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Costruzioni: meno 9,5% nel 2024, crolla l’edilizia residenziale

Alcune anticipazioni sul 36° Rapporto congiunturale e previsionale del CRESME che delineerà le prospettive future nel settore delle Costruzioni.

Roma 27.06.2024: Oggi, il CRESME, noto centro di ricerca e studi di mercato nel settore delle costruzioni, presenta il suo 36° Rapporto congiunturale, un appuntamento annuale che si conferma di fondamentale importanza per gli operatori del settore.

Il direttore Lorenzo Bellicini illustrerà i dati e le previsioni che delineano lo scenario attuale e futuro delle costruzioni in Italia, offrendo una bussola per navigare le acque incerte del mercato.

Del rapporto è data un’anteprima con un articolo a firma di Giorgio Santilli, uscito oggi su DIAC.

Secondo l’articolo il CRESME prevede per il 2024 un calo degli investimenti in costruzioni del 9,5% rispetto al 2023, con un crollo significativo della riqualificazione abitativa, che registra una diminuzione del 26,5%.

C’era da aspettarselo, Questi dati riflettono l'impatto della fine del Superbonus e sottolineano la necessità di una riflessione approfondita sugli ostacoli normativi che limitano l'applicazione e l'uso dei bonus nel settore.

Le scelte del governo e la campagna di odio messa in atto nei confronti dell’edilizia dal Ministro Giancarlo Giorgetti hanno fatto la loro parte.

In questi mesi abbiamo visto presentare una serie di numeri negativi riguardanti i costi dei vari BONUS dimenticandosi degli effetti positivi: rilancio dell’economia italiana, aumento delle assunzioni, emersione del nero delle costruzioni, messa in sicurezza degli edifici, riqualificazione estetica e funzionale di edifici nelle aree urbane e rurali.

Di fatto è stato posto più l’accento sulle limitate frodi accadute che su un bilancio complessivo di tutte le voci che avrebbe potuto portare a una riorganizzazione razionale dei BONUS e non a un affossamento, anche nella logica della direttiva Case Green a cui il Paese dovrà dare risposta. 

Sempre a partire dai dati forniti da Santilli nel suo articolo, il rapporto del CRESME prospetta un triennio di stabilizzazione degli investimenti tra il 2025 e il 2027, con una crescita annuale che va dallo 0,5% all'1%, e investimenti che si attesteranno su livelli superiori a quelli del 2021.

Tuttavia, la grande incognita rimane il periodo post-2027, un orizzonte temporale che richiede strategie a lungo termine per affrontare le transizioni demografiche, ambientali, tecnologiche, economiche e geopolitiche in atto.

Sul piano delle motivazioni che hanno portato a questo crollo - che sottolineo è una previsione, non un dato di consuntivo - stanno anche altri fattori. Ecco alcune mie considerazioni aggiuntive.

Nonostante il PNRR abbia già fornito fondi significativi al Paese con il pagamento delle prime 4 rate, c'è la netta percezione che questi non siano ancora arrivati ai cantieri, lasciando il settore in attesa, e siano stati utilizzati per fare cassa.

L’effetto del PNRR dovrebbe quindi potersi sentire nei prossimi anni, anche alla luce degli investimenti che considerati i problemi di tempi collegati al PNRR sono stati spostati su altre voci di bilancio dello stato e dovrebbero trovare soluzione da qui al 2030.

Ma è essenziale evidenziare anche altre problematiche che gravano sulle costruzioni.

Il primo è quello dei ritardi nei pagamenti da parte delle concessionarie e da diverse committenti pubblico/private, che mettono a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Se da un lato vi è una solerzia da parte degli organi politici nel sottolineare i comportamenti non rispettosi della legge nel fronte dei bonus - ed è giusto che lo si faccia - dall’altro nessuno parla di questo problema finanziario enorme per il settore.

Vi è poi il problema dei tassi di interesse. Il costo del denaro stabilito dalla Banca Europea è pari al 4,25% e questo crea problemi per l’autofinanziamento delle imprese, per la sottoscrizione di mutui per l’acquisto della casa o per l’esecuzione di interventi di ristrutturazione, sulla scelta degli investimenti, rendendo più competitive altre destinazioni finanziarie.

Esiste anche un problema di burocrazia normativa eccessiva che frena l'innovazione e l'adozione di nuove tecnologie.

Infine l’adozione del nuovo Codice degli Appalti come l’incertezza sulla scadenza dell’applicazione obbligatoria del BIM sono ulteriori elementi di debolezza.

 

Conclusioni

Al termine della presentazione del Rapporto CRESME avremo maggiori informazioni utili per comprendere e discutere l’andamento delle costruzioni e le azioni da adottare.

Al momento, sulla base dei dati anticipati, si può dedurre che il settore delle costruzioni si trova di fronte a sfide significative ma anche a opportunità di crescita e rinnovamento. Sarà cruciale per gli operatori del settore prepararsi con strategie flessibili e lungimiranti, capaci di adattarsi alle mutevoli condizioni del mercato e di sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti in corso.

Di certo - al di là del PNRR e degli effetti che potremo riscontrare nella sua applicazione - è fondamentale che il settore si ponga intorno a un tavolo con il governo per capire come recepire la direttiva case green, come rendere sicuro il patrimonio immobiliare italiano, in particolare quello di valore culturale ma non solo, come dare una casa a una popolazione che sente il problema del costo di questo bene essenziale, come dare soluzioni di mobilità accettabili alle grandi città, a cominciare da Milano che ha le tangenziali perennemente intasate … l’Italia ha bisogno di un piano sulle costruzioni.


Nota

Articolo basato sulle informazioni fornite da Giorgio Santilli su DIAC di oggi.

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