Data Pubblicazione:

Colle per massetti in anidrite naturale

Capita spesso di trovare parecchia diffidenza tra i posatori di pavimenti quando si trovano a posare su massetti in anidrite naturale.

Il principale motivo di questa diffidenza è dovuto al fatto che associano il massetto in anidrite naturale ai massetti in cemento e solfato di idrato di calcio (gesso cotto) che negli anni hanno fatto disastri e, devo dire, continuano a farne.

Bisogna allora spiegare a loro che c’è una differenza notevole tra i due prodotti.

L’ho spiegata più volte e vi lascio questo link dove approfondire: www.italprogetti.biz/

 


L’anidrite non è tutta uguale. Esiste l’anidrite naturale (solfato di calcio anidro) e l’anidrite industriale che sarebbe meglio chiamare “gesso cotto” per fare capire che è un altra cosa. Il gesso cotto in natura non esiste, è il frutto di procedimenti industriali.
L’anidrite naturale, non cotta, ha stabilità idrodimensionale. Anche il gesso cotto diventa anidrite, ma dopo un processo industriale. Il gesso cotto ha particolari problemi con l’acqua.
L’anidrite naturale in caso di idratazione (allagamento) dopo l’indurimento come si comporta? Porta in superficie delle efflorescenze saline che causano il distacco del rivestimento incollato con colle cementizie, se si sono, invece, utilizzate delle colle sintetiche il distacco del rivestimento si ha per la presenza di spinta di vapore che si produce prima della formazione dei sali di superficie. In entrambi i casi, si ha il distacco del pavimento, ma il massetto è portato ad asciugarsi e ad eliminare l’acqua assorbita durante l’allagamento.
Nel caso di re-idratazione dei massetti in cemento-gesso cotto (classiche miscele per autolivellanti presenti sul mercato antagonista all’anidrite naturale) il problema diventa serio, si ha formazione di ettringite con conseguenti aumenti dimensionali importanti e distruttivi. I massetti autolivellanti cemento-gesso cotto sono la peggior soluzione adottabile, stanne alla larga.
Nel caso di re-idratazione di massetto in cemento (autolivellante o terra umida) l’acqua non reagirebbe in alcun modo con il cemento che, una volta indurito, non contiene né assorbe né reagisce in alcun modo. L’acqua però lo penetra essendo lo stesso altamente poroso e si distribuirebbe sull’isolamento dei pannelli radianti. Solo l’evaporazione permette l’eliminazione di quest’acqua ed il distacco del rivestimento si avrebbe comunque per la spinta del vapore. Rispetto all’anidrite naturale il problema sarebbe comunque di maggiore entità, l’anidrite naturale, infatti, essendo sempre idroattiva, perché non modificata da processi industriali, riprenderà a reagire con l’acqua di allagamento diventando in breve tempo asciutta e pronta a ricevere nuovamente la posa del rivestimento. Il massetto in cemento non essendo idroattivo non ha la capacità di smaltire l’acqua che se ne dovrà andare solo per evaporazione. Il riscaldamento radiante genererà sempre vapore e non si avrà mai la certezza di aver asciugato completamente l’acqua di allagamento.
Vero è che se non vi fosse un impianto radiante sotto al massetto la soluzione con sabbia e solo cemento sarebbe la migliore.
L’anidrite naturale non è, quindi, il prodotto meno affidabile e stabile in caso di allagamento, anzi è il prodotto che produce il minor danno possibile ed il minor tempo di ripristino. Attenzione però che sia anidrite naturale e non tutte quelle tentate imitazioni in gesso cotto che i vari produttori cercano di propinarci sfruttando la poca conoscenza del materiale fra i tecnici del settore. Anche io ho fatto parecchia fatica a capire il funzionamento dei vari prodotti e solo grazie al geom.Piermatteo D’Amico ho trovato risposte precise e supportate da esperienza decennale nel settore che mi hanno convinto.


Una volta spiegato che non bisogna aver alcuna paura nel posare su anidrite naturale è giusto dargli dei consigli per evitare spiacevoli inconvenienti dovuti alla non dimestichezza con il materiale.

Innanzitutto il massetto in anidrite una volta gettato deve essere lasciato maturare naturalmente per almeno 7 giorni, poi si può procedere al preriscaldo secondo le modalità riportate in questo articolo. Si tratta più che altro di un riscaldamento per essiccare il massetto, l’anidrite naturale non ha infatti necessità di subire shock termici per stabilizzarsi, a differenza dei massetti di cemento.
Avendo tempo a disposizione è possibile lasciare essiccare il massetto naturalmente ed evitare qualsiasi tipo di preriscaldo con un buon risparmio economico.
La posa del rivestimento sul massetto è possibile solo quando l’umidità residua, misurata con un igrometro a carburo, sia inferiore allo 0.2%.
Prima della posa, una volta maturato il massetto, la superficie dello stesso deve essere carteggiata per renderla libera da eventuali efflorescenze che si producono durante la maturazione, tutti i residui della carteggiatura devono poi essere rimossi con aspirazione meccanica. Per la carteggiatura consiglio l’utilizzo della monospazzola che si usa per levigare i parquet, per l’aspirazione il classico aspirapolvere industriale quasi sempre disponibile nei cantieri.
Fatto questo si è pronti per l’incollaggio.

Per i pavimenti in gres consiglio la stesura del primer Kerakoll Primer A Eco da posare diluito con acqua al 60% e posato a 100g/m². La colla che preferisco è la Kerakoll H40 Eco Ideal.
Giusto evidenziare che la colla Kerakoll H40 Eco Ideal consente di posare su massetto in anidrite anche senza primer, io consiglio sempre di stenderlo così che prevenire l’eventuale scarsa accuratezza nella pulizia del supporto.
Per i pavimenti in parquet consiglio come primer il Kerakoll Slc Eco EP21 e come colla la Kerakoll Slc Eco L34 Flex.
Ricordiamo sempre al posatore che la colla non va usata per fare spessore e se ci sono difetti nel massetto questi vanno ripresi con gli opportuni prodotti consigliati dal fornitore del massetto. Fare spessore con la colla causa nel 90% dei casi il distacco del rivestimento.

Fonte: www.italprogetti.biz/


TAG: colle, massetti, anidride, Kerakoll Primer A Eco, Kerakoll H40 Eco Ideal