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Cambiamenti climatici: il cittadino può fare causa al governo per scarso impegno

Nell'epoca dell'urgenza climatica, le sentenze di giustizia stanno delineando nuovi orizzonti nella lotta contro il cambiamento climatico. Il caso Urgenda nei Paesi Bassi ha inaugurato un movimento globale e oggi con la sentenza della Corte Europea che imputa alla Svizzera la responsabilità di agire il dado è tratto: ogni cittadino può fare causa al proprio Paese se non fa abbastanza. Questo articolo esplora il potere del diritto di fronteggiare una delle più grandi sfide del nostro tempo.

Il mese di marzo 2024 è stato il più caldo a livello globale da quando l'uomo rileva le informazioni relative alle temperature. Ed è il decimo mese di seguito che questo accade. Negli ultimi 20 anni la temperatura media dell'Europa è già aumentata per il mese di marzo di oltre 2 gradi.

Questo cambiamento non è l'unico a caratterizzare la situazione del clima: si pensi alla siccità, ai fenomeni meteorici violenti, all'estensione degli incendi.

Insomma, è più facile oggi affermare che la terra sia piatta piuttosto che negare che i cambiamenti climatici stiano avvenendo con una crescente intensità.

E la domanda che ci poniamo è ovviamente se stiamo facendo abbastanza per mitigare questi cambiamenti oppure no. Una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ci dice due cose: la prima è che non lo stiamo facendo, la  seconda è che i governi possono essere condannati per questo tipo di "mancanza" che di fatto quindi diventa un reato.

Il caso URGENDA: la prima condanna di uno Stato non sufficientemente attento all'ambiente

Nel panorama giuridico globale, il caso Urgenda contro lo Stato dei Paesi Bassi si è distinto come un punto di svolta nella lotta legale contro il cambiamento climatico.

Avviato nel 2013 dalla fondazione ambientale Urgenda con il supporto di 896 cittadini olandesi, questo processo ha segnato la prima volta in cui un tribunale ha imposto a un governo l'obbligo legale di ridurre le emissioni di gas serra per proteggere i diritti umani dei suoi cittadini dai pericoli del riscaldamento globale.

La decisione della Corte Suprema olandese, arrivata nel dicembre del 2019, ha confermato che i Paesi Bassi dovevano ridurre le proprie emissioni di gas serra del 25% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, stabilendo un importante precedente legale che dimostra come le azioni legali possano effettivamente forzare i governi a prendere misure concrete contro il cambiamento climatico.

Questo è stato lo storico verdetto che ha aperto la strada a un'ondata di cause legali di tipo ambientale in tutto il mondo, dimostrando che il diritto può essere uno strumento efficace nella lotta per il clima. Attivisti, cittadini e organizzazioni non governative stanno seguendo l'esempio di Urgenda, impugnando in giudizio i propri governi per inazione o azioni insufficienti contro il cambiamento climatico, sottolineando l'urgente necessità di azioni legali e regolamentazioni più stringenti per tutelare il futuro del pianeta.

Il recente caso che condanna la Svizzera

In un recente articolo pubblicato dal New York Times dal titolo "In Landmark Climate Ruling, European Court Faults Switzerland", emerge un altro caso giudiziario di grande rilevanza che segna un precedente significativo nell'ambito della legislazione sui cambiamenti climatici.

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che il governo svizzero ha violato i diritti umani dei suoi cittadini non facendo abbastanza per contrastare il cambiamento climatico.

Il caso è stato portato avanti da un gruppo chiamato KlimaSeniorinnen, o Donne Anziane per la Protezione del Clima, che ha sostenuto che la loro salute era a rischio durante le ondate di calore legate al riscaldamento globale. Hanno argomentato che il governo svizzero, non facendo abbastanza per mitigare il riscaldamento globale, aveva violato i loro diritti.

Questo verdetto rappresenta l'ultima decisione in una serie più ampia di cause legali relative al clima che mirano a spingere i governi ad agire contro il riscaldamento globale. Tuttavia, esperti hanno sottolineato che si tratta della prima istanza di una corte internazionale che determina che i governi sono legalmente obbligati a rispettare i loro obiettivi climatici in base al diritto sui diritti umani.

Joie Chowdhury, un avvocato senior del Center for International Environmental Law, ha commentato: "It is the first time that an international court has affirmed clearly that a climate crisis is a human rights crisis" (È la prima volta che una corte internazionale afferma chiaramente che una crisi climatica è una crisi dei diritti umani).
Fonte: NYT

Sebbene la decisione sia legalmente vincolante, gli esperti sottolineano che spetta infine agli stati conformarsi. Annalisa Savaresi, professore di diritto ambientale all'Università dell'Est Finlandia, ha espresso l'aspettativa che la Svizzera rispetterà la sentenza della corte.

La sentenza arriva in un momento in cui molti altri paesi non stanno rispettando i loro obiettivi climatici, il che potrebbe incoraggiare più cittadini a fare causa.

Michael Gerrard, direttore del Sabin Center for Climate Change Law alla Columbia University di New York, ha affermato: "I expect we're going to see a rash of lawsuits in other European countries, because most of them have done the same thing" (Mi aspetto che vedremo un'ondata di cause legali in altri paesi europei, perché la maggior parte di loro ha fatto la stessa cosa).
Fonte: NYT

Questo verdetto potrebbe non solo influenzare altre decisioni di corti internazionali, inclusa la Corte Internazionale di Giustizia, ma rappresenta anche un momento cruciale che dimostra come il cambiamento climatico comprometta i diritti fondamentali, resonando attraverso vari casi legali in tutto il mondo.

La decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo copriva tre casi in cui i membri del pubblico sostenevano che i loro governi, non facendo abbastanza per mitigare il cambiamento climatico, violavano la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La corte ha ordinato alla Svizzera di adottare misure per affrontare queste carenze e di pagare al gruppo KlimaSeniorinnen 80.000 euro, circa 87.000 dollari, per coprire i loro costi e spese.

Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente del KlimaSeniorinnen, ha definito la decisione "una vittoria per tutte le generazioni", sottolineando l'importanza di questo verdetto non solo per la Svizzera ma per il contesto globale dei diritti umani e della legislazione ambientale.
Fonte: NYT

Può accadere in Italia: certo, la salute è un diritto sancito dalla costituzione

La recente evoluzione del quadro costituzionale italiano apre nuove frontiere per la tutela ambientale, inclusa la lotta al cambiamento climatico, attraverso il ricorso al diritto.

Nel 2022, la Costituzione italiana è stata modificata per includere esplicitamente la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi come principi fondamentali. Questa riforma ha interessato gli articoli 9 e 41 della Costituzione, integrando la protezione ambientale tra i doveri fondamentali dello Stato e imponendo limiti all'iniziativa economica privata in nome della salute, della sicurezza e della dignità umana.

L'articolo 9, arricchito da un nuovo comma, sancisce ora esplicitamente il dovere dello Stato di tutelare l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, "anche nell'interesse delle future generazioni".

L'articolo 41, invece, stabilisce che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, ampliando così il concetto di utilità sociale e inserendo i principi di sostenibilità e rispetto ambientale come criteri guida dell'attività economica.

Con riferimento al contesto giuridico nazionale, le aspettative di giustizia affidate al contenzioso climatico sono state molto ridimensionate da una recentissima decisione del Tribunale di Roma sulla causa Giudizio Universale, nella quale il giudice ha ritenuto, nella sostanza, di non poter giudicare le scelte politiche, nemmeno nella gravità del fenomeno climatico. Il che non deve necessariamente lasciare delusi. La sentenza va letta, a mio parere, come un richiamo all’assunzione delle responsabilità della politica nazionale, che, visti i dati allarmanti sulla situazione della salute del Pianeta, ha l’onere di governare l’economia e la società aprendo il dialogo con la scienza, per rendere efficaci le proprie azioni ed interpretare i nuovi bisogni della nostra comunità, anche a tutela dei beni comuni.

Queste modifiche costituzionali hanno rappresentato una svolta epocale e allineano l'Italia al quadro europeo e internazionale in materia di tutela ambientale, fornendo una base giuridica solida per eventuali cause legali volte a proteggere l'ambiente e contrastare il cambiamento climatico.

In particolare, l'inserimento esplicito della tutela dell'ambiente e della sostenibilità come doveri dello Stato potrebbe ispirare azioni legali basate sull'articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute, potendo interpretare il rischio climatico come una minaccia diretta al benessere della popolazione.

 

Non fare abbastanza per contrastare gli effetti del cambiamento climatico sulla salute delle persone non è una dichiarazione generica ma deve diventare un riferimento concreto di valutazione. La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, così come i nuovi articoli della Costituzione italiana vanno considerati 2 “novità” volte a ridefinire alcune priorità politiche nell’interesse delle nuove generazioni. Ed è in questo contesto che diventa essenziale, per prendere decisioni così importanti, dotarsi di strumenti in grado di misurare e quindi di verificare i risultati concreti in termini di impatto ambientale. Solo così sarà possibile per tutti rendersi conto di quello che si sta facendo e di conseguenza se si stia o meno facendo abbastanza.

 

Le cause legali ambientali possono quindi trovare un nuovo terreno fertile in Italia, dove cittadini e associazioni potrebbero invocare la recente riforma costituzionale per chiedere al governo e alle istituzioni di adottare misure più incisive contro il cambiamento climatico, in difesa della salute pubblica e della qualità della vita delle generazioni presenti e future.

Questo scenario apre la strada a potenziali sviluppi nel contenzioso ambientale, in un contesto in cui la giurisprudenza potrebbe assumere un ruolo sempre più centrale nella definizione delle politiche di sostenibilità e protezione dell'ecosistema.

Su INGENIO abbiamo già trattato l'argomento più volte grazie ad alcuni approfondimenti della Prof. Sara Valaguzza, tra cui l'articolo "Saranno le corti di giustizia a salvare il pianeta?" in cui si evidenziava "Che l’inquinamento sia un problema e la salute un diritto non è una novità. Solo di recente, però, si è visto riconoscere, grazie alle c.d. strategic litigation e all’interno del più ampio diritto alla vita, quello che è stato battezzato come il diritto al clima, anch’esso fondamentale e inviolabile, garantito dagli artt. 2 e 8 dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo."

Il dado è tratto, la politica non può fare più finta di niente.

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