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Calcestruzzo, la crisi è un cuscino, per uscirne occorre svegliarsi

Riflessioni di Andrea Dari sulla crisi della filiera del calcestruzzo

Nei giorni del Salone del Mobile l’attenzione del mondo dell’architettura, e quando uso la parola mondo ovviamente non la uso come forma retorica, era concentrato su quanto stava accadendo a Milano. Salone, Fuori Salone, Settimana del Design, … eventi, ospiti, vernissage, conferenze stampa.

Grazie alle importanti iniziative immobiliari di questi anni, a cominciare da Porta Nuova e City Life, e all’azione del Salone, oggi Milano è ormai riconosciuta come Capitale internazionale dell’Architettura e del Design. E se vivessimo in un Paese in cui la sinergia fosse l’elemento di forza per emergere, la collaborazione con la Biennale di Venezia rappresenterebbe la naturale evoluzione di questa leadership.
 
Durante il Salone di quest’anno due sono state le iniziative collegate al mondo del calcestruzzo che hanno avuto maggiore visibilità.
 

La casa stampata 3D realizzata da ITALCEMENTI 

In piazza Beccaria a Milano, il primo progetto in Europa di casa 3D stampata in opera: 3D Housing 05. (vedi servizio dedicato)
Realizzata in una settimana da Italcementi, Arup e Cybe e firmato da Massimiliano Locatelli di CLS Architetti, l'edificio ecologico di 100 mq, ha vinto il Design Award 2018 del Fuorisalone per la categoria "Best Sustainability”: una vera e propria abitazione di 100 mq costruita in una settimana grazie alla tecnologia rivoluzionaria del 3D Printing e a una speciale miscela cementizia.
 
3Dhousing-vince-3.jpg
 

Il lancio della Torre Hadid

Ovvero dell'edificio che si chiamerà Torre Generali, la cosiddetta Torre «storta» di Milano CityLife, caratterizzata da una torsione e un assottigliamento verso l’alto progressivo, rappresenta un esempio perfetto di integrazione tra architettura e strutture. La torre, progettata dallo studio Zaha Hadid, si sviluppa per 44 piani e ha un'altezza complessiva di 175 metri; dei 44 piani, 39 saranno destinati ad uffici e saranno in grado di accogliere circa 3.200 persone. (vedi servizio dedicato)
 
Generali-Tower-Redesco_Tower-in-construction.jpg
 

Il cemento protagonista di City Life: davvero ?

Vorrei soffermarmi un attimo su questa ultima opera.
Si tratta di un’opera strutturalmente molto complessa, progettata dallo Studio Redesco di Milano, interamente in cemento armato.
«Tutti i pilastri della Torre seguono l’andamento dell’involucro - ha detto Mauro Eugenio Giuliani, direttore Tecnico di Redesco Progetti che ha progettato anche le strutture della parte "free form" del Podium commerciale - questo fa sì che la spinta sui solai faccia girare la Torre intorno al nucleo e avendo scelto di usare il calcestruzzo, che permette di fare solai senza travi e quindi adatti a un edificio alto, la sfida era riuscire a prevedere come si sarebbe potuto evolvere l’edificio nel tempo, perché il calcestruzzo è un materiale non lineare che smette di muoversi dopo venti o trent'anni».
 
Ho evidenziato un passaggio della dichiarazione dell'ing. Giuliani, sulla scelta del calcestruzzo. E l'ho fatto non per caso, ma perchè rappresenta la frase che la filiera del calcestruzzo vorrebbe sentirsi dire, la frase che porta il 98% degli edifici alti ad essere realizzati ogni anno nel mondo con calcestruzzo o tecniche miste.
 
Una scelta fatta anche in un'altra sfida colta da Redesco, sempre a City Life: la Torre Libeskind, che con i suoi 28 piani, distribuiti in 175 metri di altezza, diventerà dal 2020 la nuova sede milanese di PwC Italy. Torri che si affiancano al grattacielo già completato, la Torre Isozaki o Torre Allianz, soprannominata il Dritto, progettato dall'architetto giapponese Arata Isozaki e dall'architetto italiano Andrea Maffei sito nella città di Milano. Con i suoi 209,2 metri di altezza dal piano stradale al tetto, la torre è il secondo edificio più alto d’Italia e risulta il sesto nell'Unione europea.

Tre grandi opere che cambiano lo Sky Line della Città di Milano, che spostano l’asse urbano e creano un nuovo centro della città. Non a caso Patrik Schumacher, principale di Zaha Hadid Architects ha commentato "La Torre è il simbolo del 21esimo secolo, di una nuova Milano, di un nuovo centro della città”.

Tre grandi opere realizzate in calcestruzzo, non venti trent'anni fa, ma ora.
 
E l’impegno per realizzare queste opere lo si misura anche dai numeri. Solo per la Generali sono state previste un milione e 860mila ore lavorate, quattromila maestranze coinvolte, 335 imprese autorizzate, nove gru, 85mila metri cubi di calcestruzzo gettato in opera e 12.200 tonnellate di ferro. Stiamo parlando di numeri enormi in termini di manodopera, materiale prodotto in Italia.
 
E durante le Design Week il Corriere della Sera ha dedicato due pagine a City Life.
A quale torre, a quale progettista, a quale di questi tre grandi progetti, ci potremmo chiedere … e la risposta è a nessuno dei tre.
Ecco il titolo dello speciale: "Milano Citylife, svelato il nido delle farfalle: il primo asilo in legno è sotto i grattacieli”. 
Ancora una volta è il legno a occupare lo spazio privilegiato della cronaca, ancora una volta è questo materiale ad attirare l’attenzione dei media "Materiali ecologici e design, finiti i lavori. Il design è protagonista ovunque nelle tre sezioni insonorizzate, divise per colori e animali. L’edificio sarà la prima scuola pubblica certificata «Leed platinum»”.
 

Legno in prima visione. Un caso ? no, un simbolo.

Il simbolo di un confronto che vede da una parte la filiera del cemento, ferma e ancora ancorata ai rimpianti di un mercato che non esiste più, e la filiera del legno capace di mettere in evidenza ogni suo risultato, anche un piccolo asilo in un complesso che non per questa scuola ma per i grandi edifici cambierà sul volto di Milano.
 
La filiera del cemento, un settore industriale che non riesce a reagire, che continua a mostrare come esempi ancora le opere di Nervi (un gigante, è vero, ma poi è successo anche altro in architettura), che in una Nazione in cui tutte le forze politiche parlano di Consumo Zero del suolo non riesce ancora a comprendere che la vera sfida del settore non è più quella connotata dai 500mila permessi di costruire l’anno (oggi siamo a 40.000), non è più quella del calcestruzzo Rck venduto un tanto al kilo. Un settore in cui le singole aziende provano ad entrare in nuovi mercati, ma sempre singolarmente, senza fare squadra, senza cercare una strategia di filiera.
Un settore in cui ancora l’industria del cemento non comprende appieno che il proprio futuro è legato al successo delle sue applicazioni, e che la conoscenza dei mercati di queste non sta a monte, ma a valle. Un settore che ha trascurato i propri rapporti con i professionisti e il mondo accademico, ha chiuso la più bella rivista di ingegneria che esisteva in Italia (l’Industria del Cemento), che non crede su quelle nuove tecnologie che all’estero non sono più una nicchia di mercato: calcestruzzi fibrorinforzato, calcestruzzi autoriparanti, calcestruzzi impermeabili, le malte per rinforzo strutturale, i calcestruzzi rimovibili, le strutture post-tese, i calcestruzzi drenanti.
 
Attenzione, sto parlando di filiera, infatti non basta che ogni azienda si muova da sola. Singolarmente ci sono casi isolati di strategie innovative, vedi il cemento biodinamico, il progetto H2NO, ... ma non di filiera.
La prova la troviamo pensando a quest’ultimo materiale, il calcestruzzo drenante. Malgrado gli investimenti fatti dalle aziende non si ha avuto la forza di agire sul documento messo a punto da MIT e MIBACT sulle piste ciclabili e sulle Linee Guida realizzate dalla PA dove si scrive “le pavimentazioni per le ciclabili devono essere in asfalto liscio …”.
 

Eppure nel passato la filiera del calcestruzzo ha fatto squadra, ha saputo cogliere le occasioni.

Solo 20 anni fa il settore fece della Casa della Musica di Renzo Piano il simbolo del nuovo costruire in cemento armato. Da quel cantiere il settore partì per un viaggio di oltre 40 tappe per parlare di SCC. 10 anni fa la filiera lanciò il più importante progetto di disseminazione mai avviato da un settore dell'edilizia, il progetto Concrete.
 
La sensazione che ho da osservatore forse privilegiato, visto il lavoro che svolgo, è quello di un settore che sia seduto, che abbia utilizzato la crisi come paravento, come scusa per non voler cogliere la sfida del cambiamento e dell’innovazione. Incontro tante persone del settore, ogni giorno, ma non sento il coraggio dell’emergenza, sento troppo spesso la depressione della sconfitta. Vedo commerciali più concentrati sulla vendita del volume che del valore. Non trovo più passione, non trovo più persone che si esaltano per il nuovo grande edificio realizzato in calcestruzzo, per la nuova sfida superata, anzi spesso non se ne curano, neppure delle nuove norme uscite, neppure della nuova tecnologia proposta al mercato. Non abbiamo più miti come lo sono stati Mario Collepardi, Adam Neville ... Vedo un settore che non coglie la sfida alla digitalizzazione. Un esempio, Elettrondata da anni ha messo a punto un software e un sistema per l’identificazione digitale dei cubetti. Dovremmo essere noi a portarlo nei cantieri. Vedo Manager che analizzano più i dati delle proprie vendite che le analisi di marketing di nuovi mercati.
 

Il cemento non comunica

Non vedo un settore che comunica, che coglie l’occasione delle straordinarietà dei propri prodotti. Le torri di City Life, delle opere in CA dell'architetto indiano Balkrishna Doshi, Premio Pritzker 2018, o dell’edilizia utile dell'architetto cileno Alejandro Aravena, curatore della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale 2016, o delle curatrici dell’edizione di quest’anno, Yvonne Farrell e Shelley McNamara, di Grafton Architects, progettiste anche della nuova sede della Universita Luigi Bocconi di Milano.
 

Per uscire dalla crisi serve un cambio di passo

Non vorrei aver dato la sensazione di parlare di "sconfitta di una filiera": l'obiettivo del mio articolo è quello di evidenziate quante opportunità di crescita oggi ci siano purchè non si rinunci alla lotta.
 
Occorre un cambio di passo che non può avvenire attraverso due elementi, e che riguardano tutte le aziende della filiera, a cominciare dalle più grandi:
  • collaborare, rafforzare e credere nell’azione del "lavorare insieme"
  • investire con maggiore forza sulla cultura delle figure interne del settore
 
Come possiamo pensare di cambiare il nostro destino se non sapremo essere uniti e se i nostri uomini non possederanno pienamente quei valori che dovrebbero disseminare ?
 

Calcestruzzo, Rem tene, verba sequentur