Costruzioni e sostenibilità, Petrucco (FIEC): "Investimenti e nuove generazioni, non si può più tornare indietro"
Il neopresidente della federazione europea delle imprese industriali delle costruzioni (FIEC) Piero Petrucco ha parlato del ruolo della sostenibilità all'interno del mondo delle costruzioni, nel quale essa riveste e rivestirà un ruolo sempre più determinante. Sul PNRR "va fatto di tutto per rispettate le tempistiche di realizzazione delle opere."
La sostenibilità è ormai un riferimento determinante nelle politiche comunitarie
Dialogo su costruzioni e sostenibilità: il Segretario Generale di AIS Alfredo Martini a colloquio con Piero Petrucco, neo presidente FIEC.
Alfredo Martini:
Piero Petrucco è da pochi giorni il nuovo presidente della FIEC, la federazione europea delle imprese industriali delle costruzioni. Arriva al vertice della federazione dopo aver rivestito il ruolo di vicepresidente con la delega alla sostenibilità nel triennio precedente.
Piero Petrucco:
“Quale sarà precisamente l’impegno che mi attende lo conoscerò entrando nel merito delle numerose e rilevanti questioni sul tavolo, sia per quanto riguarda il rafforzamento del ruolo della categoria che rispetto al confronto con le istituzioni europee e internazionali. Certamente, si tratta di una responsabilità maggiore di quella che avevo precedentemente, in quanto lo spettro delle problematiche è più ampio, anche se la sostenibilità costituisce un fattore che potremmo definire di costante orientamento nelle politiche a livello di Unione europea. E destinato ad assumere anche nel nostro settore e a livello dei singoli Stati un riferimento determinante.”
Alfredo Martini:
Prima di approfondire il tema di come la sostenibilità vada ad incidere sul settore vorrei chiederti quale sia il ruolo della FIEC nel dialogo con le istituzioni europee e che cosa si possa migliorare?
Piero Petrucco:
“L’importanza delle federazione sta principalmente nella sua capacità di riuscire a trasmettere ai massimi livelli politici e decisionali dell’Unione e quindi soprattutto rispetto alla Commissione, le esigenze dell’imprenditoria edile. Sul piano delle proposte vi sono margini di miglioramento favorendo una maggiore interlocuzione rispetto alle reali problematiche che vivono le imprese, integrando il lavoro prezioso svolto dai funzionari. Quel che necessita è riuscire a far sì che emerga con chiarezza la realtà che le imprese vivono, i loro problemi, le differenze a livello dimensionale, ma anche tra i diversi Paesi. Oggi spesso le analisi prodotte a livello europeo sono di grande qualità e costituiscono strumenti quanto mai utili a comprendere e a dare concretezza agli scenari reali, quel che può essere migliorato riguarda le soluzioni. La loro efficacia, infatti, è strettamente legata a una conoscenza puntuale e “sul campo”. Ed è qui che l’esperienza imprenditoriale può fare la differenza.”
Alfredo Martini:
Del resto è proprio sulla base dell’esperienza diretta svolta dalla tua impresa a livello internazionale e in un ambito di mercato come quello dei micro tunnel che è cresciuta la consapevolezza che per essere competitivi fosse necessario adeguarsi e attrezzarsi per dare risposte concrete ad obiettivi ormai consolidati di sostenibilità ambientale, ma anche legati a una sempre maggiore responsabilità sociale. Da qui il tuo sempre maggiore impegno a livello di rappresentanza associativa, sia nell’ANCE e da qui nella FIEC, ma anche in Confindustria e poi nel consiglio direttivo dell’Associazione italiana per la sostenibilità delle infrastrutture. Proprio in occasione dell’assemblea annuale di AIS, il presidente Lorenzo Orsenigo ha evidenziato alcuni timori per un clima sul piano politico, non solo in Italia, in cui sembra affermarsi un “pensiero” che ritiene la sostenibilità un elemento che possa condizionare negativamente il raggiungimento di alcuni obiettivi di sviluppo. Timori che si estendono anche in prospettiva delle elezioni europee del 2024. Qual è la tua opinione?
Piero Petrucco:
“Io sono convinto che oggi non sia possibile mettere in discussione tutta una serie di obiettivi di sostenibilità, legati al cambiamento climatico, alla riduzione dei consumi energetici e dell’impronta carbonica, o al concetto di resilienza. La sostenibilità, seppure con qualche forzatura sul piano dell’indirizzo e del modo di proporla come paradigma economico e sociale, ha ormai permeato troppi ambiti della nostra vita, così come sul piano del mercato anche delle costruzioni. Sicuramente, come ha sottolineato Orsenigo nella sua relazione all’assemblea di AIS, sono stati fatti investimenti tali che non si può tornare indietro. E la finanza oggi ha fatto scelte chiare in questa direzione, destinate a condizionare tutti i mercati. Ma vi è un altro elemento ancora più forte che riguarda il valore che alla sostenibilità viene dato dalle nuove generazioni. Chiunque oggi in Europa abbia meno di 30 anni immagina il proprio futuro all’interno di un mondo sempre più sostenibile.
Il che vuol dire riduzione degli impatti ambientali, ma anche comportamenti e scelte destinati a condizionare il mercato così come l’organizzazione del mondo del lavoro e delle imprese. Per questo siamo di fronte a una realtà ormai irreversibile. Da alcuni anni del resto cresce anche tra un sempre maggior numero di imprese la consapevolezza che un atteggiamento e come dici tu “un pensiero” orientato alla convinzione che sia possibile eludere il tema della sostenibilità voglia dire morire.
Questa è la realtà delle cose. Sul piano politico credo che sia necessario far comprendere questa realtà a chi deve prendere decisioni importanti, sia a livello europeo che italiano. Credo anche che sia necessario rafforzare un dialogo destinato a individuare alcuni equilibri. Come nel caso della nuova normativa in materia di riduzione energetica degli edifici tenendo conto delle profonde differenze esistenti nei diversi Paesi dell’Unione.
È il caso dell’Italia, dove prevale una fortissima parcellizzazione della proprietà immobiliare, a cui è collegata una rilevante vetustà che richiede politiche diverse da quelle ad esempio per alcuni Paesi del Nord Europa, come la Germania o l’Olanda dove la concentrazione del patrimonio é ben maggiore e quindi con una situazione dove l’adeguamento agli obiettivi temporali fissati dalla Commissione risulta alquanto facilitata.
Vorrei anche aggiungere che nel definire le politiche di supporto alle famiglie e orientate a questioni cardine relative all’abbattimento dei consumi energetici degli edifici bisogna fare chiarezza, evitando di considerare i contributi per l’industria 4.0 come investimenti e quando invece vengono veicolati sull’edilizia diventano semplici costi. Ovviamente evitando sprechi e combattendo duramente ogni illecito.”
Alfredo Martini:
Venendo alle infrastrutture, dal tuo osservatorio europeo qual è il livello di attenzione attuale e come si riflette sul mercato italiano, anche alla luce del PNRR e al dibattito attualmente in corso?
Piero Petrucco:
“Credo che dobbiamo distinguere tra gli indirizzi della Commissione e la percezione dell’opinione pubblica e anche degli operatore del mercato. Sotto questo secondo punto di vista la mia impressione è che vi sia la convinzione che mentre sul fronte dell’edilizia si possano raggiungere obiettivi importanti riducendo gli impatti ambientali e i consumi energetici, ma anche nel modo stesso di costruire case ed altre tipologie di edifici, relativamente alle infrastrutture vi sia una convinzione dominante che sia più complicato operare in quanto i loro impatti sul territorio producono effetti difficilmente riconducibili ad obiettivi di sostenibilità.
Viceversa le scelte della Commissione e dell’Unione europea danno grande rilevanza al tema. Penso alla tassonomia e ai regolamenti collegati in materia di DNSH, che sono destinati proprio a ridurre gli impatti delle infrastrutture.
Sull’importanza del PNRR e delle risorse in esso destinate alle opere ferroviarie, ma non solo, non credo vi siano dubbi e che pertanto va fatto di tutto per rispettare i tempi sapendo utilizzare al meglio i finanziamenti avuti.
Egualmente, va valorizzato il processo avviato di adeguamento agli obiettivi di sostenibilità sul piano normativo ad iniziare dal codice degli appalti. Il potenziamento e il miglioramento del nostro sistema infrastrutturale in una logica integrata costituisce un obiettivo strategico, dove diventa importante immettere una cultura diffusa alla sostenibilità. Per questo il contributo di AIS a mio parere può risultare determinate. Credo che nei prossimi mesi rafforzeremo il dialogo e la collaborazione sia con ANCE che con la FIEC.”
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