Certificazione energetica nazionale e certificazione CasaClima: il confronto tra le due metodologie
Il confronto tra la metodologia di certificazione energetica nazionale basata sulle norme UNI TS 11300 e quella proposta dall’Agenzia CasaClima.
La Direttiva EPBD “Case Green”
È di grande attualità il dibattito sulla recente emanazione da parte dell’Unione Europea della Direttiva EPBD (Energy Performance of Building Directive) conosciuta anche come “Direttiva Case Green”. Il testo prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028 (anche se le emissioni non potranno mai essere zero, che resta un limite teorico) mentre quelli esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e D entro il 2033. Per il riscaldamento si prevede il divieto di utilizzo di combustibili fossili entro il 2035 e l’abolizione di sussidi per l’installazione di generatori a combustibili fossili entro il 2024.
Ovviamente l’uscita di questo documento ha provocato molte polemiche e scatenato dibattiti anche da parte della politica. I tempi sono davvero stretti e il parco edilizio che potenzialmente andrà sottoposto a riqualificazione energetica è vasto: in Italia si parla di circa 12 milioni di edifici in classe G e circa 9 milioni in classe F (dati Istat) benché la Direttiva Case Green suggerisca di agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori per ogni stato membro, collocati nella classe energetica G, il che restringerebbe il campo di azione a circa 1,8 milioni di edifici entro il 2030.
Senza addentrarci nei dettagli della Direttiva Case Green e sulle numerose conseguenze di carattere tecnico, economico, giuridico, politico e sociale che scaturiranno dalla sua applicazione nel nostro Paese, soffermiamoci sulla metodologia di certificazione energetica attualmente in vigore sul territorio nazionale.
In altre parole, come si attribuisce la classe energetica a un edificio?
La certificazione energetica in Italia
La metodologia di certificazione energetica in Italia deriva dall’applicazione del Decreto 19 agosto 2005, n. 192 (a sua volta derivato dalla ratifica della Direttiva 2002/91/CE) e nel DPR 75/2013, a cui si sono susseguite numerose norme e leggi tra cui il D.M. 26 giugno 2015 – “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici" che contiene il format dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) e le modalità di compilazione di questo documento, che deve essere redatto da un Tecnico abilitato in possesso dei requisiti di cui all’art. 2 del DPR 75/2013 e sviluppato attraverso un software commerciale in possesso della certificazione rilasciata dal CTI (Comitato Termotecnico Italiano).
Senza entrare troppo nei dettagli di calcolo, vediamo come funziona il metodo di calcolo nazionale per stabilire le prestazioni energetiche di un edificio.
Ho detto “nazionale” perché alcune Regioni e Provincie autonome italiane, tra cui Lombardia e Provincia Autonoma di Bolzano, hanno deciso di dotarsi di una propria legislazione in materia di prestazione energetica degli edifici, con modelli di calcolo in tutto o in parte diversi dalla metodologia nazionale.
Alla base del calcolo ci sono le norme UNI/TS 11300, la cui prima stesura risale al 2008, ma che dal 2014 al 2016 sono state rivedute e adattate. Attraverso l’applicazione della metodologia di calcolo proposta, si crea un modello dell’edificio da analizzare, sia esso un edificio nuovo oppure esistente.
Vengono modellate tutte le stratigrafie che compongono l’involucro edilizio (pareti, solai, tetti, pavimenti, finestre, porte, ecc.) e gli impianti tecnologici incorporati in esso. Il software analizza il modello e ne calcola i vari indici di prestazione energetica (EP) a seconda dei servizi energetici presenti nell’edificio: riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione, illuminazione, trasporto. Una volta calcolati gli EP sopra descritti si determina l’indice di prestazione energetica non rinnovabile globale EPgl,nren, dato dalla somma degli indici dei singoli servizi precedentemente calcolati:
EP gl,nren = EPH,nren + EPW,nren + EPC,nren + EPV,nren + EPL,nren + EPT,nren
L’indice EP gl,nren determina la classe energetica da attribuire all’edificio in una scala che va da G (classe energetica peggiore) ad A4 (classe energetica migliore) secondo la seguente tabella contenuta nell’Allegato 1 al DM 26.6.2015:
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