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CENTRO STUDI CNI: Continuano a crescere i laureati in ingegneria

La ricerca del Centro Studi del CNI dimostra come nel 2011 coloro che hanno conseguito un titolo ingegneristico solo saliti del 2,1% a 37.529 unità rispetto al 2010. Gli aumenti riguardano sia le lauree quinquennali (+1,6%) che quelle triennali (+2,5%). Tra gli atenei, il Politecnico di Milano consolida la propria posizione di principale centro formativo ingegneristico italiano “producendo” il 14,2% degli “ingegneri”[1] italiani, il 9,2% in più rispetto al 2010. Quasi la metà dei laureati (48,1%) risulta concentrata in soltanto 6 poli universitari: oltre a Milano, quello di Torino, l’Università Federico II di Napoli che, rispetto al 2010, sopravanza l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Padova e quella di Bologna.

La ricerca del Centro Studi del CNI dimostra come nel 2011 coloro che hanno conseguito un titolo ingegneristico solo saliti del 2,1% a 37.529 unità rispetto al 2010. Gli aumenti riguardano sia le lauree quinquennali (+1,6%) che quelle triennali (+2,5%).

Tra gli atenei, il Politecnico di Milano consolida la propria posizione di principale centro formativo ingegneristico italiano “producendo” il 14,2% degli “ingegneri”[1] italiani, il 9,2% in più rispetto al 2010. Quasi la metà dei laureati (48,1%) risulta concentrata in soltanto 6 poli universitari: oltre a Milano, quello di Torino, l’Università Federico II di Napoli che, rispetto al 2010, sopravanza l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Padova e quella di Bologna.

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Un'altra ricerca del Centro Studi mostra come la facoltà di Ingegneria sia in controtendenza rispetto al calo generalizzato delle immatricolazioni nelle università italiane. E' l'unica a conservare intatto il suo appeal nei confronti dei diplomati.

L’unica facoltà che fa registrare una valore positivo è, appunto, quella di Ingegneria. Nel periodo di riferimento gli iscritti sono aumentati leggermente: da 38.161 a 38.446. Il 14% dei neo-diplomati opta per la facoltà di Ingegneria, che risulta seconda solo a quella di Economia e Commercio, la quale però da anni risulta in calo progressivo. Ad attrarre probabilmente è il fatto che, stando alle indagini più accreditate, l’accesso al mercato del lavoro per un ingegnere è meno complesso, così come sono più ristretti i tempi di attesa.

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PREMESSA e SINTESI

In un quadro di domanda istruzione universitaria in calo con sempre meno
giovani interessati a conseguire una laurea, come attesta il tasso di passaggio
all’università dei diplomati sceso di dieci punti dal 74% al 64% in 10 anni, la
domanda di istruzione terziaria di tipo ingegneristico sembra rappresentare per
tanti studenti che escono dalle scuole superiori ancora una solida motivazione
per continuare gli studi.
A fronte di una diminuzione generalizzata delle immatricolazioni, pari
all’1,6% nell’ anno accademico 2010/2011, i corsi di laurea in ingegneria, infatti,
che pure hanno riportato una minima flessione del numero di immatricolati
(-0,5%), con poco più di 38mila immatricolati, registrano il valore massimo dal
2000 ad oggi rispetto all’ incidenza della quota di neo immatricolati che
hanno scelto questa facoltà (13,2%) sul totale dei neo iscritti all’Università, segno
inequivocabile della forte attrazione di queste discipline tecniche nel panorama
di offerta di istruzione universitaria.
Il calo assai ridotto di immatricolazioni in Ingegneria sembra produrre effetti,
per ora, solo sulle dinamiche di crescita della componente femminile rallentandone
l’espansione, sia rispetto agli immatricolati (2010/11) che tra i laureati
(2010). Le ragazze dopo aver raggiunto un livello pari quasi ad un quarto
delle rispettive popolazioni di riferimento (24%), laddove all’inizio del decennio
le corrispondenti quote si aggiravano tra il 17 e il 18%, sembrano oggi aver
stabilizzato la loro presenza dentro le facoltà di Ingegneria.
La tenuta ed il relativo consolidamento del sistema di offerta universitario
ingegneristico non dipendono solo da un rinnovato interesse verso la cultura
tecnica e scientifica, che pure sottende le scelte di molti studenti e delle famiglie
che li sostengono nei percorsi di transizione dalla scuola all’università e poi
sino all’inserimento lavorativo, perché anche i giovani sembrano aver compreso
bene che proprio il mercato del lavoro continua a premiare i laureati in ingegneria,
anche in periodi di forte crisi come quelli attuali, rispetto agli altri laureati:
tempi di inserimento nel mondo del lavoro decisamente più rapidi, basso
tasso di disoccupazione, stipendi interessanti (per gli standard italiani) anche
a pochi anni dalla laurea.
L’attenzione dei giovani verso i corsi di Ingegneria resta, perciò, alta, anche
a fronte di un quadro di riforme del sistema universitario che tra proliferazione
dell’offerta formativa da un lato e razionalizzazioni organizzative anche in termini
di accorpamenti o sdoppiamenti di facoltà dall’altro (come è avvenuto a
Roma La Sapienza dove accanto a Ingegneria civile e industriale ora è presente
anche la facoltà di Ingegneria dell’informazione , Informatica e Statistica), rischia
di creare più di qualche disorientamento tra i neo iscritti rispetto alle possibilità
di inserimento nel mercato del lavoro, alle caratteristiche dell’inquadramento
professionale come pure rispetto alle iscrizioni all’albo professionale,
su cui peraltro restano molti aspetti incongruenti.
Ciò a maggior ragione se si considera che la formazione ingegneristica, anche
prima della recente riforma del 2010, non era circoscritta alle sole facoltà
di Ingegneria, dal momento che esistevano (ed esistono tuttora) corsi di primo
e di secondo livello i cui titoli permettono la partecipazione all’esame di Stato
per l’abilitazione alla professione di ingegnere che sono attivati da facoltà diverse
da Ingegneria (principalmente Architettura e Scienze Matematiche, Fisiche
e Naturali), ad evidenziare uno scenario in cui l’elemento discriminante non
è più la facoltà, ma la classe di laurea del corso frequentato.
Nell’anno accademico 2010/2011 sono stati censiti 341 corsi di laurea e 447
corsi di laurea magistrale, non necessariamente interni alle facoltà di ingegneria,
che forniscono un titolo valido per accedere all’esame per l’abilitazione alla
professione di ingegnere e ingegnere iunior. Rispetto a questi insegnamenti,

solo 292 corsi di primo livello e 398 di secondo (compresi i corsi di laurea magistrale
a ciclo unico) sono interni alle facoltà di Ingegneria.
Al quadro descritto vanno aggiunti, poi, altri 6 corsi che, pur facendo parte
dell’offerta formativa delle facoltà di Ingegneria, non offrono, invece, al momento
titoli utili per l’abilitazione professionale (si tratta di corsi di laurea magistrale
della classe LM 44 - Modellistica matematico-fisica per l’ingegneria).
La deriva verso una polverizzazione e dispersione dell’offerta di istruzione
ingegneristica vede comunque ancora un solido ancoraggio nei due Politecnici
di Milano e Torino, nell’Università La Sapienza di Roma, nella “Federico II”di
Napoli e le Università di Padova e Bologna, che continuano a rappresentare i
principali poli di offerta formativa ingegneristica, concentrando quasi il 44% degli
immatricolati (2010/11), e formando il 47,6% dei laureati 2010, con una offerta
di più di un terzo dei corsi di laurea e laurea magistrale attivati in Italia.
Il sistema di istruzione delle facoltà di Ingegneria presenta significativi indicatori
di produttività. I laureati (di primo e di secondo livello) nel 2010, con
36.749 unità hanno superato i laureati del 2009 (36.443). Il flusso è più ridotto
rispetto al picco del 2006 quando si registrarono quasi 40mila laureati ma il
dato assoluto risente più che altro delle dinamiche di iscrizione più ridotte rispetto
al recente passato.
Resta comunque molto elevata la quota di laureati fuoricorso: nel 2010 circa
due laureati su tre di primo livello erano andati ben oltre i tre anni previsti dalla
norma per il completamento degli studi, sebbene per la prima volta dal 2002
si sia registrata una flessione seppur modestissima in tale percentuale. Da segnalare
tuttavia importanti differenziazioni territoriali. A fronte della quota del
45,4% di laureati di primo livello del 2010 che non ha rispettato i tempi previsti
registrata dal Politecnico di Milano principale ateneo italiano per numero
di laureati, vanno evidenziati alcuni atenei del Sud le cui facoltà di Ingegneria
presentano tassi di laureati fuoricorso superiori all’80%.
La riforma del “3+2”, come più volte evidenziato, non ha prodotto effetti decisivi su molti dei deficit “storici” del sistema universitario che continuano a permanere
a partire, appunto, dal numero troppo elevato di fuori corso.

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