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Certificazione FPC del calcestruzzo: strumento efficace o costo inutile ?

Ricordiamo che il certificato FPC è obbligatorio per chi vuole produrre e fornire calcestruzzo preconfezionato, e viene rilasciato sulla base di un regolamento messo a punto dal Consiglio Superiore dei LLPP sulla base di un’attività ispettiva effettuata da un organismo abilitato. Chi non ha un certificato valido non dovrebbe/potrebbe fornire calcestruzzo e la verifica spetta alla direzione lavori.

Nei giorni scorsi nel corso di una chiacchierata con un amico che opera da anni nel settore all’interno degli organi istituzionali è caduta la discussione su una fornitura di calcestruzzo particolarmente scadente fatta per una sua opera personale. L’amico era rimasto sorpreso dal fatto che l’azienda che gli aveva fornito questo materiale così mal prodotto fosse in possesso della certificazione FPC, che per lui era stato un elemento di qualificazione e fiducia. L’osservazione finale è stata “possibile che un’azienda certificata possa fornire una tale schifezza ? allora cosa conta il certificato FPC ?

Ricordiamo che il certificato FPC è obbligatorio per chi vuole produrre e fornire calcestruzzo preconfezionato, e viene rilasciato sulla base di un regolamento messo a punto dal Consiglio Superiore dei LLPP sulla base di un’attività ispettiva effettuata da un organismo abilitato. Chi non ha un certificato valido non dovrebbe/potrebbe fornire calcestruzzo e la verifica spetta alla direzione lavori.

La mia sensazione è che però questa certificazione FPC non abbia funzionato.

La prima prova l’abbiamo nei numeri. Non mi risulta, pur frequentando assiduamente il settore, che ci siano aziende che abbiamo dovuto chiudere un impianto, o adeguarlo, dico un singolo impianto, perchè non fossero in grado di ottenerla. Tanti impianti esistevano prima dell’obbligo e tanti ne funzionavano il giorno dopo la scadenza (ci ha pensato poi la crisi a farne chiudere diversi). Eppure la certificazione chiedeva un controllo automatizzato della produzione. Questo significa che alcuni organismi non hanno verificato fino in fondo gli impianti esistenti.

La seconda prova sta nel fatto che si siano aziende che operano senza un certificato valido, soprattutto al sud. E’ possibile consultare l’elenco delle aziende con certificato revocato sul sito del Cons. Sup.: LINK http://sicurnet2.cslp.it/ ), ci sono 416 impianti con certificato revocato, 189 impianti con certificato ritirato, 160 con certificato sospeso, 208 impianti con certificato annullato, 6 impianti con certificato scaduto, per un totale di 979 impianti, mentre sono solo 848 gli impianti con certificato valido. I conti non tornano. Questo significa che ci sono aziende e/o impianti che non sono neppure state registrate. Ho provato a chiamare qualche azienda con impianto revocato/sospeso, alcune erano chiuse, ma non tutte.

Ma questo significa che i direttori lavori in queste aree non controllano. Peraltro il certificato FPC non ha la data di scadenza e questo non aiuta.

Perché l’FPC hon ha funzionato e non sta funzionando ? perchè al mio amico hanno consegnato un calcestruzzo scadente pur avendo la certificazione ?

E' mio parere che l’errore più grosso sia stato quello di abilitare troppi organismi di certificazione. Il mercato è troppo piccolo - circa 2.000 impianti a fronte di 26 organismi abilitati - e si arriva a una media di 76 impianti/organismo, insufficiente per consentire a ogni ente di poter investire su questo settore con ispettori competenti e in grado di rilasciare una certificazione efficace. Peraltro, questo ha offerto la sponda a cosiddetto “ricatto” della domanda: "se non mi certifica lei c’è qualcun altro che lo può fare". Qualche anno fa, quando uscì la certificazione chiamai tutti gli organismi abilitati per intervistare il responsabile di questo settore: in alcuni casi non ho potuto perchè era un consulente che non passava quasi mai in sede … Si sarebbe dovuto essere più severi nella scelta degli organismi, in modo da poter esercitare un maggiore controllo sul loro operato.

Per capire chi sono gli organismi abilitati si può consultare il sito dell’Osservatorio sul Calcestruzzo e sul Calcestruzzo Armato  a questo LINK http://www.osservatorioca.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=19&Itemid=110). Sullo stesso sito si trova anche il regolamento per l’abilitazione degli organismi.

Veniamo però alla osservazione del mio amico: perchè un calcestruzzo prodotto da un’azienda certificata è potuto essere scadente ?
Probabilmente perchè i requisiti e i controlli previsti nelle Linee Guida non sono sufficienti per garantire - in modo reale - la qualità di un calcestruzzo. Leggendo il documento si ha la sensazione che sia molto attento agli aspetti documentali e formali, introducendo molti requisiti o controlli, ma sia carente in alcuni aspetti sostanziali.

Per esempio per quanto riguarda l’Automazione si dice "Il produttore fornisce evidenza documentale di aver verificato il corretto funzionamento del software di gestione dell’impianto di produzione, qualora presente, …” Le Linee Guida quindi da un lato non esplicitano l’obbligo di un’automazione, ma dall’altro chiedono all’ispettore di verificare se "É eseguita la compensazione del peso degli aggregati, in relazione alla loro umidità, con conseguente variazione del quantitativo d'acqua immesso?”
Allora mi dico: come è possibile compensare l’acqua dell’umidità degli inerti se non ho un impianto automatizzato ?

LINK alle LINEE GUIDA: http://www.osservatorioca.it/download/IstruzioniFPCcls_080715.pdf

Ho quindi la sensazione che queste linee guida mettendo troppi requisiti finiscano per togliere l’attenzione dai controlli più importanti, e per quanto riguarda questi su alcuni requisiti si sia concesso troppo. Con il rischio quindi di una certificazione di “carta” come purtroppo è diventata in molti casi anche la certificazione del sistema qualità. Probabilmente sarebbe stato più efficace prevedere una certificazione basata su controlli a sorpresa sulle autobetoniere in uscita dall’impianto o sulla qualità delle materie prime utilizzate, insieme a ad alcuni requisiti sostanziali per l’impianto: sonde, automazione, registrazione documentale dei carichi.

Lasciamo libero ogni produttore di valutare se farsi progettare le ricette dal fornitore di cemento/additivi o farlo in proprio, se affidare il controllo a un laboratorio esterno o assumere un tecnologo, … valutiamo poi  se ha un impianto in grado di produrre un buon calcestruzzo e se produce un buon calcestruzzo.

In ogni caso - e così concludo - come diceva il mio maestro Zanco “delle due l’una”: se la certificazione serve e funziona manteniamola, se non serve e non funziona o la si migliora o la si elimina. Non è un periodo in cui si possono regalare soldi.

PS.

nel passato queste Linee Guida sono stte molto utili, per fornire un riferimento ai produttori per capire come lavorare correttamente. Oggi occorre fare un passo avanti