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Calcestruzzo e sostenibilità: "Usiamone meno e usiamolo meglio, necessari prodotti di altissima qualità"

In questa intervista di Andrea Dari, il COO di Unical, Roberto Belloni, affronta il ruolo dell'azienda nella promozione della sostenibilità nel settore del calcestruzzo, sottolineando l'importanza di prodotti a bassa impronta carbonica e materiali riciclati. Si discute anche degli ostacoli alla sostenibilità nel mercato e dell'importanza di normative più rigorose. Più di un dubbio, infine, sull'utilità dei patentini nel settore calcestruzzo.

Calcestruzzi sostenibili: Unical ha messo a punto una gamma a bassa impronta carbonica, senza inficiare performance e durabilità del prodotto

Andrea Dari:
I pesanti eventi meteorici dell’anno, compreso quelli capitati nel nord negli ultimi giorni, ci pongono di fronte ad alcune priorità, tra cui quello della lotta al cambiamento climatico mediante l’adozione di prassi sempre più sostenibili. Quali sono gli impegni della vostra azienda su questo fronte?

Roberto Belloni

Unical è in prima linea nell’adozione di prassi sostenibili. In collaborazione con Buzzi Unicem ha sviluppato una gamma prodotti a bassa impronta carbonica preservandone le caratteristiche di performance e durabilità. È importante ricordare che senza la durabilità del prodotto e di conseguenza delle opere, non può esistere la sostenibilità. La gamma comprende inoltre calcestruzzi con contenuto di riciclato in grado di soddisfare le più stringenti richieste derivanti dall’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi. Le capacità di rilavorazione del prodotto di rientro e il pieno utilizzo dell’acqua di riciclo dei processi di lavaggio che si svolgono in impianto, riducono gli sprechi e il consumo di preziose risorse naturali.

Andrea Dari:
Gli impegni per una produzione più sostenibile quali ostacoli incontrano e in che modo lo stato potrebbe dare un contributo per eliminarli?

Roberto Belloni:

Gli ostacoli sono determinati da una scarsa cultura del mercato e del fruitore finale di un prodotto che dopo l’acqua è il più usato sulla terra. A pochissimi interessa che il calcestruzzo sia stato confezionato con l’utilizzo delle migliori soluzioni tecnologiche atte a ridurne l’impatto ambientale e ancora meno si pongono la domanda, di quale sia il ciclo di vita utile di una struttura e dei materiali che la compongono.

Sicuramente le Istituzioni potrebbero fare molto a riguardo, attraverso regolamenti, incentivazioni e controlli, che indirizzino la domanda verso prodotti, sostenibili, durabili e intrinsecamente sicuri. Purtroppo, quelle che vediamo è che le poche iniziative relative agli appalti pubblici vengono costantemente disattese e inapplicate, come nel caso dei CAM o del divieto in molti cantieri pubblici di utilizzare l’acqua di riciclo.

Andrea Dari:
I cambiamenti climatici però sono già in atto, e questo richiede un investimento su resilienza dei territori, infrastrutture ed edifici. Quale contributo può dare il settore del calcestruzzo per questo miglioramento?

Roberto Belloni:

Il calcestruzzo è fondamentale, per sua natura se ben fatto è resiliente e durevole. Dobbiamo usarne meno, dobbiamo usarlo meglio e soprattutto dobbiamo usare calcestruzzi di altissima qualità. Oggi la tecnologia ci permette di produrre prodotti in grado di resistere per oltre cento anni immersi nei mari artici con bassissima manutenzione e potenzialità di riciclo totale. Quali altri materiali sono in grado di offrire queste caratteristiche? Quale migliore baluardo di fronte a eventi naturali estremi? Solo attraverso un coinvolgimento di filiera che passi attraverso i progettisti, le imprese, i committenti e la pubblica amministrazione si può intraprendere un percorso virtuoso verso una sostenibilità di sostanza.

Andrea Dari:
E la vostra azienda cosa può proporre per spingere su valori quali la resilienza, la durabilità, la resistenza?

Roberto Belloni:

La nostra azienda è convinta che la strada che coniuga i valori indicati, presupposto per un prodotto sostenibile, sia quella dei calcestruzzi ad alte e altissime prestazioni HPC e UHPC che consentono inoltre di ridurre fortemente le sezioni delle opere limitando l’impronta carbonica e il consumo di risorse.

Andrea Dari:
Oggi le aziende del settore devono rispondere a molti adempimenti burocratici e organizzativi. Le certificazioni del FPC, reso obbligatorio dal Ministero del Consiglio Superiore dei LLPP sembra aver fallito il suo ruolo visto la presenza sul mercato di tanti impianti ancora senza automazioni, senza controllo del calcestruzzo, senza dispositivi ambientali. Quali le soluzioni, riformare la normativa, oppure appoggiarsi a un sistema volontario?

Roberto Belloni:

La certificazione FPC ha avuto il merito di accelerare un processo evolutivo che è stato colto pienamente da molti produttori virtuosi, ma l’assenza di controlli, la gestione accomodante di enti certificatori e la scarsa attenzione di alcune imprese ne hanno di fatto fortemente indebolito l’efficacia. Le soluzioni sono complesse e nessuno chiede chi ha fornito il calcestruzzo in un’opera privata né tantomeno come è stato usato e con quali caratteristiche.

L’Italia è un Paese dove il rischio sismico è tra i più alti dell’area mediterranea e negli ultimi quarant’anni i terremoti hanno generato centocinquanta miliardi di danni senza contare le vittime: mi sembra assurdo che ci sia scarsa attenzione alle caratteristiche dei materiali con cui si è costruito. È necessario rendere efficaci i controlli sui cantieri e sulle opere, inasprire le sanzioni e introdurre reali criteri premianti a chi utilizza prodotti prestazionali, durabili e sostenibili. In sostanza una radicale riforma della normativa.

Andrea Dari:
Molti settori stanno certificando tramite norme UNI e patentini le proprie figure professionali. Ne parleremo anche al SAIE di Bari. Cosa ne pensa, questo settore dovrebbe qualificare le figure che vi operano?

Roberto Belloni:

Nutriamo una certa diffidenza in patentini rilasciati da sedicenti certificatori che il più delle volte si traducono in aumento dei costi e della burocrazia senza un reale ritorno in termini di professionalità e competenza. Lavoriamo sulle norme, aumentiamo la competenza e la frequenza dei controlli.

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