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Confronto dal punto di vista energetico tra una facciata rivestita e una facciata ventilata

L'analisi sulle differenze tra facciate ventilate e quelle rivestite, descrivendo le peculiarità, le normative tecniche, focalizzandosi in particolare sul comportamento termo-igrometrico di ciascuna.

Oltre a raccontarci il carattere e l’estetica di un edificio, la facciata gioca un ruolo fondamentale nella regolazione degli scambi di luce, di aria e di calore che avvengono tra l’ambiente interno e quello esterno. Il comfort termo-acustico, obiettivo primario della progettazione, deriva infatti da un insieme di fattori largamente influenzati dalla tipologia di facciata e quindi di parete che delimita l’edificio.

Proviamo qui ad analizzare due delle principali metodologie costruttive, utilizzate sia quando si tratta di edifici di nuova costruzione sia per interventi di riqualificazione di edifici esistenti: la facciata con rivestimento incollato e la facciata ventilata. Approfondendo il comportamento termo-igrometrico di queste due diverse soluzioni è possibile identificare le soluzioni maggiormente performanti.

 

Facciata rivestita: definizione e riferimenti normativi

Per valorizzare l’involucro edilizio i progettisti da sempre sperimentano forme e materiali diversi, una delle soluzioni più adottate, sia in passato che attualmente, è data dall’utilizzo della pietra o della ceramica come rivestimento esterno.

Sono lastre o piastrelle, elementi modulari di dimensioni variabili che vengono applicati all’esterno delle pareti, capaci di caratterizzare l’estetica dell’edificio ma anche di proteggere il supporto murario dagli agenti atmosferici.

Questa soluzione progettuale è stata nei secoli ampiamente utilizzata per diverse ragioni, risulta particolarmente adatta per rivestire le porzioni di facciata poste vicino la strada o al piano terreno, in quanto l’applicazione di un rivestimento consente di proteggere il paramento murario più esposto al degrado. A livello estetico inoltre permette di differenziare il prospetto in base il gusto del progettista, alternando ad esempio il rivestimento scelto con aree intonacate. È possibile scegliere tra molteplici tipologie di finiture, dalla pietra naturale, ai materiali ceramici, al gres al Klinker, combinando colori, dimensioni, textures ecc..

Quando si parla di facciate incollate si fa riferimento alla norma UNI 11493, applicabile alle piastrellature ceramiche a pavimento o a parete, interne ed esterne. Nello specifico le facciate incollate ricadono nella classe R.4. “pareti esterne in generale” per le quali sono definite puntualmente le massime sollecitazioni ammissibili dal punto di vista meccanico, oltre a identificare le esigenze di sicurezza per evitare distacchi dovuti alle tensioni indotte dalle variazioni termo-igrotermiche. È bene tenere presente che bisogna prestare particolare attenzione prima e durante la posa in opera.

È opportuno verificare che il supporto presenti gli adeguati requisiti di resistenza, integrità, umidità, è inoltre necessaria la planarità del supporto murario affinché il rivestimento possa essere applicato correttamente sulla parete.

In base alla tipologia di supporto murario e a seconda del tipo di rivestimento scelto, è possibile incollare la finitura sulla malta preparata precedentemente o utilizzare dei dispositivi di ancoraggio. La preparazione del piano di posa è il primo passo: la stesura dell’intonaco di fondo deve essere il più possibile solido e planare, le irregolarità o le parti mancanti dovranno essere debitamente riprese. Si passa poi alla stesura dell’adesivo, molte volte si utilizza una tecnica a doppia spalmatura per fare in modo che la superficie di contatto tra supporto e piastrella sia massima e per evitare la formazione di cavità interstiziali.

Ad esempio, quando si utilizzano piastrelle ceramiche o clinker, il rivestimento è fissato direttamente sulla muratura intonacata, se invece si è scelto di utilizzare rivestimenti lapidei pesanti o di grandi dimensioni, oltre i collanti, si utilizzano dei sistemi di ancoraggio meccanici, come tasselli o reti saldate.

Nello specifico la norma UNI 11493 riporta che nel caso si utilizzino piastrelle con lato superiore a 30 cm deve essere valutata dal progettista l’adozione di fissaggi meccanici di sicurezza. Nel caso della riqualificazione di un edificio esistente in cui è prevista l’applicazione di un cappotto termico esterno, saranno utilizzati dei ganci o degli ancoraggi che fissano il rivestimento al paramento murario esistente in quanto i materiali isolanti, da cappotto termico, non presentano le adeguate caratteristiche di resistenza all’incollaggio.

Altra tematica da attenzionare nell’utilizzo di questo sistema per edifici esistenti, e riguardante proprio la posa in opera, è data dall’eventuale presenza di gradini, spigoli, riseghe. Queste discontinuità di facciata obbligano il posatore a tagliare ed effettuare numerose lavorazioni e accorgimenti per una corretta applicazione del rivestimento, facendo si che queste porzioni di facciata diventino dei punti critici per l’infiltrazione dell’acqua e dell’umidità, spesso appesantendo l’estetica dell’edificio. Anche la manutenzione può risultare complessa in quanto la sostituzione di una porzione di materiale comporta il distacco del rivestimento da tutta la parete.

Tale distacco dalla superficie incollata porta nella maggior parte dei casi, alla rottura o fessurazione delle piastrelle, che quindi andranno sostituite con delle nuove, aumentando le tempistiche di lavorazione e anche i costi.

  

Facciata ventilata: definizione e riferimenti normativi

La facciata ventilata viene definita dalla norma UNI 8369-2 come “soluzione costruttiva caratterizzata dalla presenza di uno strato di ventilazione”. Ulteriore definizione viene fornita dalla UNI 11018 che la descrive come “un tipo di facciata a schermo avanzato in cui l’intercapedine tra il rivestimento e la parete è progettata in modo tale che l’aria in essa presente possa fluire per effetto camino al fine di migliorarne le prestazioni termoenergetiche complessive”. (aggiornata con le ultime novità 11018-1:2023)

È chiaro come questo sistema multistrato sia caratterizzato dalla presenza di un’intercapedine di ventilazione, generalmente posta tra il rivestimento esterno e la sottostruttura della facciata. La facciata, o anche detta parete ventilata, può essere classificata in base la tipologia di ventilazione presente nell’intercapedine ma anche in base al tipo di rivestimento esterno, o di fissaggio alla struttura portante.

Alla base del funzionamento di questo sistema costruttivo c’è il moto convettivo naturale che si forma nell’intercapedine a causa della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’intercapedine stessa. Tale meccanismo risulta particolarmente efficace nei mesi estivi in cui l’irraggiamento solare diretto provoca il surriscaldamento del rivestimento esterno e il conseguente aumento della temperatura dell’aria nell’intercapedine.

Tale fenomeno genera così il cosiddetto “effetto camino”, un moto verso l’alto che favorisce l’espulsione dell’aria calda dalle aperture di ventilazione poste alla sommità dell’edificio. Anche nei mesi invernali la facciata ventilata svolge l’importante ruolo di equilibrare la temperatura interna della parete, la presenza di un’intercapedine e quindi di uno strato traspirante, riduce i problemi legati a umidità e condensa sia superficiale che interstiziale.

 


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