Calcestruzzo Armato
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Come si prescrive e si controlla la corretta maturazione del calcestruzzo?

le indicazioni e i riferimenti normativi per prescrivere e si controllare la maturazione del calcestruzzo

La mancanza di sufficiente attenzione alla corretta maturazione e protezione del calcestruzzo dopo la posa in opera rappresenta una carenza diffusa in molti cantieri italiani nonostante le condizioni atmosferiche non sempre favorevoli.
La maturazione naturale è sufficiente solo in condizioni di bassa evaporazione superficiale del calcestruzzo.
 
Per garantire la corretta idratazione della pasta cementizia per raggiungere le previste prestazioni del calcestruzzo è necessario mantenere opportune condizioni di umidità e temperatura tramite opportune azioni; tali attività volte alla corretta maturazione del calcestruzzo vengono comunemente denominate con il termine inglese “curing”.
 
Le metodologie utilizzate devono limitare la velocità di evaporazione del calcestruzzo ed evitare che la temperatura della superficie del calcestruzzo scenda sotto i 0 gradi prima che questo abbia acquisito una resistenza di 5 N/mmq ed hanno lo scopo di minimizzare il ritiro plastico, assicurare sufficiente resistenza superficiale e garantirne la durabilità contro condizioni ambientali avverse, gelo, vibrazioni, urti e danneggiamenti.
 
Le tecniche di maturazione
Le principali tecniche impiegate per la corretta maturazione del calcestruzzo sono le seguenti (utilizzate separatamente o in sequenza):
 
·         Mantenere il calcestruzzo casserato;
·         Coprire le superfici con teli con funzione di barriera al vapore;
·         Coprire le superfici con teli mantenuti costantemente bagnati;
·         Mantenere le superfici visibilmente umide (p.es. irrorando costantemente con acqua);
·         Applicare prodotti dedicati (curing compound) adeguatamente qualificati per l’uso specifico;
·         Tecniche particolari per la maturazione accelerata.
 
Ovviamente queste attività hanno un costo che comunque è necessario sostenere specie per le superfici immediatamente esposte per evitare fenomeni di fessurazione dovuti a ritiro plastico.
Il “curing” deve partire senza ritardi appena completate le operazioni di compattazione e finitura; la durata deve essere correlata allo sviluppo delle proprietà del calcestruzzo in superficie stimato con diversi metodi (più o meno accurati).
 
I riferimenti normativi
Le specifiche di capitolato in Italia a tale riguardo sono raramente dettagliate e quasi mai rispettate.
La letteratura tecnica sull’argomento è ampia e mostra come sia problematico prescrivere semplicemente la durata del curing vista la complessità dei fattori che influenzano la maturazione del calcestruzzo.
 
La UNI EN 13670 “Esecuzione delle strutture in calcestruzzo” richiamata al Par. 4.1.7 delle NTC fornisce ampie indicazioni su come prescrivere e controllare la corretta maturazione del calcestruzzo al Par.8.5 ed al corrispondente punto F.8.5 dell’allegato F.
 
La UNI EN 13670 contempla per strutture ordinarie quattro classi di maturazione
 
La Classe 1 prevede un curing di 12 ore a condizione che la presa non ecceda le 5 ore e che la temperatura superficiale del calcestruzzo sia maggiore di 5°.
Le altre 3 classi sono correlate al conseguimento di diverse percentuali di resistenza caratteristica a 28 gg:
§ Classe 2: 35%
§ Classe 3: 50%
§ Classe 4: 70%.
 
Le tabelle F1, F2, F3 dell’allegato F forniscono le corrispondenti durate del curing in giorni in funzione della temperatura superficiale del calcestruzzo e dello sviluppo della resistenza (rapido, medio e lento).
 
La UNI EN 13670 prescrive che la classe di maturazione deve essere definita nelle “execution specification” (capitolato speciale).
 
Questo requisito obbliga il progettista ad una conoscenza approfondita del comportamento e delleprestazioni del calcestruzzo dal momento che la scelta della classe di maturazione dipende dalla classe di esposizione, dalla composizione della miscela, dal copriferro, dalle condizioni climatiche, dalla dimensione degli elementi etc.; le tecniche di maturazione dovrebbero far parte del bagaglio culturale dei professionisti .
 
In mancanza di specifiche particolari dovrebbe essere comunque prevista la Classe 2.
La Classe 4 dovrebbe essere prescritta per le pavimentazioni e per le superfici con finitura non ordinaria.
L’incremento dell’utilizzo di miscele con scarso bleeding come quelle ad alta resistenza e autocompattanti consiglia una particolare attenzione.
La corretta maturazione del calcestruzzo dovrebbe essere adeguatamente prescritta nelle “execution specification“ e di conseguenza pianificata, implementata e controllata.
 
Nessun getto dovrebbe essere pianificato ed avviato senza la definizione della Classe e tecniche di maturazione e della conseguente necessaria disponibilità delle pertinenti risorse operative e di controllo.
Purtroppo in molti cantieri in Italia in estate la temperatura del calcestruzzo supera i 30° con picchi di 40° senza alcun accorgimento per il raffreddamento dei componenti: solo raramente gli aggregati sono protetti e spruzzati con acqua.
La tempistica dei getti dovrebbe essere oggetto di grande attenzione al fine di evitare i picchi di temperatura e consentire l’avvio e la continuazione delle attività di curing: in questo senso i getti pomeridiani dovrebbero essere evitati in presenza di caldo eccessivo.
 
Conclusioni
In conclusione il Progettista dovrebbe definire come minimo la Classe di maturazione.
Il Direttore dei Lavori dovrebbe controllare l’efficace attuazione delle opportune metodologie di curing e decidere (p.es tramite controlli sclerometrici) quando queste non sono più necessarie.
 
 

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