Calcestruzzi FRC, Mornico (ASSIAD): "Favorevoli a norme su sicurezza e durabilità, ma servono processi di qualifica più veloci"
Simone Mornico, vicepresidente di ASSIAD, sottolinea l'importanza delle prossime modifiche alle Linee Guida FRC, che semplificheranno la validazione del calcestruzzo fibrorinforzato preconfezionato. Inoltre, all'evento svoltosi a SAIE è emerso consenso sulla necessità di una produzione più controllata del FRC, ma anche disaccordi riguardanti il metodo di introduzione delle fibre in cantiere.
Calcestruzzo FRC: fondamentale promuoverne l'utilizzo
Andrea Dari:
Qual è, secondo te, l’informazione più significativa che è emersa dall’evento?
Simone Mornico:
Sicuramente di importanza rilevante è stato l’intervento dei rappresentanti del STC sulle prossime modifiche alle Linee Guida FRC, nella parte relativa al FRC prodotto e certificato in impianto di betonaggio. A quanto dichiarato durante la tavola rotonda, non sarà più necessario attendere il rilascio di un CVT ma si punterà alle prove di qualifica come unica validazione del prodotto preconfezionato. Finalmente dopo 5 anni si andrà a correggere una evidente anomalia delle LL.GG., che comunque per altri prodotti come i manufatti prefabbricati e le malte di ripristino strutturale sta trovando una buona applicazione e sviluppo.
Come ASSIAD siamo a favore di norme che garantiscano la sicurezza, la durabilità e la sostenibilità dei prodotti in calcestruzzo, ma i processi di qualifica ed accettazione devono essere più veloci e soprattutto realizzabili, con meno utilizzo di materiali e maggiore uso di strumenti digitali e statistici. Anche in un’ottica di sostenibilità ambientale. Per questo come ASSIAD ci saremmo aspettati anche uno snellimento dei criteri di accettazione, che sembra invece non verranno modificati e questo è un vero peccato.
Ovviamente attendiamo la conferma definitiva delle modifiche esplicate a voce, per una valutazione più approfondita dell’impatto che avranno sul mercato e sulle strategie dei vari operatori: produttori di fibre, produttori di calcestruzzo preconfezionato, laboratori e consulenti. L’Italia deve recuperare un gap di applicazione degli FRC rispetto agli altri grandi Paesi europei, e si spera che queste modifiche diano la spinta ad un maggiore utilizzo.
Andrea Dari:
C’è stato un momento specifico durante l’evento in cui si è riscontrato un consenso unanime o, al contrario, un forte disaccordo su un tema cruciale? Qual era l’argomento in questione?
Simone Mornico:
L’argomento su quale soggetto sia responsabile della preparazione del FRC è un argomento che ha allo stesso tempo creato consenso e diviso i partecipanti. Tutti hanno convenuto che l’aggiunta delle fibre al calcestruzzo comporta una modifica dei parametri meccanici e reologici di partenza, e quindi la miscela deve essere opportunamente studiata già tenendo conto dell’incorporazione delle fibre stesse.
Il disaccordo c’è stato quando alcuni partecipanti hanno “criticato” il metodo di introduzione manuale delle fibre in cantiere da parte di imprese/pavimentisti a favore di un processo più controllato e tracciabile. Posizione certamente condivisibile in quanto è la produzione da parte dell’impianto di betonaggio che può garantire i parametri del prodotto finito.
Si deve però tenere conto che sono stati proprio le imprese e i pavimentisti, producendo l’FRC in cantiere, a promuovere l’uso delle fibre (soprattutto metalliche) sul mercato italiano, assicurando così lo sviluppo della filiera e la formazione di validissimi consulenti e laboratori di controllo. Si spera che, finalmente, le associazioni che rappresentano i produttori di calcestruzzo preconfezionato italiani inizino a promuovere attivamente l’uso del FRC e non frenarlo come spesso avviene sia sul mercato sia ai tavoli normativi.
Sono ancora pochi i produttori di calcestruzzo preconfezionato che promuovono attivamente specifici prodotti FRC con una produzione totalmente integrata, al contrario di Francia, Germania e Belgio dove il settore gestisce dal 25 al 50% del mercato delle fibre.
Andrea Dari:
L’esperienza della regolamentazione del calcestruzzo fibrorinforzato, che ha richiesto due revisioni e cinque anni per sviluppare un modello focalizzato più sulla certificazione dei processi che dei prodotti, potrebbe essere un esempio da applicare in altri ambiti?
Simone Mornico:
L’invito a chi è responsabile della normazione e della certificazione di prodotti, come il FRC, è quello di ascoltare maggiormente i principali produttori interessati, anche se non rappresentati da un’associazione di categoria, e non affidarsi solo al mondo accademico. Si sarebbero create fin da subito le condizioni per uno sviluppo ed una applicazione del prodotto, invece di mantenere il mercato “in sospeso” per cinque anni perché la norma così come pensata, per il FRC preconfezionato, era semplicemente impossibile da applicare. La speranza è che per altri prodotti e processi soggetti a normazione non si cada nello stesso errore.
Andrea Dari:
Come Vicepresidente ASSIAD ti ritieni soddisfatto di quanto emerso nella discussione? Ci sono aspetti che avresti voluto trattare ma ne è mancato il tempo?
Simone Mornico:
In generale ci possiamo ritenere soddisfatti dei contenuti della discussione, perché si sono trattati i temi principali come la normazione, la produzione, i processi di controllo ed accettazione in modo critico ed approfondito, grazie alla presenza di partecipanti molto qualificati. Non credo ci siano stati argomenti importanti non sufficientemente sviluppati per mancanza di tempo.
Andrea Dari:
L’evento ha adottato un format particolarmente innovativo. Ritieni che abbia funzionato? Se sì, per quali motivi?
Simone Mornico:
L’evento ha certamente funzionato perché si sono riuniti intorno allo stesso tavolo i rappresentanti del STC, i principali produttori di fibre sia metalliche che polimeriche, i consulenti ed i rappresentanti di Atecap ed Assiad. E’ stato un momento di confronto molto aperto e moderato molto bene, dove tutti i partecipanti hanno avuto il tempo ed il modo di esprimere la propria posizione e punto di vista sulla materia.
Andrea Dari:
Qual è il tuo giudizio complessivo sull’edizione di quest’anno del SAIE?
Simone Mornico:
Questa edizione del SAIE si svolge in uno scenario di generale flessione della crescita economica europea, del calo dell’inflazione e probabile nuovo taglio dei tassi e del cambiamento degli incentivi alle ristrutturazioni, tutti fattori esterni che incidono sull’andamento del nostro settore delle costruzioni.
Settore che rimane strategico per l’economia italiana ed è chiamato a contribuire attivamente alla trasformazione in direzione di innovazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale. Ho visto comunque le aziende espositrici, sia grandi che piccole, attente ai cambiamenti in atto e consapevoli che anche nei periodi di incertezza del quadro macroeconomico non bisogna smettere di investire in prodotti innovativi e soluzioni tecniche all’avanguardia.
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