Calcolo delle portate di ventilazione per aule scolastiche: riferimento a persone adattate o non adattate?
Il ricambio d’aria nelle scuole secondo la legislazione vigente.
Nel mio precedente articolo ho presentato un esempio di calcolo delle portate di ventilazione secondo UNI EN 16798-1 nel quale facevo riferimento alle persone “non adattate” all’ambiente e citavo anche quelle “adattate”, senza soffermarmi sulle differenze tra le due categorie.
Scopo di questo articolo è proprio quello di illustrare come mai il normatore ne ha voluto tenere conto e come questo possa orientare le scelte progettuali.
La definizione di persone adattate all’ambiente
La maniera più semplice per descrivere la sensazione di una persona non adattata ad un ambiente interno è quella di pensare ad una tipica situazione nella quale ognuno di noi si è trovato, ad esempio dovendo uscire da una sala riunioni, un ristorante o un’aula scolastica senza ricambio d’aria dopo una buona ora di permanenza. Al rientro, dopo qualche minuto, si percepisce il classico odore di “aria viziata” oppure di pietanze cucinate al quale ci si era abituati e che quindi non si avvertiva più.
Se l’intenzione progettuale è quella di non fare percepire alcun odore ad una persona (ovviamente non adattata) che entra in un ambiente, allora bisogna tenerne conto nella identificazione delle portate di ventilazione da assicurare tramite un impianto. Le persone si adattano molto rapidamente agli odori di un ambiente: ci vogliono circa 15 minuti. Considerando che per soddisfare la qualità dell’aria “percepita” dai non adattati sono necessarie portate d’aria di circa tre volte superiori rispetto a quelle per persone adattate, appare ragionevole identificare diverse situazioni progettuali.
Per quale motivo? Per una ragione molto semplice e pragmatica: nella riqualificazione degli edifici esistenti sono oramai troppi i casi in cui si scarta l’ipotesi di installazione di un impianto di ventilazione meccanica degli ambienti in favore della semplice “aerazione”. Questo perché le portate d’aria da ricambiare tramite un impianto, calcolate per persone “non adattate”, sono troppo elevate: spesso le risorse economiche e gli spazi tecnici sono insufficienti.
Riferimenti alle persone adattate all’ambiente nella UNI EN 16798-1
La UNI EN 16798-1 (revisione della UNI EN 15251) parla di più metodi per calcolare le portate le portate di rinnovo dell’aria negli ambienti interni. Quello che tiene conto della “qualità dell’aria percepita” dalle persone è introdotto al paragrafo 6.3.2.2. Qui viene spiegato che le classi di qualità dell’aria percepita sono definite per persone “non adattate” nell’edilizia residenziale e per persone “adattate” nell’edilizia terziaria. Per maggiori approfondimenti sul tema la norma rimanda al suo rapporto tecnico, il TR 16798-2, come da indicazioni del CEN.
Le norme sotto mandato EPBD, infatti, devono essere sintetiche e di veloce consultazione, mentre i rapporti tecnici di accompagnamento possono offrire informazioni supplementari al lettore che desideri consultarli.
Secondo il metodo basato sulla qualità dell’aria percepita le portate di ventilazione di progetto si basano sulla somma di due valori: quelle necessarie per l’eliminazione degli odori dovuti alla presenza delle persone (bioeffluenti) e quelle necessarie per l’eliminazione degli inquinanti dovuti all’edificio (emissioni da materiali di costruzione, di arredo, ecc).
Le persone, dunque, potranno essere considerate “adattate” o “non adattate” all’ambiente che si sta progettando. Secondo il normatore è ragionevole fare riferimento a persone “adattate” in ambienti come cinema, aule scolastiche, auditorium a patto di prevedere un notevole ricambio dell’aria (tramite aerazione o impianto a seconda delle possibilità) tra le “sessioni” di occupazione (ad esempio l’intervallo durante le ore scolastiche).
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Al fine di compiere qualche riflessione assieme al lettore ho pensato di fare nuovamente riferimento all’aula di una scuola media inferiore con una superficie di 40 m2 ed un volume di 120 m3 in cui sia prevista la presenza di 20 persone, citata nel mio articolo del mese di ottobre. Si ipotizzi di dover affrontare un caso progettuale riguardante un edificio costruito negli anni ’70 con riferimento alle tipologie LPB (Low Polliting Building) oppure NLPB (cioè Non Low Polliting Building).
Si ricorda che quando si utilizza questo approccio di calcolo occorre sempre verificare che la portata totale garantisca almeno 4 L/s per persona che in questo caso corrispondono a 288 m3/h. Si ricavano quindi le portate d’aria indicate in tabella 1, dove sono barrati i risultati inferiori a 288 m3/h. Ricordiamo che secondo il Decreto CAM per la stessa aula sarebbero stati calcolati 604,8 m3/h.
Tabella 1 – Calcolo portate di rinnovo nell’aula tipo secondo UNI EN 16798-1 con riferimento a persone “adattate” all’ambiente.
Mi è capitato molto spesso di sentire di progettisti che, di fronte a richieste di portate troppo elevate da assicurare tramite un impianto sono stati costretti a optare in favore dell’aerazione.
Questo non per loro volontà, ma per infattibilità tecnica o economica. In questi casi, dunque, piuttosto di rinunciare alla ventilazione meccanica degli ambienti, non sarebbe il caso di sfruttare le altre opportunità rese disponibili dalla normativa tecnica di settore? In questa maniera vi sarebbe comunque un miglioramento delle condizioni della qualità dell’aria interna!E’ dunque così “tragico” fare riferimento alle persone “adattate” ad un ambiente? Si osservino le analisi sottostanti.
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Andamento della CO2 nell’aula tipo con portate di ventilazione per persone adattate
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