori di grande dimensione

Per "vincere", perchè non si può sempre pensare solo alla "sopravivenza", oggi è necessario cambiare la strategia aziendale puntando su due azioni:

  • la differenziazione dell’offerta
  • la flessibilità organizzativa.

La differenziazione dell’offerta richiede inesorabilmente di fare sistema:

  • con i fornitori, per potersi assicurare la possibilità di proporre al mercato con soluzioni nuove, anche suddividendo con il fornitore investimenti e rischi. Sto pensando a particolari additivi, o all’uso di fibre speciali, …. Per esempio con chi produce prodotti speciali per la realizzazione di calcestruzzi altamente impermeabili per proporsi a chi realizza le vasche bianche.
  • con i clienti, per potersi assicurare alcuni segmenti di mercato. Per esempio fare un ccordo con una società di posa di calcestruzzo drenante, per poter poi dialogare con le PA locali per la realizzazione di vie secondarie carrabili, ciclabili o pedonabili.

Anche l’obiettivo della flessibilità organizzativa richiede all'imprenditore di fare sistema.

Oggi non è più possibile avere un parco macchine, un laboratorio, una struttura in grado di rispondere a qualsiasi richiesta del cliente. Inoltre l’indebitamento e indebolimento dell’azienda ha reso più difficile il rapporto con alcuni fornitori. Fare sistema tra produttori di calcestruzzo diventa quindi indispensabile. Mettersi in rete, fra colleghi che magari non operano sullo stesso territorio, per gestire insieme i contratti di fornitura, unire il parco mezzi, eliminare qualche impianto obsoleto, centralizzare l’ufficio ordini ... sono alcuni passaggi che consentono da un lato di ridurre in modo molto sensibile i costi e dall’altro di avere la forza per poter sostenere quegli investimenti che sono necessari per guardare avanti.

3 _ cambiare
I primi due punti finora elencati richiedono un forte cambiamento, sopratutto nelle nostre teste.

Il passare da una logica che ci ha portato fino ad oggi di parlare con i fornitori solo di prezzi e tempi di pagamento a quella incui l'oggetto è quello della collaborazione per la diffusione di particolari tecnologie richiede una disponibilità mentale da entrambe le parti. Fare sistema con un collega per mettere a fattor comune il parco mezzi richiede più uno sforzo culturale che altro, fare entrare in casa un consulente esterno che verrà a conoscere “i fatti tuoi” ha un costo emotivo più alto di quello economico.

Sono tutti passaggi difficili da compiere e richiedono un cambiamento soprattutto delle persone.

4 _ difendersi
Fino a questo momento abbiamo parlato di riduzione dei costi e rafforzamento dell’offerta per sopravvivereo emergere in un mercato che si riduce. Ma ognuno di noi in questi mesi si è accordo che c’è un’altra priorità da affrontare: l’aggressione dei materiali concorrenti.

E’ quanto mai necessario ribadire il ruolo del cemento armato nelle costruzioni, evidenziandone qualità e specificità mentre i paladini dell’insostenibile spingono per l’uso del legno, perchè più ecologico, dell’acciaio, perchè più performante, … Occorre quindi incidere sui due soggetti che più influenzano il mercato delle costruzioni: committenti e progettisti. Un obiettivo che nessuna azienda, neppure la più grande, può cercare di raggiungere da sola. Troppi in Italia i professionisti tecnici, troppi i committenti. L’unica soluzione è quella quindi di avere un’Associazione forte, che faccia parte di una Federazione di Filiera forte. Un riferimento tanto forte da poter tenere in piedi un progetto costoso come era Progetto Concrete, il migliore investimento che la nostra filiera ha fatto in questi anni per la difesa del settore: un gruppo di tecnici che girano per l’Italia incontrando professionisti e committenti per guidarli al corretto uso del calcestruzzo. Perché per cambiare le cose non basta lamentarsi e non basta sperare che il mercato cambi da solo. Oggi più che mai è necessario avere una Associazione che “rappresenti" il settore, sostenerla perchè possa avere le risorse per “fare”; “parteciparvi" in modo attivo per guidarla nelle scelte, anche le più complesse e difficili. Senza ATECAP e Federbeton questo settore non ha un futuro.

Spero che questo breve editoriale abbia la capacità di stimolare le menti di chi opera in questo settore, e di essere un piccolo tassello per l'avvio di un cambiamento che è necessario per restituire serenità ad una intera filiera. Di questi argomenti continueremo a parlare su inCONCRETO e saranno oggetto dell'evento che stiamo organizzando alle Giornate Italiane del Calcestruzzo il 10 novembre a Piacenza.

A presto,
Andrea Dari

PS. vorrei aggiungere un quinto punto a questo mio editoriale

5 _ tagliare
Se le risorse non ci sono, occorre tagliare i rami secchi e i costi inutili. Per esempio, se la certificazione FPC non ha fatto selezione, non ha qualificato il mercato, non ha migliorato le forniture allora o si cambia il regolamento o la si elimina.