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Cosa sono gli OPEN DATA?

Gli Open Data della Città Metropolitana di Bologna

Di open data si parla, fortunatamente sempre di più. Solo tra febbraio e marzo 2015 sono stati programmati 3 grandi eventi dedicati a questo argomento:

La 3° Conferenza OpenGeoData Italia a Roma, 19/02/15 - www.opengeodata.it.
l'International Open Data Day, 21/02/15 - opendataday.org
Il terzo raduno di Spaghetti Open Data, 27-29 marzo 2015 Bologna - www.spaghettiopendata.org
 
Cosa sono gli open data?
Sono dati che soddisfano tutti questi requisiti:
 
a) sono disponibili secondo i termini di una licenza che ne permetta l'utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali, in formato disaggregato;
 
b) sono accessibili attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, in formati aperti, sono adatti all'utilizzo automatico da parte di programmi per elaboratori e sono provvisti dei relativi metadati;
 
c) sono resi disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, oppure sono resi disponibili ai costi marginali sostenuti per la loro riproduzione e divulgazione.
 
L'obiettivo dell'open data è permettere a chiunque di utilizzare e riutilizzare il patrimonio informativo pubblico per creare nuova informazione e quindi nuova ricchezza, anche economica.
 
“Le informazioni del settore pubblico, sono un importante materia prima per i prodotti e i servizi basati sui contenuti digitali, con un potenziale enorme finora non sfruttato. L'obiettivo è contribuire alla crescita economica e alla creazione di occupazione, sfruttando il potenziale economico dei dati detenuti dal settore pubblico, attraverso il miglioramento delle condizioni d’uso dell'informazione del settore pubblico. L’obiettivo generale è pienamente in linea con la strategia Europa 2020 per “trasformare l'Europa in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale”.
 
L'apertura delle informazioni del settore pubblico, a fini di riutilizzo, avrà conseguenze positive a livello di trasparenza, efficienza e responsabilizzazione delle amministrazioni pubbliche, facilitando la partecipazione attiva dei cittadini.”
 
[dalla Relazione sulla Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica la direttiva 2003/98/CE- poi approvata come Direttiva 2013/37/UE del 26 giugno 2013 che modifica la direttiva 2003/98/ CE relativa al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico]
 
L'Open Data, rappresenta quindi un capovolgimento di prospettiva, rispetto a una tradizione in cui le pubbliche amministrazioni erano generalmente "gelose" dei propri dati e restii a condividerli anche tra di loro.
 
Come tutti i capovolgimenti, apre molte opportunità ma pone anche vari problemi.
Prima di tutto, diventa necessario un cambio di mentalità: si tratta di passare da un'organizzazione che produce e gestisce dati solo per i propri procedimenti interni e al limite sceglie quali divulgare e in quale forma, a un'organizzazione che progetta e produce il dato, perché sia immediatamente divulgabile e riutilizzabile.
 
Poi cambiano gli strumenti di lavoro: finché l'informazione è trattata ad uso interno, ogni amministrazione decide autonomamente quali dati, con che struttura e in quali formati produce e gestisce. Se l'informazione deve essere liberamente disponibile e riutilizzabile, invece, è necessario che i formati siano accessibili a tutti (formati aperti), che la struttura e le caratteristiche dei dati siano esplicitamente descritti (metadati) e per quanto possibile standardizzati e confrontabili.
 
L'interoperabilità dei data set resi disponibili è fondamentale, perchè il valore aggiunto nasce in genere dall'accostare ed elaborare insieme informazioni diverse, nate con obiettivi diversi. Inoltre, è di fondamentale importanza capire che un data set è un valore in sé e per sé. La creazione di un dato, la sua manutenzione e a maggior ragione se effettuati con denaro pubblico, rappresentano e costituiscono un capitale, ma se questo capitale non gira, ovvero non viene reso disponibile o non viene reso interoperabile, è da considerarsi a tutti gli effetti spreco di denaro pubblico. Lo spreco cresce in maniera esponenziale, tanto più il data set è considerato “chiave” dall ‘Agenda Nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico – AGID, anno 2014.
 
Come la maggior parte dei capovolgimenti, il passaggio all'open data non è realizzabile in tempi brevi. Le PA che intraprendono questo percorso, lo fanno in genere per step successivi, migliorando progressivamente la qualità in termini di potenzialità per il riutilizzo, dei data set resi disponibili. L’apertura impone anche un processo organizzativo “congruente”, ovvero è necessario che l’apertura dei dati, sia gestita da una “cabina di regia”, o da un “manager” che riesca a gestire processi, che all'interno di un ente spesso si rilevano dicotomici. Può capitare, che settori diversi di uno stesso ente applichino, a dati con caratteristiche simili, delle modalità diverse di rilascio. I dati, se isolati, hanno poco valore; viceversa, il valore aumenta quando data set differenti, prodotti e pubblicati in modo indipendente da diversi enti, possono essere incrociati liberamente da terze parti.
 
Per poter identificare la capacità dei dati di essere riusati e, quindi, il livello di "openness", il punto di riferimento è una classificazione crescente da 1 a 5 stelle1 :
-         1 stella: è il livello base, in cui i dati sono leggibili e stampabili, con licenza aperta d’uso, ma non sono strutturati e non è possibile leggerli e rielaborarli in modo automatico (es. formato .pdf, .jpg,…)
-         2 stelle: i dati sono strutturati in un formato “proprietario” (es. excel): possono essere rielaborati a patto che si disponga del software per gestirli. Potenzialmente possono essere convertititi in dati aperti;
-         3 stelle: i dati, riutilizzabili, sono strutturati e codificati in un formato non proprietario. Questo è in genere considerato il livello base per parlare di dati ‘aperti’;
-         4 stelle: dati strutturati e codificati in un formato “non proprietario” (es. csv, free software) con la caratteristica di essere individuabili e utilizzabili on-line (dotati di un URI, ovvero di un “Identificatore Univoco di risorsa”);
-         5 stelle: sono i “Linked open data”, che oltre a rispondere ai requisiti dei dataset con 4 stelle, sono strutturati in modo da rendere possibile il collegamento con altri dataset esterni e rintracciabili on-line. Questo rappresenta il livello più elevato di ‘open data’, in cui è garantita la possibilità di integrare informazioni gestite da fonti diverse.

1 Tim Berners Lee (2006)
 
ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO INTEGRALE UN'AMPIA TRATTAZIONE DELL'ARGOMENTO.