Calcestruzzo: i controlli di accettazione sono a dir poco imbarazzanti
Calcestruzzo green, aggregati di riciclo, certificazione del FPC e patentini per tecnologici: un’intervista per comprendere la posizione di Ivan Dante Contiero.
Calcestruzzo per Opere Green
I cambiamenti climatici non sono più una minaccia per il futuro ma purtroppo una triste realtà quotidiana. Alluvioni, grandinate, tempeste, incendi, calori e temperature altissime … In tale contesto il tema della resilienza di territori, infrastrutture, edifici diventa fondamentale, e di conseguenza quello della qualità dei materiali da costruzione e delle loro prestazioni. Al tempo stesso ci troviamo con la spinta, giusta ed ineludibile, dell’adozione di prassi sempre più sostenibili, tra cui quella di usare sempre meno cemento, e in genere di miscela, aggregati di riciclo, …
Ecco allora la domanda: come il calcestruzzo può rispondere a questa doppia sfida, più prestazioni e più sostenibilità ?
Secondo la mia esperienza ed il mio modo di vedere le cose, per realizzare una struttura ecosostenibile bisogna assolutamente che questa sia costruita per durare il più a lungo possibile.
Due domande provocatorie: tutte le strutture realizzate con la purtroppo diffusa "tecnica del ferro a vista" sarebbero oggi in situazioni migliori se a suo tempo fossero state realizzate con un cemento "green"? Inquino di più se realizzo una struttura con vita utile di 100 anni utilizzando un cemento CEM II/A-LL, oppure se realizzo una struttura con vita una utile di 50 anni utilizzando un cemento CEM II/B-LL?
Noi tecnologi possiamo progettare il miglior calcestruzzo con le più elevate prestazioni sfruttando le materie prime e le tecnologie più ecosostenibili in assoluto: tutto questo risulta inutile se a monte non vi è una corretta progettazione e se a valle non vengono garantite una corretta posa in opera ed un vero e sicuro controllo di accettazione di tutti i materiali.
Aggregati di Riciclo
Si parla da anni dell’uso di aggregati di riciclo, provenienti da attività di demolizione, nel calcestruzzo, anche quello ad alte prestazioni. In realtà ad oggi siamo ancora lontani da qualsiasi risultato apprezzabile. Perchè secondo te l’aggregato di riciclo è ancora così poco utilizzato? e quanto secondo te può essere una risorsa affidabile e di qualità per il calcestruzzo?
Sostanzialmente per un unico motivo: il rapporto qualità/prezzo è assolutamente a favore del materiale naturale.
Il materiale proveniente dalla demolizione del calcestruzzo in molti casi costa di più del materiale naturale. Se a questo aggiungiamo il fatto che l'alta variabilità delle caratteristiche fisico- meccaniche di questi tipi di materiale implicano un aumento dello scarto quadratico medio in produzione, si intuisce facilmente che tutto questo porta ad un ulteriore incremento di costi.
C'è poi da valutare anche l'aspetto impiantistico: molti impianti non hanno la possibilità di utilizzare altri materiali diversi da quelli della produzione standard se non mettendo in crisi quest'ultima.
Quindi ai costo di produzione dovuti alla materia prime c'è da sommare un ulteriore costo derivante dalla riduzione di capacità produttiva dell'impianto.
Acqua di Riciclo e CAM
L’acqua di riciclo dovrebbe essere valorizzata nel conto dei CAM?
Non credo che il gioco ne valga la candela. Mi spiego: secondo l'appendice A3 della EN 1008 il quantitativo massimo di materiale solido proveniente dall'acqua di recupero non può superare 1% della massa dell'aggregato, quindi possiamo arrivare al massimo a 18-19 kg/m3.
Da considerare che per queste verifiche devo dapprima installare uno strumento che misuri in continuo la densità dell'acqua di riciclo e quindi aggiornare l'automazione in modo tale mi computi la parte solida. A mio modesto parere, per aumentare l'ecosostenibilità dell'acqua di riciclo si dovrebbero utilizzare dei sistemi per filtrarla (es, filtropresse) e renderla così più "costante". L'acqua di riciclo è un costo sia finanziario che ambientale che molti sottovalutano.
Cementi di miscela
La sostituzione dei cementi tradizionali con quelli di miscela è solo un problema di cambio fornitura o inciderà nella definizione dei mix design? puoi farmi un esempio ?
Sicuramente che andrà ad impattare sui mix design. Ogni variazione di qualsiasi materia prima va ad impattare sul mix design.
Gli esempi sono plurimi. I più immediati:
- tempi di presa: mantenimento lavorabilità
- tempi di indurimento: scassero e tempi di lavorazione nel caso dei pavimenti industriali
- flow del cemento: quantità d'acqua necessaria
- reattività degli additivi: reologia, mantenimento lavorabilità
- effetto faccia-vista: importante specialmente nell'industria della prefabbricazione
Norme e calcestruzzo green
I prodotti si evolvono …. ma le norme restano sempre le stesse, o addirittura peggiorano. Si pensi alle norme sul controllo di accettazione del calcestruzzo, che hanno più di quarant’anni, o all’introduzione del CVT per i calcestruzzo fibrorinforzati. Quale priorità nell’ambito delle normative andrebbero affrontate per prima in questo settore. Quale approccio dovrebbe essere seguito?
Vero che le norme attuali sono attualmente sono perfettibili, ma per fare uno scatto nel settore bisognerebbe semplicemente applicare l'approccio della competenza e del buonsenso.
Competenza: talvolta ci troviamo di fronte a direzione lavori che a fronte di un mix qualificato pretendono che tu garantisca le prestazioni nel tempo senza poter mai modificare il mix nemmeno nel contesto del cambio stagione.
Buonsenso: succede che per motivi legati alla posa in opera, un calcestruzzo qualificato con consistenza S4 debba essere posto in opera con consistenza S3: all'impianto si procede trattenendo parte dell'acqua prevista. In cantiere se il calcestruzzo non ha un abbassamento al cono di Abrams di almeno 160 mm il la direzione lavori dichiara il carico non conforme.
Peccato però che con tale fluidità il calcestruzzo non si riesca a porlo in opera.
Rimanendo nell'ambito della consistenza con l'avvento di additivi sempre più prestazionali sia bell'ambito del poter di fluidificazione sia di quello di mantenimento di lavorabilità è a dir poco anacronistico dire che un calcestruzzo con 160 mm di abbassamento al cono abbia la stessa lavorabilità di un calcestruzzo con uno slump di 210 mm.
Questo significa che verificare il mantenimento della lavorabilità rimanendo sempre all'interno della stessa classe di consistenza può creare grossi problemi nella fase della posa in opera.
Due parole sui criteri di accettazione i quali, ad oggi, sono gli unici controlli obbligatori per legge. Sono assolutamente fuori luogo!
Hanno più di 50 anni!! A quei tempi si decise di prendere come riferimento la resistenza a 28 gg.
Quello che si costruiva a quei tempi in 28 gg, oggi credo lo si possa costruire benissimo in una settimana (a parità di personale impiegato).
Da più parti si propone di considerare la resistenza 56 gg per sfruttare al meglio le potenzialità dei cementi; purtroppo non ho mai sentito introdurre la questione della verifica obbligatoria delle resistenze alle alle brevi stagionature (3, 7, 14 gg), e dell'utilizzo delle curve dello sviluppo delle resistenze nel tempo. In un epoca in cui la velocità della fase di realizzazione è sempre più elevata, bisognerebbe adottare dei controlli di accettazione legati a più valori nel tempo.
Detto ciò mi stupisco come una legge del 2018 possa prevedere dei controlli di accettazione a dir poco imbarazzanti.
Certificazione FPC
L’applicazione obbligatoria della certificazione FPC sembra aver fallito il suo ruolo visto la presenza sul mercato di tanti impianti ancora senza automazioni, senza controllo del calcestruzzo, senza dispositivi ambientali. Quali le soluzioni, riformare la normativa, oppure appoggiarsi a un sistema volontario?
Ho sempre sostenuto che qualsiasi sistema in cui il controllore è pagato dal controllato è un sistema poco affidabile in termini di garanzia. Purtroppo nel nostro sistema tutte le certificazioni si basano su questa regola che ritengo assurda!
Credo inoltre che sistemi poco garanti portino ad un impoverimento di qualsiasi settore.
Attenzione però: ci sono comunque tante realtà per cui la "certificazione" è, per nostra fortuna, solo un'aspetto burocratico da assolvere (e quindi solo un costo da sostenere), perché la qualità è un fattore che fa parte del DNA di queste virtuose realtà.
La soluzione è sempre e comunque legata a chi deve controllare la qualità del materiale. Figura che deve essere formata e competente nel merito.
Patentino per tecnologici
Molti settori stanno certificando tramite norme UNI e patentini le proprie figure professionali. Ne parleremo anche al SAIE di Bari. Cosa ne pensi, questo settore dovrebbe qualificare le figure che vi operano?
Credo che la risposta alla domanda precedente possa essere considerata valida anche per questa. Non è assolutamente il patentino "obbligatorio" rilasciato da un ente terzo che fa bravo il professionista.
Con la stessa fermezza sono il primo in cui crede nella formazione di tutto il personale della filiera. Formazione che deve esse voluta a livello aziendale, e non imposta dal sistema. Solo in tal modo risulta essere un investimento.
Il risultato di questa formazione non deve essere per forza essere un il patentino, bensì il modus operandi ed il rendimento del singolo, i quali dovrebbero essere giustamente valutati e riconosciuti.
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