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Per un'economia globale net-zero servono investimenti di oltre 9 trilioni di dollari all'anno entro il 2050

Molte grandi aziende utilizzano strategie di compensazione delle emissioni per raggiungere obiettivi di neutralità carbonica, ma studi recenti mostrano che queste pratiche non sempre offrono vantaggi climatici reali. I crediti di carbonio e i Renewable Energy Credits (RECs), ad esempio, spesso si concentrano su soluzioni temporanee o non verificabili, lasciando in sospeso la questione della riduzione effettiva delle emissioni.

Oltre il modello Net-Zero

L'approccio net-zero, adottato da molte grandi aziende, sta incontrando limiti significativi in termini di efficacia.

Questo metodo richiede che le aziende compensino le loro emissioni residue di gas serra acquistando crediti di carbonio o tramite altre forme di compensazione.

Tuttavia, studi recenti dimostrano che queste strategie spesso falliscono nel portare benefici climatici reali, poiché tendono a concentrarsi su soluzioni temporanee o non verificabili, piuttosto che su riduzioni effettive delle emissioni.

Ecco alcune delle principali criticità legate a queste strategie.

 

Crediti di carbonio di dubbia efficacia

Molti crediti di carbonio derivano da progetti come la riforestazione o la protezione delle foreste esistenti.

Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato che questi progetti spesso non riescono a garantire che le foreste siano protette nel lungo termine o che il carbonio venga sequestrato in modo permanente. Ad esempio, alcune foreste che dovrebbero "assorbire" CO₂ in realtà vengono distrutte o bruciate, annullando qualsiasi beneficio climatico previsto.

Un'indagine della ProPublica ha mostrato che alcuni progetti di compensazione forestale in paesi come l'Indonesia e il Brasile non solo hanno fallito nel proteggere le foreste, ma hanno anche permesso a grandi emettitori di continuare a inquinare, sapendo di poter acquistare crediti a basso costo senza conseguenze reali per il clima.

Renewable Energy Credits (RECs) e problemi di sovrastima

Un'altra strategia comune per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero è l'acquisto di Renewable Energy Credits (RECs), che teoricamente aiutano a promuovere la produzione di energia rinnovabile.

Tuttavia, gli esperti mettono in dubbio l'efficacia dei RECs, soprattutto nei mercati dove l'energia rinnovabile è già economicamente competitiva. In molti casi, i progetti di energia pulita avrebbero comunque ottenuto finanziamenti senza il bisogno di tali crediti. Questo significa che i RECs non portano un beneficio aggiuntivo al clima e non riducono le emissioni reali.

Ad esempio, un'analisi di Princeton ha concluso che l'acquisto di RECs in un contesto dove l'energia rinnovabile è già competitiva non contribuisce a costruire nuovi progetti, limitando il potenziale impatto climatico. In questo scenario, le aziende potrebbero dichiarare di essere "carbon neutral" senza aver realmente ridotto le proprie emissioni o spinto per un incremento delle fonti rinnovabili.

 

Soluzioni di compensazione temporanee

Alcuni progetti di compensazione sono basati su interventi temporanei che non garantiscono una riduzione permanente delle emissioni. Ad esempio, i crediti che derivano da interventi su terreni agricoli per migliorare le pratiche di gestione del suolo o ripristinare ecosistemi costieri hanno effetti climatici spesso di breve durata.

Questi interventi potrebbero perdere il loro impatto positivo nel tempo se le pratiche di gestione non vengono mantenute o se il cambiamento climatico danneggia gli ecosistemi coinvolti.

 

Mancanza di trasparenza e verificabilità

Molti progetti di compensazione non offrono sufficienti garanzie di trasparenza. Spesso, le emissioni evitate o compensate non sono facili da quantificare o verificare con precisione. Alcuni progetti esagerano i benefici climatici che possono apportare, mentre altri non vengono monitorati a sufficienza per assicurarsi che i benefici dichiarati vengano effettivamente raggiunti.

Un esempio di questa mancanza di trasparenza si trova nei progetti di riforestazione, dove le foreste piantate o protette potrebbero essere abbattute pochi anni dopo, senza che questo sia rilevato dalle aziende che hanno acquistato i crediti di carbonio associati.

 

Puntare direttamente alla riduzione delle emissioni

Le strategie di compensazione delle emissioni e di acquisto di crediti di carbonio possono essere strumenti utili per ridurre le emissioni su scala globale, ma spesso non sono sufficienti a garantire benefici climatici reali e duraturi.

Per massimizzare l'impatto positivo, le aziende devono spostare l'attenzione verso soluzioni che riducano direttamente le loro emissioni e investire in tecnologie e progetti che abbiano un impatto tangibile e verificabile sul clima.

Il modello di contributo, proposto come alternativa, mira a spostare il focus dalla compensazione delle emissioni a un impegno concreto per ridurre il proprio impatto climatico.

Questo modello suggerisce che le aziende debbano dedicare risorse significative non solo alla riduzione delle loro emissioni dirette, ma anche a progetti che possano avere un impatto duraturo, come investimenti in tecnologie emergenti di cattura del carbonio o in soluzioni sostenibili su larga scala.

Ad esempio, studi di McKinsey mostrano che la transizione verso un'economia globale net-zero richiederebbe investimenti di oltre 9 trilioni di dollari all'anno entro il 2050, per trasformare sistemi energetici, materiali e l'uso del suolo.

Tuttavia, attualmente solo il 50% di questi investimenti necessari potrebbe essere coperto da politiche esistenti, il che evidenzia l'urgente necessità di un maggiore impegno delle aziende.

Un elemento chiave del modello di contributo è che non mira a "neutralizzare" ogni tonnellata di CO₂ emessa, ma piuttosto a sostenere progetti che possono generare benefici reali e tangibili.

Un esempio è l'iniziativa di Google, che ha abbandonato l'acquisto di crediti di carbonio a favore di investimenti in tecnologie di rimozione diretta del carbonio, come le tecnologie di cattura diretta dell'aria, e progetti di energia pulita 24/7, garantendo che l'energia utilizzata sia rinnovabile in ogni ora del giorno.

In conclusione, il modello di contributo rappresenta un'evoluzione rispetto all'approccio net-zero, poiché incoraggia un impegno a lungo termine verso la riduzione delle emissioni, sostenendo tecnologie e politiche che potrebbero avere un impatto duraturo sul cambiamento climatico.

Questa transizione non è solo necessaria per il successo globale, ma richiede anche un cambio di mentalità nelle grandi aziende, che devono passare dal compensare le emissioni al contribuire attivamente a una soluzione sostenibile.

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