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Conoscere i danni da alluvione per stimare e gestire il rischio

 

Pur essendo il rischio, come noto, una combinazione di diversi fattori - pericolosità, vulnerabilità ed esposizione -, in passato si sono investite molte energie nella conoscenza e nella gestione della pericolosità idraulica ed idrogeologica e molte meno per gli altri fattori del rischio.
 
Sia chiaro che non sono messe qui in alcun modo in discussione l’importanza e la necessità di una seria analisi, di una efficiente comunicazione e di una sostenibile gestione della pericolosità, ma sono altrettanto determinanti al fine della mitigazione del rischio le conoscenze ed i provvedimenti che riguardano la vulnerabilità e l’esposizione. E per alcuni aspetti, mentre le attività connesse con la riduzione della pericolosità dipendono spesso da decisioni su larga scala (regione, bacino idrografico, asta fluviale, …), la gestione degli altri fattori sono maggiormente influenzati da provvedimenti attuabili su scala locale fino ad arrivare a quella puntuale (fabbricato).
 
Questo ha delle implicazioni anche sociali e politiche: ciò che è attuabile a larga scala ha bisogno di molte risorse, di decisioni politiche a livelli alti (nazionale, regionale, bacino idrografico); ciò che è realizzabile a scala locale necessità di risorse piccole e distribuite, di decisioni di politica locale (comune e province), della competenza e del coinvolgimento dei singoli individui. Volendo estremizzare si passa dalla sfera del Pubblico sempre di più verso la sfera del Privato. Per questo credo che la maggiore attenzione ai fattori della vulnerabilità e dell’esposizione sia una prova della presa di responsabilità dei singoli individui della gestione del rischio del proprio territorio.
 
Nell’ambito del rischio sismico, complice anche il fatto che ci siano degli oggettivi limiti nella riduzione della pericolosità, esiste una consolidata ed approfondita conoscenza del comportamento delle strutture (e non solo) alle sollecitazioni provocate dal sisma, in una parola della vulnerabilità sismica.
 
Nell’ambito del rischio idrogeologico ed in particolare, quello che meglio conosco, nell’ambito del rischio alluvionale non esiste una conoscenza di pari livello o comunque parimenti diffusa e discussa sulla vulnerabilità alluvionale degli edifici ovvero sui danni conseguenti alle azioni dell’alluvione.
 
Tra i motivi di questo ritardo, oltre al citato atteggiamento culturale, vi è la mancanza di dati che presentino accuratezza e completezza tali da poter consentire una analisi quantitativa e non solo qualitativa. E’ vero che in altri paesi è da almeno un decennio che il problema viene affrontato in maniera seria: ad esempio in Germania sono numerosissimi gli studi che a partire dalla grande alluvione dell’Agosto 2002 si sono basati su una raccolta sistematica e diffusa dei dati dei danni conseguenti ad eventi alluvionali non solo relativamente ai fabbricati, ma anche al contenuto ed all’impatto sulla società civile.
 
In Italia, invece, i dati disponibili sono spesso stati raccolti in passato con la finalità dell’ottenimento dei risarcimenti statali e dei contributi per la ricostruzione e sono quindi affetti da una disomogeneità dei criteri di stima, dalla incompletezza delle informazioni sulle variabili fisiche e sulle caratteristiche costruttive dei fabbricati, dalla imprecisione della geo-localizzazione ed, a volte anche, della data dell’evento alluvionale.
 
Spinti dalla convinzione che sia necessario riempire questo gap, assieme ai colleghi Daniela Molinari del Politecnico di Milano, Anna Rita Scorzini dell’Università dell’Aquila e Francesco Dottori, del Joint Research Center della Commissione Europea, negli scorsi mesi abbiamo cercato di costruire uno strumento per la valutazione dei danni da alluvione sui fabbricati civili che possa essere utile a ricercatori e professionisti per la analisi della vulnerabilità ed in genere per la stima del rischio alluvionale.
 
Il modello prodotto, INSYDE (IN-depth SYnthetic model for flood Damage Estimation), calcola i danni causati dalle azioni dell’alluvione in base alle caratteristiche costruttive dell’edificio, al suo valore di ricostruzione a nuovo ed alle variabili fisiche che descrivono l’evento.


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Mario Martina

Docente Cineas e ricercatore senior presso lo IUSS – Istituto Universitario di Studi Superiori, Pavia

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