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Climatizzatori e condizionatori ambientali: strumento di beneficio, di malessere o di entrambe le situazioni?

Come a volte accade lo stesso sistema può essere soluzione ma anche problematica. Arriva il momento di spegnerli, ma attenzione, potrebbero continuare ad essere sorgente di rischio microbiologico. Ecco come evitarlo.

Quanto conosciamo il condizionatore?

Il climatizzatore è certamente uno strumento in grado di portare comfort, è uno strumento che consente di regolare temperatura e umidità ambientale indoor, ma cosa si conosce di questo sistema?

Presumibilmente l’unica conoscenza che si ha è l’utilizzo del telecomando.

Negli ambienti lavorativi, come uffici, studi, negozi, ma anche hotel, ristoranti e bar, come pure nelle abitazioni, è frequente l’utilizzo di apparecchi di climatizzazione, in quanto di rapida installazione e veloci nel modificare le condizioni ambientali.

 

(Crediti: INGENIO)

Condizionatori e rischio microbiologico

Ma attenzione, per evitare che questi tipi di impianti possano diventare fonti di malessere è necessario considerare alcuni aspetti primari.

Inoltre, se posizionati e presenti nei luoghi lavorativi risultano essere fonti di rischio microbiologico, rischio che occorre valutare e esaminare come prevede il documento sulla sicurezza dei lavoratori.

Che cosa è il rischio microbiologico indoor
Quando parliamo di rischio microbiologico in ambienti indoor, ci riferiamo alla probabilità che microrganismi patogeni come batteri, virus e funghi siano presenti nell'aria, sulle superfici o nei sistemi di ventilazione, e possano causare problemi di salute a chi occupa quegli spazi.

Malessere che sfocia in raffreddori, mal di gola, o influenza di vario tipo; si tende ad individuare come causa del malessere la differenza di temperatura tra interno ed esterno, senza invece considerare la moltitudine di batteri che tali sistemi sono in grado di generare e diffondere nell’ambiente, tra cui anche quello della pericolosa legionella, in grado di portare forme febbrili, e nei casi più gravi anche la polmonite, che può essere letale per i soggetti più fragili.

Legionella associata alle tubazioni e serbatoi dell’acqua, senza collegare il fatto che è presente anche in ambiente immessa da impianti di climatizzazione, condizionamento, come anche condutture di ricambio d’aria.

Gli aspetti da considerare sono sostanzialmente tre:

  • Progettazione
  • Utilizzo
  • Manutenzione

In fase di progettazione, occorre prevedere d’installare lo strumento evitando che l’aria generata venga indirizzata in modo diretto verso la postazione di lavoro, ma anche verso sorgenti d’inquinamento, quali fotocopiatrici, librerie o altre tipologie di deposito.

Inoltre, occorre prevedere che il tubo di scarico della condensa non crei ristagni d’acqua, causa di produzione di muffe e batteri.

Dopo aver considerato il posizionamento dello strumento, o se già presente, occorre necessariamente sapere come avere un utilizzo corretto, considerando velocità, umidità ed il rapporto di temperatura estivo tra esterno ed interno che non dovrebbe mai superare i 7°C, meglio se un paio di gradi in meno.

Per affermare che le condizioni risultino essere confortevoli e soddisfacenti, occorrerebbe eseguire la valutazione utilizzando lo standard tecnico UNI EN ISO 7730.

A questo punto occorre provvedere alla manutenzione, aspetto fondamentale per evitare la produzione di patogeni microbiologici.

Manutenzione che solitamente viene eseguita con una pulizia dei filtri una volta all’anno, ebbene, azione non minimamente in grado di proteggere e tutelare le persone all’interno degli stessi ambienti.

Un apparecchio di condizionamento è potenzialmente in grado di essere importante sorgente d’inquinamento biologico, con un alto rischio di provocare malessere e malattie varie, situazione che quindi ricade nel D.Lgs 81/2008 e s.m.i. all’interno del quale vi è riportato l’indispensabile valutazione dei potenziali rischi nei luoghi di lavoro, per cui anche dei sistemi di climatizzazione, essendo potenzialmente sorgente di rischio biologico.

Nel soggettivo e personale documento di valutazione del rischio, occorre riportare le modalità e tempistiche di pulizia e igienizzazione dei filtri, delle lamelle di condensa e della vaschetta raccolta condensa, in quanto si creano le condizioni per la proliferazione di muffe e batteri, oltre anche alla verifica del corretto funzionamento dello scarico dell’acqua. Tutte situazioni che costituiscono un ideale terreno di cultura per funghi, muffe e batteri, e che l’apparecchio diffonde in ambiente durante il funzionamento dello stesso.

Considerando che in pochi giorni la carica microbiologica, muffe e batteri, sono in grado di proliferare e con la ventilazione dei climatizzatori essere spinti in ambiente, si comprende il reale rischio, e che una pulizia e igienizzazione annuale è assolutamente insufficiente.

Inoltre, occorre fare attenzione ai prodotti utilizzati per l’igienizzazione, in quanto frequentemente rilasciano sostanze chimiche e tossiche, inquinando a loro volta l’ambiente.

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