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Borsa INARCASSA per Master in Gestione integrata dei processi – PIM Project Information Management

La Fondazione Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Iscritti Inarcassa ha inteso sostenere con una borsa di studio pari ad euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) omnicomprensivi a copertura parziale delle spese di iscrizione, il MASTER in Gestione Integrata dei Processi PIM Project Information Management dal BIM al PIM realizzato da INARCH

Data di pubblicazione originale dell'articolo: 25/1/2016


La Fondazione Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Iscritti Inarcassa ha inteso sostenere con una borsa di studio pari ad euro 2.500,00 (duemilacinquecento/00) omnicomprensivi a copertura parziale delle spese di iscrizione, il MASTER in Gestione Integrata dei Processi PIM Project Information Management dal BIM al PIM realizzato da INARCH in partnership anche con ABDR architetti associati e con la collaborazione di Spraut, tra i primi ad aver introdotto il BIM in Italia.

Obiettivo del Master è formare un professionista capace di coordinare un processo integrato (un trait d'union tra BIM manager e coordinatore di progetto), consapevole delle tecnologie utilizzabili e capace di monitorarne l'evoluzione, di gestire i singoli flussi di lavoro ma soprattutto la connessione e l'ottimizzazione tra questi, preparato e formato alla gestione della produzione (in senso di fabbricazione) dentro una visione produttiva efficiente. 

Il percorso formativo è strutturato in laboratori e brainstorming mirati alla produzione e alla divulgazione dei risultati.
Una vera e propria factory creativa in cui il lavoro di tesi è parte di un reale progetto di ricerca.

Il MASTER

Le informazioni sono ormai diventate un patrimonio indispensabile per ogni attività. La gestione di qualsiasi processo si basa sulla possibilità di poter generare, manipolare, condividere dati ed analisi ed il valore di questo processo è parte della ricchezza e della capacità di chi opera. Come già è accaduto nel mondo della produzione industriale del design ad essa collegato, l’efficacia e dunque la qualità di un progetto sta non solo nella sua forma, ma nella serie complessa delle scelte che la legano alle sue capacità prestazionali, alla congruenza con i sistemi realizzativi, alla sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Concetti, geometrie ed analisi si legano in un unicum, in un sistema di informazioni che devono poter essere gestite nel modo migliore.

Il Building Information Modeling è parte di questa cultura, ma affronta essenzialmente gli aspetti produttivi: i progettisti in questo modo o sono parte integrante del sistema oppure rischiano di firmare una delega in bianco su quel patrimonio di risorse che è appunto il progetto.

Per colmare il gap e spostare ulteriormente il controllo ideativo e di coordinamento verso la fase di progetto e i suoi naturali referenti, si è passati a proporre il Project Information Management come base di partenza di ogni buon metodo BIM.

La figura del PIM manager non è quindi disgiunta da quella del progettista, semmai una sua attualizzazione.

Uno studio di progettazione oggi ha, infatti, a che fare con molteplici input operativi, spesso altamente dinamici, con volumi di lavorazione variabili e tempi di processo compressi. Servono tecnologie ed innovazione, ma serve anche chi sappia governare tutto questo e coordinare i flussi di lavoro in modo congruente agli obiettivi. L’era del pionierismo informatico è finita, serve una capacità di sintesi e di organizzazione che renda praticabili le tecnologie disponibili creando filiere di lavoro corte e reversibili, capaci di assorbire e garantire “la qualità del progetto” dentro una “sostenibilità del processo”.

Il processo di gestione del progetto, invece, stenta ad assumere un aspetto gestionale controllato ed ottimizzato; questo rende la programmazione e la conduzione delle attività di studio imponderabili e poco strutturate. In un momento in cui i diversi approcci tendono a convergere verso un processo integrato e condiviso, diventa auspicabile che anche in questo settore si adottino metodi più strutturati.

L’eredità più grande che la cultura del progetto digitale ha portato alla prassi del professionista è quella della “gestione integrata dei processi“. All’aspetto culturale si somma quello congiunturale di un mondo globalizzato e consapevole dove anche l’attività del progettista deve sapersi inserire. Collaborazioni internazionali, partecipazioni a progetti complessi, sensibilità e sostenibilità verso il pianeta e verso le trasformazioni del territorio, obbligano a reinventare il proprio lavoro dentro un sistema condivisibile, valutabile e, soprattutto, “certo”. Un progetto deve fornire certezze sul suo livello di impatto ambientale, sulla sua gestibilità, su tempi e costi di produzione.
Tutte cose per cui la visione di un processo per blocchi distinti e competenze separate non è più ammissibile.

Il Building Information Modelling ha definito le regole del lavoro partecipato che si instaura tra i professionisti in un progetto di architettura contemporaneo. Gli strumenti e le tecnologie utili alla sua attuazione sono una realtà operativa importante ed ormai ineludibile, tanto che molti dei metodi internazionali di valutazione economica ed ambientale ne impongono l’adozione.