Commissione Norcia e ricostruzione della basilica - Della Torre: «la questione sicurezza è fuori discussione»
«Non mi ha sorpreso che all’interno della Commissione istituita per l’intervento di recupero della basilica di San Benedetto di Norcia manchi la componente di ingegneria strutturale, mi pare che la logica seguita sia stata quella di voler rappresentare gli enti coinvolti».
Stefano Della Torre, direttore del dipartimento ABC del Politecnico di Milano, commenta così la composizione della Commissione istituita dal Mibact che avrà il compito di individuare gli indirizzi generali per la predisposizione del documento preliminare alla progettazione della basilica distrutta dal sisma del 2016.
In poche parole, un bando di gara internazionale - redatto dal ministero dei Beni culturali - deciderà la proposta migliore per la ricostruzione, mentre la Commissione composta da cinque architetti e altrettanti membri supplenti, presieduta dal professore Antonio Paolucci, ne fisserà paletti e criteri.
«Si tratta di professionalità - ha continuato il professore Della Torre - che affrontano con la massima competenza l’orientamento più difficile sulla ricostruzione, in questo caso l’aspetto della sicurezza viene posto senza alcuna possibile declinazione o interpretazione. In buona sostanza si tratta di un nuovo edificio e le tradizionali discussioni sul miglioramento o l’adeguamento, sono proprio fuori dalla porta».
Come conservare la facciata della Basilica di San Benedetto
Il tema vero, secondo il docente, è come conservare la facciata che ha resistito al crollo e come vincolare la nuova struttura a terra nel rispetto della preesistenza. «Un altro tema sicuramente delicato - ha aggiunto - è quello del rapporto tra il nuovo edificio e l’immagine consolidata di quello che c’era prima, anche perché tra un sisma e l’altro, non si è stati in grado di intervenire con adeguate opere provvisionali».
La ricostruzione in caso di crollo
Il tema della ricostruzione in caso di crollo «è un classico dei confronti disciplinari sul restauro e spesso vengono affrontate alternative anche estreme - ha proseguito Della Torre - e in questo caso la commissione dirà se e quanto il nuovo edificio dovrà riecheggiare il vecchio. Poi stabilirà in che misura gli elementi recuperabili dalle macerie possano essere integrati nella nuova costruzione: si tratta di problemi squisitamente di restauro e il solo fatto che siano in mano al professore Paolucci e all’architetto Giovanni Carbonara, è segno di massima garanzia. Gli altri membri della commissione sono persone di grande esperienza e mi pare siano perfettamente in grado di indicare la necessità di coinvolgere professionalità adeguate per la progettazione successiva».
E gli ingegneri ?
Ma come rispondere a chi evidenzia la mancanza di figure professionali, come quelle delle ingegneri, in questa commissione?
«A me non sembra che la Commissione, in questo specifico caso, abbia dei compiti che riguardano problemi ingegneristici - ha affermato il direttore Della Torre - qui si tratta di discutere questioni architettoniche. Bisogna decidere se porre il vincolo per cui l’edificio debba assomigliare a quello crollato o affermare che l’edificio debba essere completamente diverso o propendere per soluzioni intermedie. In ognuno dei tre casi nel documento dovrà esserci scritto che l’edificio deve essere sicuro ai massimi livelli. Ora non c’è più il problema di contemperare la conservazione dell’edificio autentico con le opere di consolidamento che potrebbero snaturare in qualche modo la struttura: la battaglia è già stata persa, perché è crollato. Quindi, l’obiettivo è indubbiamente fare un edificio solido». Il professore Stefano Della Torre, ha poi analizzato il caso in cui, invece, ci si trovi davanti a un edificio parzialmente danneggiato.
«Se si stesse discutendo del consolidamento di un edificio ancora in piedi - ha spiegato - i due punti vista, quello dell’autenticità e quello della sicurezza, si dovrebbero confrontare per trovare un accordo e far si che si raggiunga un compromesso ragionevole per arrivare a concordare su uno stato limite di danneggiamento che non porta al crollo e non comporta rischi per la vita umana. Siccome nel caso della Basilica di Norcia il crollo è già avvenuto, il problema non si pone. L’edificio deve essere sicuro e nell’ambito di questa sicurezza possiamo ragionare su quale sarà l’immagine, la percezione e quanti elementi autentici della vecchia struttura possano essere ospitati dentro la nuova. Il terremoto c’è stato e l’edificio ricostruito potrà essere anche in parte diverso da quello che esisteva, questa commissione ha il compito di istruire quanto è possibile ammettere tale diversità». Per Stefano Della Torre il tema «non è il solito confronto sul consolidamento antisismico, ma piuttosto una discussione sulla legittimità culturale di un’operazione del genere».
Il direttore Della Torre, nel corso della video intervista, ha citato alcune casistiche di ricostruzioni in seguito a crolli avvenute in passato e ha tenuto in considerazione anche la componente psicologica legata all’aspettativa degli abitanti di Norcia verso la nuova Basilica.
«Anni fa fu realizzata un’intervista a uno psicanalista che spiegò il tema dell’elaborazione del lutto - ha ricordato - diceva che l’individuo che ha vissuto la tragica esperienza del terremoto e la devastazione che porta con sé, tende a esorcizzare il crollo e vuole rivedere l’edificio com’era e dov’era senza cambiamenti, perché in fondo non accetta che il crollo sia avvenuto. Credo sia necessario discutere sulla necessità o meno che la ricostruzione debba seguire questa ovvia e naturale pulsione. Inoltre, la qualità architettonica dell’intervento dovrebbe essere qualcosa che va oltre la banalità del “com’era e dov’era” che è sempre un tantino la soluzione più facile, ma non necessariamente quella più interessante e quindi più coinvolgente». «In ogni caso - ha concluso - mi auguro che questo lavoro possa andare avanti senza troppi inciampi affinché al più presto Norcia riabbia la sua Basilica».