Controlli sul calcestruzzo: "Necessari personale qualificato e sistemi evoluti, per la sicurezza di tutto il Paese"
In questa intervista del nostro Editore e Direttore Andrea Dari, Roberto Belloni di Unical fa il punto sullo "stato dell'arte" dei controlli sul calcestruzzo, evidenziando come questi siano poco numerosi. Inoltre, le norme non sempre vengono applicate in maniera rigorosa, nonostante si tratti di una questione delicata, che incide direttamente sulla sicurezza di strutture e cittadini. Per migliorare serve un maggiore uso della tecnologia e personale formato adeguatamente.
Meno del 20% dei cantieri medio/piccoli sono sottoposti a controlli di accettazione
Andrea Dari:
Nel corso della tavola rotonda tenutasi al SAIE sull’evoluzione della tecnologia del calcestruzzo si è parlato molto di controlli di accettazione in cantiere da parte dei direttori lavori e del problema della loro esecuzione. Ritieni anche tu che vi sia un’emergenza da affrontare su questo tema? e che effetti avrebbe sul mercato?
Roberto Belloni:
Andrea, hai toccato un nervo scoperto del settore, attuale ma cronicizzato e probabilmente all’origine di molti altri “malanni” che affliggono il calcestruzzo. Esistono due diversi aspetti del problema, il primo si riferisce ai controlli di accettazione nei cantieri medio/piccoli, dove la percentuale di esecuzione è irrisoria e certamente non conforme alle norme di riferimento. Su questo punto siamo reduci da una analisi approfondita che ha coinvolto alcune aree geografiche e i risultati sono a dir poco sconfortanti, meno del 20% dei cantieri medio/piccoli è sottoposto a controlli di accettazione.
Il secondo riguarda la maggioranza dei cantieri monitorati, dove rileviamo che non ci sia una rappresentatività dei campioni (frutto dei controlli di accettazione) rispetto a quanto effettivamente posto in opera. Questo è dovuto a forti lacune lungo la filiera operativa, dall’errato confezionamento e maturazione dei provini, sino al non corretto schiacciamento degli stessi.
Un capitolo a parte meriterebbe la non sempre corretta applicazione delle norme e dei metodi statistici nella valutazione dei risultati da parte di fantomatici laboratori accreditati.
Chi ha veramente a cuore la qualità delle nostre strutture, sia che esse siano un semplice edificio residenziale (ricordiamoci che viviamo in un Paese caratterizzato da un alto rischio sismico) che una complessa opera infrastrutturale, dovrebbe concentrarsi sull’effettiva corrispondenza tra il campione prelevato e il calcestruzzo posto in opera, senza dimenticare di presidiare le operazioni di getto e di maturazione dello stesso.
I produttori di calcestruzzo evoluti sono in grado di fornire questo servizio con attività di controllo personalizzate che non solo rispettino le norme ma che tengano in considerazione la specificità della realizzazione.
I principali effetti sul mercato sarebbero il recupero di una credibilità compromessa da improvvisati e spregiudicati avventurieri del calcestruzzo, e la riduzione di contestazioni generate dalle cattive pratiche sopraccitate, nell’esecuzione dei controlli di accettazione da parte della committenza, che anche se infondate lasciano strascichi controproducenti per le parti in contenzioso.
Andrea Dari:
La filiera del calcestruzzo è la più certificata fra tutte quelle che operano nel settore delle costruzioni. Tutti i componenti devono avere la marcatura CE, i processi produttivi devono avere la certificazione FPC, i prodotti speciali i certificati CVT, in cantiere ci sono i controlli di accettazione previsti dalle norme tecniche e quelli di conformità richiesti nei contratti di fornitura. E infine, è data la possibilità al Direttore Lavori o al Collaudatore di fare anche i controlli sul calcestruzzo indurito. Eppure spesso il materiale è spesso oggetto di attacchi mediatici. Dove sta la verità? e un’ottimizzazione e modernizzazione dei controlli potrebbe essere utile?
Roberto Belloni:
I processi di certificazione nascono virtuosi e rigorosi, ma l’italico vizio della propensione alla semplificazione unita ad una cronica penuria di controlli, ne hanno di fatto compromesso l’efficacia.
Il calcestruzzo è un prodotto complesso che necessita di personale qualificato e di sistemi di controllo qualitativo e di processo evoluti, in grado di monitorare sia le fasi produttive sia quelle di messa in opera.
I rischi sociali connessi al suo mancato controllo sono enormi, sia in termini di sicurezza sia in termini economici: i tragici fatti di cronaca degli ultimi anni nel mondo lo testimoniano.
Un grande contributo deve arrivare dai progettisti e dalla committenza pubblica. L’obiettivo è quello di elevare i livelli prestazionali, prescrivendo e richiedendo calcestruzzi evoluti, cogliendo un doppio traguardo: realizzare opere più sicure e durabili, quindi intrinsecamente anche più sostenibili; ma anche potersi affidare a produttori tecnologicamente avanzati in grado di fornire le soluzioni richieste, capaci inoltre di assicurare quei controlli che il sistema ordinario non è in grado di garantire.
Andrea Dari:
Le aziende più avanzate hanno sistemi di controllo della produzione e delle prestazioni del calcestruzzo altamente digitalizzate. Spesso però nell’ambito degli appalti pubblici la mia sensazione è che questo valore aggiunto non sia compreso e utilizzato dai committenti. È così? si potrebbe avere un vantaggio in termini di costi e di qualità del calcestruzzo se vi fosse una maggiore integrazione?
Roberto Belloni:
Certamente le aziende più avanzate sono dotate di sistemi di controllo digitalizzati della produzione e in alcuni casi del prodotto sino alla sua messa in opera, ma non mi limiterei a questo. Il processo parte dalla progettazione del calcestruzzo e anche le formulazioni tecnologiche sono state oggetto negli ultimi anni di un evoluto processo di digitalizzazione, in grado di gestire migliaia di soluzioni personalizzate per ogni applicazione ed ogni condizione ambientale di getto.
Alcuni grandi committenti, forse preoccupati da esperienze passate e da una generalizzata mancanza di fiducia condizionata da un retaggio mediatico fortemente negativo, si limitano ad un approccio prescrittivo molto rigido del calcestruzzo che ne limita notevolmente il suo potenziale, non mettendoli comunque al riparo dai rischi. Una comprensibile difficoltà da parte della committenza è rappresentata dall’incapacità di analizzare, in fase di assegnazione dell’appalto, i sistemi di gestione e controllo dei processi di produzione del calcestruzzo: questo impedisce di fatto la valorizzazione degli sforzi tecnologici compiuti dai produttori evoluti, perdendo l’opportunità di uscire dal giogo castrante e antieconomico della prescrizione rigida.
Una maggior integrazione fra produttori, progettisti e committenti non solo è da auspicare ma diventa imprescindibile per affrontare le sfide della transizione ecologica. Le opere che richiedono prodotti con una bassa impronta carbonica e un alto contenuto di materiale riciclato sono in costante crescita. Il modello prescrittivo non è adeguato a gestire la complessità e le opportunità derivanti da questi cantieri.
La produzione del calcestruzzo è un processo estremamente complesso, va affidato a professionisti
Andrea Dari:
Immagino che voi abbiate una gestione digitalizzata dei controlli. Puoi dirci qualcosa di più di come assicurate la qualità delle prestazioni dei vostri prodotti?
Roberto Belloni:
Chi produce deve garantire in tempo reale ciò che sta fornendo: un prodotto in trasformazione che solo dopo 28 giorni confermerà la bontà della progettazione, del corretto dosaggio dei componenti, del perfetto funzionamento delle componenti impiantistiche, dell’idonea valutazione dei fattori esterni quali temperatura e vento, del trasporto, affidandosi infine alla variabile umana di chi lo metterà in opera. Per questo produrre correttamente il calcestruzzo è un’impresa estremamente complicata da affidare a professionisti.
Incrociando i dati contenuti nei database dei software di formulazione di produzione, i tecnologi progettisti di Unical, ottengono rapidi riscontri sull’efficacia delle ricette. Questi comprendono informazioni sui parametri reologici dell’impasto fresco, sulle oscillazioni dei dati di carico, sull’efficacia variabile dell’additivazione nelle mutevoli condizioni della fornitura.
Tutto ciò ci aiuta ad effettuare un veloce check dei componenti e una riformulazione predittiva, conoscendo approfonditamente le reazioni tra le proprietà dei componenti e i risultati ottenibili nel calcestruzzo indurito.
Questo processo di gestione è parte integrante del sistema H2NO PLUS cuore digitale della produzione Unical per garantire la costanza prestazionale dei prodotti.
Andrea Dari:
Quando si parla di controlli spesso ci si riferisce solo alla lavorabilità e alla resistenza meccanica. In che modo la vostra azienda mettendo a disposizione la propria esperienza interviene a supporto del committente, del progettista e dell’impresa?
Roberto Belloni:
Il contributo di un produttore come Unical si esplicita già nelle prime fasi, fino alla stesura del progetto e alla successiva fase esecutiva. Il punto chiave non è cosa e in che modo riusciremo a garantire, ma cosa è vantaggioso prescrivere.
La prescrizione di un calcestruzzo, infatti, non dipende solo da calcoli ingegneristici, ma è legata anche ad altri fattori come l’effettiva fattibilità prestazionale (nei limiti del possibile), i risvolti logistici ed economici (cosa conviene “qui ed ora”), la ricchezza di alternative: elementi che possono portare forti risparmi indiretti, grazie a proprietà aggiuntive non preventivate in prima istanza.
Il percorso virtuoso che si genera sviluppa una sinergia che ha il suo epilogo in un dedicato piano di controlli dove il personale tecnologico di Unical affianca e assiste la committenza con una costante supervisione dell’operatività, arrivando sino alla formazione del personale dell’impresa, mettendo a disposizione il proprio know-how e le proprie strutture.
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