Cantiere digitale: il nuovo ruolo della direzione lavori nella gestione dei flussi informativi
La digitalizzazione del cantiere trasforma profondamente il ruolo della Direzione Lavori, introducendo nuovi compiti e la gestione avanzata dei flussi informativi. Analizziamo come i dati e i modelli digitali ridefiniscono processi e funzioni operative.
La direzione lavori e la digitalizzazione: come il cantiere diventa smart
La digitalizzazione nel settore dell’ambiente costruito, in particolare per la costruzione e per l’immobiliare, è un fenomeno che assume molteplici sembianze, ma che si riassume essenzialmente nella transizione dal documento al dato, transizione solo appena accennata e ben lungi dall’assumere una forma compiuta.
Sia sufficiente guardare, infatti, alla difficile equivalenza che sussiste tra i contenuti dei livelli della progettazione previsti dal Codice dei Contratti Pubblici, il D. Lgs. 36/2023 e s.m.i., e i contenuti presenti nei modelli informativi: equivalenza forse nemmeno praticabile, poiché vi è una sorta di incommensurabilità epistemologica, che testimonia probabilmente l’impossibilità del settore a distaccarsi dalle ana-logiche e che, in definitiva, ridimensiona fisiologicamente la portata della trasformazione digitale.
I primi contenuti, infatti, sono definiti in dettaglio in elenchi predeterminati di definizioni, mentre i secondi dovrebbero essere specificati ancor più analiticamente per ogni entità informativa attraverso un elenco di proprietà, usualmente distinte in geometrico-dimensionali e alfa-numeriche, a cui si aggiungono proprietà residuali, genericamente definite, appunto, documentali, nel senso che non possono essere agevolmente ricondotte alla comprensione e all’interpretazione univoca e diretta da parte degli algoritmi.
Si ravvisa spesso, peraltro, una grande confusione terminologica, relativa, ad esempio alla distinzione tra geometria e informazione, come se la prima fosse altro dalla seconda.
Il Codice ha introdotto un forte tasso di digitalizzazione per la fase che segue la progettazione, vale a dire della realizzazione, in merito alle funzioni della direzione dei lavori, non solo prevedendo obbligatoriamente, in caso di incompetenza disciplinare del direttore dei lavori, per il caso di adozione della Gestione Informativa Digitale, presumibilmente nella veste di direttore operativo, la presenza di un coordinatore dei flussi informativi, ai sensi della norma UNI 11337-7:2018, coordinatore sia pure non certificato, ma, soprattutto, investendo l’ufficio di direzione dei lavori di una serie di compiti inediti.
O meglio: è corretto affermare che la mutata natura del cantiere, edile e infrastrutturale, a causa della centralità del dato sempre più spiccata, muta l’essenza delle prestazioni del direttore dei lavori, figura contemplata con modalità differenti anche in altri Paesi, come clerk of works o maître d’œuvre oppure Bauüberwacher.
L’essenza delle prestazioni proprie alla direzione dei lavori si accostano, d’altronde, non solo a quelle relative al coordinamento della sicurezza e al collaudo tecnico-amministrativo, ma pure a quelle inerenti alla gestione ambientale (sostenibile e circolare) del cantiere, che richiede un’azione di supervisione da parte dello stesso ufficio di direzione dei lavori, in virtù dei numerosi schemi di conformità relativi a certificazioni ambientali e circolari, ma pure alla conformità legislativa ai criteri ESG o legati alla neutralità climatica o alla resilienza.
È palese, invero, che oggi la gestione sostenibile del cantiere sia una tematica cruciale, ancorché poco nota e posseduta in termini di direzione dei lavori, presentandosi, attualmente, ancor più impegnativa a causa del suo potenziale in termini di digitalizzazione, non solo a causa delle basi di dati dedicate al life cycle assessment, ormai legato a digital product passport, ma soprattutto, del potere computazionale inerente alla impronta carbonica e alla impronta idraulica del cantiere.
La dilatazione delle soluzioni tecnologiche digitali che producano dati, tendenzialmente strutturati, dalla modellazione informativa in poi, richiede, infatti, di ripensare, anche considerevolmente, se non la natura della funzione della direzione dei lavori (risalente almeno al 1895), almeno i processi e le attività.
Occorre, peraltro, considerare le relazioni che intercorrono tra il responsabile unico del progetto (con il proprio coordinatore dei flussi informativi nella struttura di supporto), il responsabile di fase, il direttore dei lavori, il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione e i membri della commissione di collaudo tecnico-amministrativo, tanto più se in corso d’opera.
All’interno stesso dell’ufficio di direzione dei lavori, il coordinatore dei flussi informativi dovrà porsi in rapporto con altri direttori operativi e con ispettori di cantiere. È importante, inoltre, rilevare come tali relazioni avvengano all’interno dell’ambiente di condivisione dei dati e come, perciò, esse siano destinate a lasciare tracce utili a ricostruire i processi e le attività per come essi siano realmente accaduti.
Bisogna, tuttavia, osservare che, qualora l’ambiente di condivisione dei dati fosse ricondotto a frammentazione, in quanto project-based o, peggio, stage-based, il tutto si vanificherebbe sia nell’ottica specifica sia in quella prospettica, favorendo la coltivazione del contenzioso (anzitutto, tramite le riserve digitalmente abilitate) e depotenziando il valore del dato nell’ottica del suo reimpiego per la gestione della conoscenza e per il ricorso ad analitiche predittive.
Ciò appare particolarmente rilevante alla luce della redazione e dell’aggiornamento della relazione specialistica sulla modellazione informativa, che dovrebbe permettere di ricostruire alla commissione di collaudo tecnico-amministrativo, tra l’altro, le dinamiche intercorse tra le controparti contrattuali nel corso della realizzazione dei lavori e, di conseguenza, dell’esecuzione dei relativi contratti pubblici.
È necessario, però, chiarire quale sia lo scopo della relazione specialistica: non certo quello di replicare in modo cronachistico le richieste di prestazione e i relativi esiti, bensì di ricostruire la dinamica processuale dell’evoluzione della modellazione informativa, dato che il verificatore di ultima istanza sarà la commissione di collaudo tecnico-amministrativo, anche in rapporto ai servizi erogati dall’ufficio di direzione dei lavori.
Potenzialmente, ciò dovrebbe consentire, dopo che nel capitolato informativo si sia operata una azione di process modelling, di effettuarne una relativa al process mining, al fine di verificare l’aderenza a quanto previsto dalla stazione appaltante o dall’ente concedente e quanto realmente attuato.
Certo, se l’ambiente di condivisione dei dati si dovesse mostrare come parcellizzato in una logica project-based, nel migliore dei casi, è palmare che nulla di tutto ciò possa utilmente avvenire.
Da questo punto di vista il capitolato informativo, il piano di gestione informativa, i contratti e i disciplinari, contribuiscono a modellare e a proceduralizzare i processi, ma questi ultimi inevitabilmente, appunto, propongono variazioni sul tema di volta in volta, coi relativi risvolti sul piano giuridico-contrattuale.
Non bisogna, in effetti, mai dimenticare, come è palese allorché si ragiona di digital twinning a proposito della esecuzione dei lavori, che in questo caso sia in gioco il processo, colle corrispondenti attività poste in relazione tra di esse in un flusso (operativo e informativo), ancor prima che il loro prodotto, qui rappresentato dalla erogazione dei servizi di direzione dei lavori.
Parimenti, non si dimentichi che i dispositivi digitali che i diversi attori adoperano, inclusi gli agenti operanti per conto della controparte contrattuale, dovranno essere sempre più interoperabili tra loro e che l’ambiente di condivisione dei dati stesso dovrà sempre più integrarsi con altri sistemi informativi, interni ed esterni alla stazione appaltante.
In altre parole, l’ambiente di condivisione dei dati, da piattaforma relativamente passiva di gestione di documenti diviene progressivamente ecosistema attivo di gestione del contratto pubblico, unitamente alla piattaforma di approvvigionamento digitale.
La qual cosa, qualora gli ambienti di condivisione dei dati restassero frammentati per fasi procedimentali (stage) o per progetti (project) si rivelerebbe del tutto inapplicabile, favorendo, come cesura, una netta soluzione di continuità tra la fase di affidamento del contratto pubblico di esecuzione dei lavori e quella di sua esecuzione, per i risvolti attinenti alla erogazione dei servizi di direzione dei lavori.
In altri termini, i dati e le informazioni generati durante la realizzazione dei lavori, nel cantiere fisico e nell’ambiente virtuale, possono creare valore, solo se tempestivi e accurati, per il sistema di monitoraggio e di controllo degli investimenti pubblici e, allo stesso tempo, contribuire ad alimentare data lake e data warehouse nella prospettiva di medio e di lungo termine della stazione appaltante o dell’ente concedente.
Ciò richiede alla stazione appaltante (o all’ente concedente) di ragionare sul livello della immediatezza dell’uso del dato e su quello della capitalizzazione del medesimo: esercizio non semplice in quanto gli individui coinvolti nel singolo intervento non hanno specifico interesse, in linea generale, al di fuori di esso.
Ovviamente, l’assenza di un ambiente di condivisione dei dati organization-wide renderebbe questa eventualità impraticabile.
Per prima cosa, l’ufficio di direzione dei lavori interagisce in termini digitali con la controparte contrattuale a livello della progettazione costruttiva o, meglio, a livello di transizione dai modelli informativi disciplinari e aggregati prodotti nella fase di progettazione a quelli propedeutici e successivi alla fase di realizzazione.
Si tratta di quello che la versione novellata del Codice dei Contratti Pubblici identificherebbe con la locuzione di modello informativo di cantiere.
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