Costruzioni | Condoni e Sanatorie
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Costruzioni vicino ai corsi d'acqua demaniali: niente condono edilizio, sono vietate

Consiglio di Stato: il divieto di costruzione ad una certa distanza dagli argini dei corsi d’acqua demaniali ha carattere assoluto ed inderogabile, così da rendere legittimo e doveroso il diniego di rilascio di una concessione edilizia in sanatoria

Non si può costruire in prossimità di argini di corsi d'acqua demaniali, e non si può pertanto nemmeno ottenere un permesso in sanatoria per tali tipologie di costruzioni, in quanto tale divieto di costruzione, imposto dall’art. 96, lett. f), del r.d. 523/1904, ha carattere assoluto ed inderogabile.

 

La richiesta di sanatoria

Lo ricorda il Consiglio di Stato nella sentenza 5493/2021 dello scorso 21 luglio, riguardante alcune opere oggetto di un rigetto di condono, consistenti nella realizzazione di una tettoia, con pareti e tetto in lamiera ondulata, in parte chiusa e in parte aperta, con carattere precario, installate su un basamento in cemento, quale opera accessoria della fognatura pubblica, al fine di creare un consolidamento della condotta delle acque reflue, a protezione della retrostante strada.

La domanda di condono veniva respinta per la presenza di un vincolo idrogeologico, trattandosi di zona inserita in classe III, ricadente in ambiti di pendenza superiori al 25%.

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Condono edilizio off limits

Palazzo Spada conferma quanto deciso dal comune e poi avvallato dal Tar, spiegando che, ai sensi della disciplina in tema di condono, non sono sanabili le opere edilizie abusivamente realizzate in aree sottoposte a vincoli idrogeologico, paesaggistico e ambientale, risultando ininfluente che gli stessi siano stati apposti successivamente alla presentazione dell'istanza di condono, atteso che, in sede di rilascio della concessione edilizia in sanatoria per opere ricadenti in zona sottoposta a vincolo previsto dall'art. 32 legge 47/1985, l'obbligo di acquisire il parere da parte dell'Autorità preposta alla tutela del vincolo sussiste in relazione alla esistenza del vincolo stesso al momento in cui deve essere valutata la domanda di condono e di conseguenza, sussistendo tali condizioni, va applicato l'art. 33 della legge 47/1985 che non prevede alcuna possibilità di sanatoria ex post, mediante l'accertamento sulla compatibilità dell'intervento rispetto al vincolo.

Non solo: il divieto di costruzione ad una certa distanza dagli argini dei corsi d'acqua demaniali, imposto dall'art. 96, lett. f), del r.d. 523/1904, ha carattere assoluto ed inderogabile, così da rendere il diniego di rilascio di una concessione edilizia in sanatoria, relativamente ad un fabbricato realizzato all'interno della fascia di servitù idraulica oltre che legittimo, finanche doveroso.

Insomma: le opere abusive in questione, oggetto dell’istanza di condono e del relativo diniego impugnato in prime cure, sono state realizzate “in fascia di rispetto del corso d’acqua del Rio Rubella”, e perciò in una “fascia di inedificabilità a tutela del corso d’acqua citato”. L'amministrazione ha correttamente individuato il manufatto oggetto di domanda condono, anche sulla base della documentazione fotografica allegata alla stessa istanza, in cui è visibile la tettoia, articolata in due corpi, e il relativo basamento.

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