Controlli del calcestruzzo: anticipare le valutazioni, per prevenire i problemi
Ho letto con piacere l’articolo “Controlli di accettazione sul calcestruzzo e applicazione ragionata delle norme tecniche” ma questa volta non sono d’accordo con te nel chiedere applicazioni diverse delle regole presenti nella NTC.
Carissimo Andrea
Ho letto con piacere l’articolo “Controlli di accettazione sul calcestruzzo e applicazione ragionata delle norme tecniche” ma questa volta non sono d’accordo con te nel chiedere applicazioni diverse delle regole presenti nella NTC.
Se il tuo carissimo amico era il Direttore dei Lavori che alla fine del cantiere si è trovato questi risultati avrei detto che sicuramente non aveva operato con attenzione.
Se fosse stato mio amico e cliente avremmo ad inizio cantiere richiesto la relazione tecnica di fornitura in cui come consulente avrei potuto trovare una commissione che rispetta solo la UNI 206 (sempre più spesso) ma siccome il nostro progetto contempla la UNI 11104, ma avendo richiesto un Rck 40 XC1 siamo certi di rientrare nei parametri di quest’ultima.
Avrei controllato la validità del certificato FPC e avrei spulciato la dichiarazione di prestazione degli aggregati trovando sempre qualche piccolo/grande errore, avrei richiesto di aggiornare l’analisi dell’acqua di impasto (quasi sempre sono vecchie di almeno cinque anni) avrei visto se era presente il mix design, ma siccome viene dato con difficoltà avrei comunque richiesto il rapporto A/C, il peso del calcestruzzo e sia lo scarto di riferimento che la resistenza media di progetto.
Il peso del calcestruzzo dichiarato serve sia per un controllo del peso complessivo della betoniera sia per vedere di quanto sono lontano dalla massa dei provini, lo scarto dichiarato dovrebbe essere per produzioni normali tra 3 e 5 mentre dichiarandomi la resistenza di progetto Rck + X (presumo tra 8 e 12) posso mettere un punto di riferimento.
Se fosse stato possibile avrei visitato l’impianto di produzione e visto che la fornitura e di circa 2500 metri cubi non avrei chiesto prove di prequalifica.
Se la mia organizzazione avesse fatto i prelievi avremmo eseguito sempre le rotture a 7 gg quindi avremmo intercettato l’enorme resistenza già a 7 gg che avrebbe fatto scattare telefonate al fornitore già dal terzo controllo, quindi presumibilmente entro i primi 20 gg dalla data del primo prelievo.
Se invece fossimo fuori della mia portata avrei suggerito di incaricare una struttura che operasse nel mio stesso modo, ma se il Direttore dei Lavori fosse impossibilitato a far eseguire rotture a 7 gg avrebbe comunque incaricato un laboratorio ufficiale di romperli entro i 45gg.
Quindi anche in questo caso le prestazioni dei prime tre risultati avrebbero evidenziato una prestazione anomala entro circa 60 gg dalla data del primo prelievo.
Spero sarai d’accordo con me che bisogna affrontare i controlli con metodo e lavorare ad anticipare i problemi.
Ti ringrazio per l’enorme lavoro che fai per fare informazione e formazione.
Marco Toni
Resta il problema del Frattile all'1%
Caro Marco,
grazie per la tua risposta, e mi trovi in accordo sulla necessità di anticipare a monte la qualifica e controlli.
Ma il mio articolo - dove NON ho voluto riportare i metri cubi della fornitura, per evitare di non poter confrontare i due criteri di accettazione - solleva una questione che tu non tocchi nella tua risposta: il FRATTILE all'1%. Tema fino ad oggi sollevato solo da Roberto Marino.
Un problema perchè:
- pochi si sono accorti che c'è anche questo obbligo (vuoi una prova ? guardati alcune dispense universitarie sui controlli, nessuno lo riporta)
- pochi sanno come si calcolano
- per forniture limitate (sotto i 40 controlli) è un vincolo difficile da rispettare.
E per di più assolutamente disallineato con i valori indicati per i coefficienti di varianza, che sono invece facilissimi da rispettare.
Mi piacerebbe quindi che la discussione tecnica entrasse nel merito di questo problema.
Andrea Dari
Controlli
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