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Calcestruzzo FRC: "Soluzione sempre più utilizzata, determinante nell'abbattere le emissioni di CO2"

In questa intervista rilasciata a INGENIO, Simone Mornico (Leon Bekaert e Vice Presidente ASSIAD) sottolinea l'importanza di snellire le procedure burocratiche per la qualificazione del calcestruzzo fibro rinforzato, specie per le pavimentazioni industriali, e promuove un sistema di prequalifiche industriali per un mercato più rapido e adattabile. Inoltre, evidenzia il ruolo delle fibre nel migliorare la sostenibilità delle costruzioni riducendo armature e spessori, citando best practices internazionali, come l'uso dell'FRC nei porti spagnoli, che potrebbero essere adottate in Italia per migliorare le infrastrutture.

Normativa tecnica europea: con i nuovi Eurocodici, l'Annex L diverrà lo standard progettuale

In considerazione delle recenti discussioni al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici riguardanti l'aggiornamento delle linee guida per la qualificazione dei calcestruzzi fibro rinforzati preconfezionati, qual è la sua opinione, nell'ottica di un equilibrio tra la riduzione della burocrazia e la garanzia della qualità del prodotto finale, sulla proposta di qualificare la ricetta di una commessa prima della sua messa in opera? Quali ritiene possano essere i principali vantaggi e le possibili criticità di questo approccio?

Simone Mornico:

Le LL.GG. sugli FRC nella sua attuale forma rappresentano un sistema di garanzia del prodotto e ne consente l'utilizzo per usi strutturali. Questo riconoscimento ufficiale ne sta promuovendo lo sviluppo nella prefabbricazione e nelle malte per ripristini strutturali e sismici, nonché per i conci in galleria, con evidenti vantaggi tecnologici, economici e di sostenibilità ambientale.

Occorre però accelerare le procedure di rilascio dei CVT da parte del Ministero, perché ad oggi occorrono anche 8-12 mesi da pratica depositata e le nostre industrie italiane non meritano tali lentezze burocratiche.
Per quanto riguarda l'estensione del CVT anche per un FRC impiegato per una pavimentazione industriale (quindi un cls preconfezionato), è palesemente inapplicabile.

Le pavimentazioni industriali su massicciata continua vanno semplicemente tolte da questo obbligo. Questo perché le ricette FRC per un pavimento industriale devono essere adattabili alle esigenze di messa in opera, fase che tipicamente si verifica con distanza di soli pochi mesi dall'assegnazione dell'appalto dell'opera ed è quindi è impossibile fissarne i parametri 8-12 mesi prima dell'esecuzione stessa.

Simone Mornico - ASSIAD

 

Le tempistiche di realizzazione dell'opera, nel caso delle pavimentazioni industriali, mal si adattano quindi alle lungaggini burocratiche di rilascio del CVT. In secondo luogo, la variabilità delle ricette nell'ambito delle pavimentazioni industriali, richiede un continuo aggiornamento delle stesse che si scontra nuovamente con la rigidità imposta dalle attuali linee guide per la qualifica degli FRC.

Giusto, e direi logico, prevedere qui un sistema di prequalifiche industriali realizzate all'impianto di betonaggio per garantire le prestazioni del prodotto secondo le procedure descritte dalla linee guida ma con un iter burocratico più snello che meglio si adatti ad un mercato sempre più veloce ed in evoluzione.

Le grandi pavimentazioni a uso logistico ormai sono tutte progettate in FRC e con parametri prestazionali ben noti. Negli ultimi quattro anni si è formato un network di consulenti e di laboratori specializzati nelle prequalifiche, ed i relativi database rappresentano un solido riferimento tecnico e qualitativo. Occorre perseguire questa strada e definire con le autorità tecniche ministeriali degli standard sufficientemente affidabili ma allo stesso tempo facilmente applicabili e meno onerosi.

 

Nel contesto attuale, dove la sostenibilità è diventata un elemento essenziale tra le prestazioni richieste per un'opera, quale ruolo vede per i fornitori di fibre per il calcestruzzo? In che misura ritiene che le fibre possano contribuire a migliorare la sostenibilità delle costruzioni in calcestruzzo?

Simone Mornico:

Il ruolo dei produttori e fornitori di fibre per calcestruzzo sta ottenendo i giusti riconoscimenti dal mercato delle costruzioni. Molti di noi produttori sono coinvolti nei gruppi di lavoro di associazioni ed enti normatori insieme agli altri attori della filiera: produttori di cemento, di calcestruzzo e di additivi. Siamo inoltre rappresentati nel tavolo tecnico UNI dove si sta formando la Prassi di Riferimento per il Green Concrete, e membri attivi nel processo di decarbonizzazione delle tecnologie per le opere infrastrutturali.

Le fibre possono dare un contributo determinante in quanto, riducendo i quantitativi di armatura primaria e gli spessori, abbattono anche le emissioni di CO2. Aggiungerei inoltre che le fibre possono avere un ruolo sinergico con i nuovi cementi di miscela meno emissivi nonché con gli aggregati riciclati.

 

Guardando alle esperienze internazionali, in particolare a livello europeo, quali sono secondo lei le principali iniziative e best practices che stanno emergendo per promuovere un uso consapevole e di qualità delle fibre nel calcestruzzo? Ci sono esperienze specifiche che l'Italia potrebbe prendere come riferimento per migliorare l'impiego delle fibre nei progetti infrastrutturali nazionali?

Simone Mornico:

Anche a livello Europeo l'impiego degli FRC nelle costruzioni sta assumendo un ruolo di primaria rilevanza. Basti pensare all'Annex L dei nuovi Eurocodici, che diventerà lo standard progettuale europeo per l'uso di fibre metalliche in impieghi strutturali.

Le iniziative più importanti prese dai produttori di fibre, inoltre, sono la presenza nelle Associazioni che riguardano i tunnel e le reti elettriche, in un'ottica di contributo alla decarbonizzazione e all'ottimizzazione dei processi realizzativi.
Ma l'esperienza estera che l'Italia potrebbe adottare maggiormente riguarda sicuramente le pavimentazioni portuali. Le referenze recenti più significative sono il porto di Costanza in Romania, di Santander e di Las Palmas in Spagna e di Rijeka in Croazia.

Pensiamo solo che in Spagna, un paese mediterraneo prossimo a noi per economia e per infrastrutture logistiche, si utilizza l'FRC per le pavimentazioni portuali già dagli anni '90 ed è ormai la tecnologia di riferimento. Il suo impiego è dovuto all'esigenza di assicurare maggiore durabilità alle opere anche in condizioni di elevato carico di esercizio e di una severa esposizione ambientale.

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