Case Green | Efficienza Energetica
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Case Green: il Parlamento Europeo approva la bozza. L'analisi di modifiche e integrazioni

Le istituzioni della Comunità Europea stanno portando avanti con decisione la transizione ecologica verso la neutralità climatica da raggiungere nel 2050. In questo articolo Sergio Pesaresi analizza le modifiche e le integrazioni apportate dagli emendamenti del Parlamento alla bozza della Commissione in merito ai punti più importanti della revisione della direttiva EPBD.

Tre appuntamenti importanti verso la neutralità climatica del 2050

L’Europa è in cammino verso la neutralità climatica da raggiungere nel 2050. Neutralità climatica significa una società senza impatti negativi sul clima, cioè una società ad emissioni di gas clima-alteranti (in primis l'anidride carbonica) pari a zero.

Nel mese di marzo il cammino di transizione ecologica ha vissuto tre appuntamenti importanti: l'approvazione, con emendamenti, della proposta elaborata dalla Commissione Europea (l'organo di governo del CE) sull'aggiornamento della direttiva europea EPBD (Energy Performace Building Directive) cioè la Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici da parte del Parlamento Europeo (che è l'unico organo della CE eletto democraticamente e che, quindi, rappresenta la popolazione e non i Governi nazionali); la ratifica del regolamento sullo stop ai motori termici alimentati a benzina e diesel nel 2035, da parte dei ministri europei dell'Energia, che hanno approvata a maggioranza con l'astensione di Italia, Romania e Bulgaria (ricordo che l’astensione ha l’effetto di voto contrario), il voto contrario della Polonia e il voto favorevole della Germania deciso allo scadere dopo l'intesa sull'utilizzo futuro degli e-fuels raggiunta con la Commissione europea; l'accordo per rivedere al rialzo gli obiettivi previsti nella Direttiva Rinnovabili da parte del Consiglio (composto dai rappresentanti dei governo dei singoli Stati) e del Parlamento UE, che prevede che entro il 2030 i Paesi membri dovranno generare almeno il 42,5% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili.

L'importanza strategica dei tre appuntamenti era intimamente legata proprio agli argomenti trattati: gli edifici europei, che utilizzano il 40% del fabbisogno energetico totale dell'Unione e che sono responsabili del 36% delle emissioni di CO2 e del 50% delle emissioni di PM2,5 (causa di malattie e morti premature); la mobilità stradale responsabile del 30% delle emissioni in atmosfera e del 17% delle emissioni di particolato fine PM2,5; la sostituzione delle fonti fossili non rinnovabili nella produzione di energia, causa primaria dei cambiamenti climatici, con energia rinnovabile, principalmente solare ed eolica.

Il cammino di revisione della direttiva EPBD

L’Unione Europea ha posto l’efficientamento energetico degli edifici (quelli nuovi e quelli esistenti) come sua priorità di azione, sia per limitare le emissioni clima-alteranti che per contribuire alla lotta alla povertà energetica che sta creando problemi economici e abitativi ai ceti più deboli e disagiati della popolazione.
Ha emanato una serie di direttive che vanno sotto la sigla EPBD (Energy Performace Building Directive – Direttive sulla prestazione energetica degli edifici) inaugurata dalla 2002/91/CE a cui è succeduta la 2010/31/UE che ha introdotto il concetto di edificio nZEB - edificio ad energia quasi zero.

Nel 2018 è stata pubblicata la terza direttiva EPBD 2018/844/UE che ha aggiornato le direttive precedenti alla luce degli impegni presi alla COP 21 tenutasi a Parigi nel 2015 (mantenimento dell'aumento dela temperatura globale al di sotto di 1,5 *C rispetto all'era preindustriale dei primi dell'800).
Nel dicembre 2019 la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato il Green Deal Europeo, progetto inter-generazionale che ha come obiettivo la decarbonizzazione dell’Europa con l’azzeramento al 100% delle emissioni clima-alteranti entro il 2050.

Il 14 luglio 2021 la Commissione ha poi varato il pacchetto climatico “Fit for 55%” che fissa al 2030 il raggiungimento della tappa intermedia di taglio delle emissioni al 55%.
Per raggiungere gli obiettivi previsti dal Green Deal Europeo e dal “Fit for 55% si è reso necessario aggiornare le direttive EPBD 2010/31/UE e 2018/844/UE.
La Commissione Europea ha predisposto la bozza con le modifiche che riteneva necessarie e l'ha pubblicata il 15/12/2021.

Nell’ottobre 2022 il Consiglio dei ministri dell’energia dell’Unione europea ha dato le sue indicazioni per alcune modifiche al testo.
Il 9 febbraio 2023 la Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia del Parlamento europeo ha approvato le modifiche alla bozza di revisione della direttiva europea e l'ha inviata al Parlamento.

I gruppi parlamentari hanno lavorato sulla bozza e hanno presentato le loro proposte con correzioni, modifiche ed emendamenti.
Le diverse proposte sono state oggetto di discussione durante la sessione plenaria del Parlamento iniziata il 13 marzo.
Il testo finale contenente le modifiche e gli emendamenti concordati, è stato messo ai voti il 14 marzo ed approvato con 343 voti a favore, 216 contrari 78 astenuti. Il testo approvato rappresenta ora la posizione del Parlamento nei negoziati che esso intavolerà con la Commissione e il Consiglio (in quello che vene chiamato “trilogo”) per concordare la forma finale.

Le modifiche apportate dal Parlamento alla bozza della Commissione Europea

Analizziamo ora le modifiche e le integrazioni apportate dagli emendamenti del Parlamento alla bozza della Commissione in merito ai punti più importanti della revisione della direttiva EPBD. I riferimenti testuali sono riportati in corsivo mentre le novità introdotte dagli emendamenti sono evidenziate nel testo in grassetto corsivo.

L’ondata di ristrutturazioni

La revisione della direttiva è uno dei passi necessari per realizzare la strategia chiamata “Un’ondata di ristrutturazioni” annunciata dalla Commissione il 14/10/2020 nel Green Deal, La strategia contiene un piano d'azione con misure normative, finanziarie e di sostegno concrete per i prossimi anni e persegue l'obiettivo di raddoppiare, quanto meno, il tasso annuo di ristrutturazioni energetiche degli edifici entro il 2030 e di promuovere la ristrutturazione profonda di oltre 35 milioni di edifici e la creazione di fino a 160 000 posti di lavoro nel settore edile.

Piani nazionali di Ristrutturazione

Questa ondata deve essere gestita attraverso i Piani nazionali di Ristrutturazione (art. 3):

ogni Stato membro stabilisce un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici per garantire la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, allo scopo di trasformare gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero.

Ogni piano nazionale deve rispettare il principio dell'"efficienza energetica al primo punto" e prevede:

a) una rassegna del parco immobiliare nazionale per tipi di edifici, in particolare degli edifici protetti in virtù dell'appartenenza a determinate aeree o del loro particolare valore architettonico o storico;

b) una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale, indicatori di progresso misurabili e scadenze specifiche entro le quali tutti gli edifici esistenti dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori entro il 2030, il 2040 e il 2050;

c) una rassegna delle politiche e delle misure, attuate e previste, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili e alle persone che vivono in alloggi di edilizia popolare;

d) una tabella di marcia dettagliata fino al 2050 del fabbisogno di investimenti per l'attuazione del piano nazionale di ristrutturazione, delle fonti e delle misure di finanziamento pubbliche e private e delle risorse amministrative per la ristrutturazione degli edifici;

e) una tabella di marcia per la riduzione della povertà energetica e i risparmi energetici realizzati presso le famiglie vulnerabili e le persone che vivono in alloggi di edilizia popolare, comprendente obiettivi stabiliti a livello nazionale, e una rassegna delle politiche e delle misure di finanziamento, attuate e previste, a sostegno dell'eliminazione della povertà energetica;

f) Per sostenere lo sviluppo del proprio piano di ristrutturazione edilizia, ogni Stato membro coinvolge le autorità regionali e locali nell'elaborazione del piano di ristrutturazione edilizia per agevolare l'inclusione dei piani d'azione o degli investimenti locali e organizza una consultazione pubblica sulla proposta del piano in questione prima della presentazione dello stesso alla Commissione. Alla consultazione pubblica partecipano in particolare le autorità locali e regionali, e altri partner socioeconomici tra cui la società civile e gli enti che si occupano delle famiglie vulnerabili.

Si evince pertanto e fin da subito che il riferimento della direttiva non sono i singoli cittadini degli Stati membri ma gli Stati stessi che devono mettere in campo un Piano, tecnico, economico e finanziario, per gestire al meglio l’ondata di ristrutturazioni, facendo debita e costante attenzione alle famiglie vulnerabili.

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