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Comportamento delle tamponature esterne di edifici in C.A. nei confronti dell’azione sismica

Spesso trascurati, gli elementi non strutturali negli edifici in c.a., come le tamponature esterne, possono alterare la risposta sismica della struttura, causando danni significativi e collassi prematuri se non progettati correttamente. Questi elementi, pur non avendo una funzione strutturale principale, richiedono attenzione per evitare gravi conseguenze durante un sisma.

PREMESSA
Un aspetto spesso trascurato nella progettazione di edifici in c.a. è quello relativo agli elementi cosiddetti “non strutturali”, ovvero elementi senza una funzione strutturale principale, ma in grado comunque di provocare danni a cose e a persone durante l’azione sismica, se trascurati nella progettazione.
Un tipico esempio di elementi non strutturali sono le tamponature esterne degli edifici in c.a., le quali presentano spesso masse e rigidezze tali da modificare significativamente il comportamento e la risposta della struttura durante l’azione sismica. Tali elementi, se non progettati correttamente, possono portare a collassi fragili e prematuri, con la possibile espulsione fuori dal piano degli stessi.
 
 
Figura 1 – Esempio di espulsione delle tamponature esterne in un edificio in c.a.
Le Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008) forniscono gli strumenti per una corretta progettazione di questi elementi ma, come spesso accade, il carattere “prestazionale” delle norme viene scalzato da dettami di carattere “prescrittivo”, talvolta inseriti trascurando aspetti progettuali importanti.
 
Le NTC infatti, al par. 7.3.6.3 affermano che, “per gli elementi costruttivi senza funzione strutturale debbono essere adottati magisteri atti ad evitare collassi fragili e prematuri e la possibile espulsione sotto l’azione della Fa (v. § 7.2.3) corrispondente allo SLV”. Quindi, correttamente, impongono al progettista una verifica della sicurezza di tali elementi nei confronti dell’azione sismica, da eseguirsi mediante opportune analisi che, seppur semplificate, forniscono dei coefficienti di sicurezza per le singole condizioni di progetto. E fino a qui, nulla da eccepire, se non fosse per l’introduzione della Circolare esplicativa n.617 del 02/02/2009 la quale aggiunge, al par. C7.3.6.3 che “la prestazione consistente nell’evitare collassi fragili e prematuri e la possibile espulsione sotto l’azione della Fa delle tamponature si può ritenere conseguita con l’inserimento di leggere reti da intonaco sui due lati della muratura, collegate tra loro ed alle strutture circostanti a distanza non superiore a 500 mm sia in direzione orizzontale sia in direzione verticale, ovvero con l’inserimento di elementi di armatura orizzontale nei letti di malta, a distanza non superiore a 500 mm”. Già da una prima lettura si percepisce quanto vaghe siano tali prescrizioni: cosa significa “leggera rete da intonaco”? si intende una rete metallica o plastica? E cosa si intende per “armatura orizzontale”? se inserisco dei tondini Φ6 tradizionali nei corsi di malta ogni 50 cm è sempre corretto? sia che mi trovi a piano terra o all’ultimo piano? Ovviamente no e dovrebbe essere compito del progettista verificare tale aspetto.
 
Le NTC ritengono tuttavia soddisfatta questa prestazione se si rispetta una prescrizione senza alcuna cognizione di causa, contravvenendo alla filosofia che sta alla base di tutti gli approcci progettuali più avanzati nei confronti delle azioni sismiche.

A dimostrazione di quanto affermato, nel seguito saranno riportati alcuni esempi di progettazione dei cosiddetti presidi “anti-espulsione” delle tamponature, partendo dal calcolo dell’azione orizzontale di progetto, per poi proseguire nelle verifiche di sicurezza, ponendo a confronto alcune delle tecniche di intervento possibili. 

PROSEGUI LA LETTURA. ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO 

  • VERIFICA DI ESPULSIONE DEI PANNELLI DI TAMPONATURA
  • PROGETTAZIONE DEI SISTEMI “ANTI-ESPULSIONE” DELLE TAMPONATURE

   

Traliccio in acciaio tipo “Murfor” collegato alla struttura in c.a.

 

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