Cercasi esperti BIM disperatamente: quanti e quali tecnici servono al settore per la trasformazione digitale?
La BIM Community di ICMQ ha dedicato l’ultimo webinar del 2022 all’analisi tra offerta e domanda di professionisti con competenze certificate nel BIM: a confronto i punti di vista di aziende (Italferr) ed headhunters (Huntersgroup). Cosa è emerso?
Competenze richieste nell'era della digital transformation
Sulla trasversalità dell’impatto della digital transformation, ai diversi settori industriali ed economici, vi è oramai una consolidata convergenza ed unanimità di vedute: la necessità di dotarsi di tecnologie 4.0 per recuperare ed aumentare la produttività nei processi aziendali nonché per creare nuovi servizi e, con essi, nuovo valore aggiunto nelle catene del valore delle diverse filiere.
È nozione acquisita ed accettata tanto dal lato delle imprese quanto da quello della Pubblica Amministrazione e della politica, che ne ha fatto una delle priorità, se non “la priorità”, dei propri programmi di sviluppo e investimento.
Ben più complicata, e per certi versi ancora irrisolta, appare invece la questione legata alle competenze necessarie a implementare e governare la transizione digitale nelle aziende; competenze che restano tuttora, in molti casi, da definire sia in via quantitativa che qualitativa e per le quali, soprattutto, resta irrisolta l’individuazione del loro corretto “mix” con il background tecnico delle discipline ingegneristiche tradizionali.
In questo senso non fa eccezione il settore delle costruzioni e, più ancora nello specifico, quello dei servizi di ingegneria e architettura.
Dato oramai per acquisito, infatti, che il BIM si configura, più che come tecnologia digitale in sé e per sé, come un metodo di lavoro attraverso cui gestire digitalmente tutti i processi legati ad una commessa (progettazione, realizzazione e manutenzione), esso si pone come il punto di incontro tra le diverse ed emergenti competenze in fatto di digitalizzazione ed automazione dei processi, nonché di analisi dei dati (sensoristica, acquisizione e analisi dei dati, intelligenza artificiale, digital twin e building information modelling).
Per questo motivo la BIM Community di ICMQ, in collaborazione con Ingenio a cui hanno già aderito, da aprile 2020, quasi 900 professionisti (tra Bim manager, specialist e coordinator) certificati secondo la norma UNI 11337-7, ha dedicato a dicembre l’ultimo webinar dell’anno, moderato dal prof. Francesco Biasioli del Politecnico di Torino e con ospiti l’ing. Daniela Aprea, Head of Innovation in Italferr, e Federica Cavagliano, Divisione Engineering & Construction di Hunters group, per provare a dare risposta ad alcune delle seguenti domande.
Profili e digital skills richieste nel settore AECO
Quali sono oggi, più nello specifico, le digital skills richieste dal mercato? Per quali applicazioni ed in quali discipline le imprese e le società di engineering sono a caccia di talenti, specialisti ed esperti in digitalizzazione? Come valorizzarle per chi ne è in possesso per far sì che domanda ed offerta si incontrino?
Le testimonianze delle due relatrici sono state quanto mai utili in quanto, seppur partendo da due punti di osservazione diversi, si sono trovate sostanzialmente convergenti nel commentare alcuni aspetti dell’attuale mondo del lavoro per le professioni tecniche, ed in particolare in merito a quelli sottoelencati:
- Alla trasformazione in atto del profilo dei tecnici che operano nel settore engineering e costruzioni.
- Alle modalità con cui si sta gradualmente ridefinendo il processo di formazione, tra quella universitaria e post, dei tecnici.
- Alle caratteristiche dei profili tecnici su cui la domanda di lavoro va spostandosi.
- Alle politiche e strategie di scouting, infine, che le aziende stanno adottando al fine reperire le risorse umane idonee alla copertura dei nuovi ruoli che la digitalizzazione dei processi richiede
Il primo intervento, curato da Federica Cavagliano di Hunters group, ha fornito un primo spaccato del mercato sui cosiddetti digital skills richiesti dal settore AECO (architecture, engineering, construction and operations), ed in particolare dalle aziende impiantistiche, dalle società di ingegneria e dagli studi di progettazione.
Vi è anzitutto da evidenziare come il tipo di azienda ed il suo livello organizzativo sia un primo fattore determinante nel definire priorità, modalità e approccio dell’azienda nel pensare all’acquisizione e introduzione in organico di “competenze BIM”.
Laddove, infatti, il livello di complessità e maturità dell’azienda ha consolidato, come accade nelle grandi società di engineering, un modello organizzato per flussi di lavoro e per processi, l’innovazione portata dal BIM si inquadra nel contesto più generale della “digital transformation”; ciò che ne consegue è che in tali realtà il building information modelling, declinato sia nella dimensione tecnologica che delle competenze specialistiche, rientra tra le funzioni aziendali deputate al governo dell’innovazione tecnologica e digitale (ad es. reparti ICT, Technology innovation).
Rispetto a questa visione, in cui del BIM prevale forse la connotazione metodologica, integrata con il resto delle funzioni aziendali, vi è poi, leggermente diversa, quella più tipica e caratteristica del settore degli studi di progettazione, dove la competenza in ambito BIM diventa più “umano-centrica”, cioè più centrata sulla specializzazione del tecnico.
Queste due prospettive, benché non necessariamente polarizzanti l’ampio spettro delle aziende del settore, hanno comunque delle implicazioni sulla domanda di mercato ed in particolare sulle strategie di recruiting e formazione interna del personale.
Se da una parte, infatti, è nota la ancora scarsamente diffusa attitudine a lavorare in ambiente BIM tra gli studi professionali medio-piccoli, per gli studi di ingegneria e società di engineering medio-grandi (ovvero quelli che tipicamente si affidano a società di recruiting ed headhunting per le ricerche di risorse umane) la richiesta di domanda si inverte rispetto a quello che potrebbero essere le aspettative; accade infatti che, a fronte di una domanda di mercato in cerca di competenze BIM ad integrazione di quelle in ambito tecnico (ad es. elettronico, meccanico, termotecnico), l’offerta di mercato difetta non tanto delle prime quanto, nella maggior parte dei casi, delle seconde.
Ciò che singolarmente si rileva, in altre parole, è che il mercato chiede sicuramente, e con crescente frequenza, specializzazioni come quelle di BIM manager, coordinator e specialist a corredo di background tecnici consolidati nelle discipline ingegneristiche tradizionali; l’offerta, per contro, seppur ancora lontana dall’essere adeguata in fatto di specializzazioni BIM certificate, difetta nella maggior parte dei casi, e specialmente tra i profili più giovani, di una sufficiente esperienza e competenza nel merito tecnico delle discipline ingegneristiche.
Per dare qualche numero esemplificativo di questi trend, come ha raccontato Federica Cavagliano di Hunters group, si può dire indicativamente che nel job posting di settore la crescita dei professionisti esperti in ambito BIM sta crescendo di anno in anno: l’anno scorso, ad esempio, l’aumento rispetto al 2021 è stato del 15% circa. Per dare invece un’idea della rara combinazione che esiste tra competenze BIM e tecniche, solo in 2/3 casi ogni 15 le aziende trovano soddisfatte entrambe le categorie di skills.
Ciò che insomma appare emergere, come conferma l’ing. Daniela Aprea di Italferr, è una dicotomia generazionale, in cui mancano quei profili senior, nella fascia tra i 40 e i 55 anni, che alle acquisite e rodate esperienze di tipo tecnico associano anche una formazione ed aggiornamento su quelle digitali, lasciando così scoperta proprio quella fascia destinata a ricoprire incarichi gestionali, di centrale e strategico interesse per le aziende più strutturate.
Come si sta attrezzando, dunque, il mercato per colmare e far fronte a questo gap?
Rimanendo tra le realtà che possono vantare una dimensione più tipicamente aziendale, la policy prevalente è quella di puntare su figure junior che, seppur acerbe di esperienza, hanno invece familiarità e predisposizione mentale e culturale a lavorare secondo i nuovi schemi e con i nuovi strumenti che la digitalizzazione oggi impone al settore; tra i punti di forza di queste realtà vi è d’altronde proprio quello di poter già contare, al proprio interno, di figure più esperte e con seniority tecnica a cui demandare le attività di affiancamento e tutoraggio dei più giovani, coltivando così per vie interne l’affermazione dei futuri quadri e dirigenti tecnici.
I tratti e le dinamiche così descritte del contesto generale, trovano una loro sintesi e plastica rappresentazione nel caso aziendale di Italferr, come raccontato dall’ing.Aprea, che nella principale società di engineering italiana è oggi responsabile della neonata divisione Technology Innovation & Digital; unità che già oggi conta circa un centinaio di persone e nella quale sono state aggregate e coagulate le competenze non solo in ambito BIM ma – coerentemente con un’architettura organizzativa specializzata per funzioni – anche tutte quelle specializzazioni nelle diverse aree comunque attinenti l’area digital (data analysis, monitoraggio etc.).
La necessità di centralizzare in unico hub tutte le tematiche riguardanti l’innovazione digitale è stata una scelta fortemente convinta per un gruppo come Italferr, che ha fatto della trasformazione digitale la sua scelta strategica e leva competitiva nell’ottica di crescere ed espandersi a livello internazionale, e dalla quale ha fatto dipendere perciò anche un cambio e un ripensamento radicali dell’organizzazione e del suo modo di lavorare.
È a maggior ragione in un grande gruppo come Italferr, insomma, che la confidenza con le nuove tecnologie digitali (e tra queste il BIM) va imponendosi come necessità trasversale, tanto alle funzioni aziendali (normativa, ufficio gare, gestione fornitori, gestione commesse etc.) quanto alle discipline tecnico-specialistiche (progettazione, direzione lavori etc.); anche in virtù di ciò le politiche di recruiting di Italferr sono dunque orientate a privilegiare l’inserimento in organico e la crescita per linee interne di figure junior – i cosiddetti “nativi digitali” – in grado di portare, più ancora che le competenze acquisite nel percorso di studi, il loro contributo nel favorire e accelerare la trasformazione dei metodi di lavoro.
Se ciò accade nel gruppo Italferr, non è comunque detto che per tutte le aziende debba valere lo stesso discorso: allargando il punto di vista, la dott.ssa Federica Cavagliano ha spiegato infatti come, pur rimanendo quale strategia prevalente quella dell’inserimento stabile in organico di nuovi tecnici, rimane anche un 10% dei casi in cui vengono considerate o preferite anche soluzioni di partnership, collaborazioni stabili o parziali, su specifiche commesse o per un certo ammontare di ore settimanali, con singoli professionisti o realtà esterne in possesso delle necessarie specializzazioni/competenze.
In conclusione, volendo trovare qualche spunto per professionisti sia junior che senior, dal webinar della BIM Community di ICMQ sono emerse quantomeno due chiare indicazioni, valide per tutti:
- le competenze digitali, e nello specifico in ambito BIM, stanno progressivamente e velocemente diventando un pre-requisito, più ancora che uno skill specialistico, sia per gli aspiranti candidati a posizioni aziendali aperte che per coloro che desiderano formule di partnership e/o collaborative;
- anche in virtù di quanto sopra, l’esperienza, il background tecnico e le competenze ingegneristiche “tradizionali” rimangono asset fondamentali, specie per le figure senior, che non hanno affatto perso di attualità (rispetto alle nuove in ambito digitale) ma che, anzi, rappresentano “merce sempre più rara” ed apprezzata dalle aziende e che meritano di essere valorizzate quanto più possibile nei propri curriculum vitae.
Quale evoluzione si sta avendo nel campo della formazione?
Dal webinar, infine, emergono indicazioni che inducono a qualche riflessione sull’evoluzione che sta avvenendo nel percorso formativo dei tecnici. Rispetto ai decenni passati in cui al corso di studi universitario veniva demandata la formazione tecnica di base, da integrarsi poi successivamente in azienda con le conoscenze aggiornate all’evoluzione tecnologica, sembra che, almeno in parte, si stia oggi ribaltando il percorso; il progresso tecnologico e la specializzazione tecnica risiede infatti sempre di più nelle aziende e nel loro know tecnico interno, al punto da far preferire, nelle aspettative sulle competenze dei più giovani, l’acquisizione della dimestichezza con le nuove tecnologie digitali, che la formazione aziendale può in seconda battuta farsi carico di completare proprio grazie al trasferimento di conoscenze interno tra intergenerazionale.
In ultima analisi, comunque, è di tutta evidenza che grazie alla trasformazione digitale e alla pervasività nel settore di nuove tecnologie tra cui il BIM, sia in atto un sano ricambio generazionale che, senza sacrificare le competenze tecniche di base e l’anima scientifica della disciplina, sta facendo nuovamente dell’ingegnere una delle figure più ricercate ed apprezzate dal mercato.
Cos'è la BIM Community
La BIM Community è la piattaforma dedicata a coloro che hanno ottenuto la certificazione professionale BIM con ICMQ. Organizza periodicamente webinar la partecipazione ai quali permette di ottenere da ICMQ crediti formativi di aggiornamento utili al mantenimento della certificazione.
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