Data Pubblicazione:

Breviario pratico dei controlli sul calcestruzzo

Controllare il calcestruzzo preconfezionato “…è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve fare”. Sia che si tratti di controlli di accettazione o di conformità, di prequalifiche o qualifiche di miscele o di prelievi per autocontrollo del produttore, siamo tenuti ad operare seguendo le indicazioni delle normative di riferimento ma, usiamo anche il buon senso e l’esperienza per non incorrere in errori pacchiani. Alcune brevi indicazioni rivolte a tutti gli addetti del settore, i tecnologi, i direttori lavori, gli addetti ai controlli dei laboratori, gli operatori delle imprese.


Non si tocca! - A seguito di un prelievo di calcestruzzo, è indispensabile proteggere il provino dall’evaporazione dell’acqua da una pioggia improvvisa o da qualcuno che ci camminerà sopra. Quindi lasciamo i cubetti coperti con un telo impermeabile e un pannello di legno o di polistirolo, diamo istruzioni al personale di cantiere per evitare che qualcuno manometta questi semplici accorgimenti in attesa del disarmo. (UNI EN 12390-2)

Luci e ombre - Durante le operazioni di prelievo e controllo su calcestruzzo fresco, se è possibile, procediamo restando all’ombra. In estate bastano pochi minuti in pieno sole per falsare ad esempio una prova sulla lavorabilità: le lamiere delle attrezzature, se lasciate al sole, in pochi minuti diventano roventi. La repentina evaporazione dell’acqua d’impasto impedirà anche il normale sviluppo delle resistenze del calcestruzzo.

Ruote a terra - Nel moderno cantiere edile il mezzo di trasporto più semplice, la carriola, è introvabile, oppure con la ruota forata o sgonfia, quindi rendendo impossibile la più semplice operazione di prelievo di calcestruzzo.

Struzzo - Nell’impossibilità di portare a maturare i provini di calcestruzzo dopo il disarmo in un ambiente idoneo (vasca termostatica o camera di maturazione), smettiamo di seppellirli nella sabbia (UNI 6127 09/1980) poiché anche questa si asciuga. I cubetti di calcestruzzo non sono struzzi! Temporaneamente è sufficiente un contenitore per ospitarli nell’acqua. (UNI EN 12390-2)

Pendenza - Lasciare le cubettiere, una volta riempite e vibrate, su di un piano inclinato o instabile equivale a vanificare qualsiasi risultato corretto del prelievo, producendo dei provini con dimensioni fuori norma. In cantiere è facile trovare tavole di legno o bancali utili per creare una superficie di appoggio orizzontale.

Pioggia - Prelevare e controllare calcestruzzo fresco durante una pioggia copiosa è un’operazione rischiosa. Per avere risultati coerenti, facciamoci aiutare da qualcun altro che con un ombrello o simile coprirà il campione per evitare che si alteri con l’acqua piovana.

Almeno pieni - Quando il confezionamento di provini di calcestruzzo è eseguito da una persona qualsiasi del cantiere, i risultati sono lampanti: spesso le cubettiere non sono riempite fino al bordo, producendo campioni che saranno subito rifiutati al primo controllo. (UNI EN 12390-1)

Martello e scalpello - La cubettiera in poliuretano espanso rigido, se non è lubrificata e pulita a ogni uso, al momento del disarmo (con aria o acqua) si presenterà in un sol blocco con il provino. A questo punto sarà necessario distruggere lo stampo a martellate, o comunque rovinarlo, per estrarre il cubetto. Non utilizziamo quindi cubettiere sporche e tanto meno con gli spigoli fessurati o le facce interne rovinate.

Olio di gomito - Quando si applica l’olio disarmante, conviene poi ribaltare lo stampo per fare sgocciolare quello in eccesso: quest’ultimo si potrebbe mescolare al calcestruzzo.

Cono - Il cono di Abrams o il cono della tavola a scosse, se non sono mantenuti puliti, sono inservibili. Le incrostazioni all’interno, nel momento dell’estrazione, rallentano l’uscita del calcestruzzo compromettendo la prova. Puliamoli bene ogni volta.

Vibrazione - In cantiere in assenza di un idoneo strumento per compattare il calcestruzzo (vibratore, pestello o tavola vibrante), si può appoggiare il provino sulla griglia della tramoggia della pompa del calcestruzzo e azionare il vibratore di cui è provvista. Non è sicuramente un metodo scientifico, ma è efficace. (UNI EN 12390-2)

Pesa e resa - A volte la committenza, per controllare la resa volumetrica del calcestruzzo ricevuto in cantiere, invia un’autobetoniera a una pesa pubblica per le operazioni di pesatura. Spesso si commette l’errore di valutare il carico senza controllare l’effettiva massa volumica (o peso specifico) del lotto in esame.

Sclerometro - Il discusso metodo delle battute sclerometriche sulle strutture, oltre alle tante variabili che ci fornisce la bibliografia, deve tenere conto delle condizioni di umidità delle zone indagate. La superficie corticale del calcestruzzo, spesso a causa di una troppo breve stagionatura o di una presenza eccessiva di disarmanti sulle superfici dei casseri, ha una permeabilità superiore al dovuto. In caso di battute su strutture bagnate, attenzione ai risultati.

Non abbandonarlo - Un prelievo di calcestruzzo dimenticato in cantiere, non stagionato o non contrassegnato, comporta poi risultati dubbi, inutili o penalizzanti.

Uno ogni botte - È la frase che si sente dire in cantiere ogni qualvolta una committenza o una direzione lavori inesperte o sospettose commissionano, durante un getto, il prelievo di un cubetto ogni autobetoniera consegnata. Almeno ricordiamoci che un prelievo (NTC) consiste in una coppia di cubetti.

Carta e acqua – Per contrassegnare correttamente un prelievo di calcestruzzo è necessario siglare in maniera chiara i provini. Non si può improvvisare un metodo qualsiasi, o si è sicuri di non confondersi e quindi si può scrivere una sigla con pennarello indelebile dopo lo scassero oppure, bisogna applicare sul calcestruzzo fresco una targhetta metallica o di materiale plastico. Un foglietto di carta o cartoncino non va bene, durante la maturazione umida si scioglierà vanificando la prova. (UNI EN 12390-2)