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Bonus. C’era una volta … POSTE ITALIANE

Ing. Francesco Triolo

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Mentre imprese e professionisti soccombono sotto le decisioni di un Governo ostile ai Bonus Edilizi e di una classe politica inerme e inconcludente, pure gli “ultimi baluardi” UniCredit e Banca Intesa chiudono le porte a chi aveva creduto in una “svolta economica” basata sull’edilizia.

Le paventate truffe rimangono ipotesi credibili, ma suffragate da pochi casi in confronto alle tantissime istanze corrette.

Di fatto, il “sistema edilizio” è bloccato e molte imprese dovranno fermare i lavori per mancanza di liquidità.

Si parlerà allora di truffe per lavori non fatti, con un unico colpevole … “il Governo dei migliori”.

Ad oggi, il vero bluff nei confronti di tantissimi Italiani porta un nome ben preciso … POSTE ITALIANE.

Fino agli inizi di gennaio 2022, Poste era lo strumento più efficiente e rapido, che riusciva a concretizzare una norma che era nata per rinnovare il patrimonio edilizio esistente e ridare vita ad un’economia da anni bloccata.

Tutto funzionava alla perfezione.

Le opportune verifiche venivano poi demandate all’Agenzia delle Entrate.

Le Banche erano ferme al palo, per procedure che contemplavano solo l’utilizzo di piattaforme tarate per il Bonus 110%.

Ma poi, cosa è successo?

Di colpo e a partire dalla seconda metà di Gennaio con un susseguirsi di Decreti, Leggi, chiarimenti e ipotesi future, Poste oltre a chiudere i battenti (riaprendo solo a Marzo ai primi cessionari), ha lasciando senza risposte, imprese e professionisti.

Le tantissime richieste inoltrate (bloccando il credito fiscale maturato) dopo mesi di attese, risultano bocciate senza alcun vero riscontro, ma in virtù di una norma contrattuale che permette a Poste di decidere se accettare o meno la proposta.

Migliaia tra primi cessionari, imprese e professionisti grazie ai potenti mezzi dei social hanno avuto modo di confrontarsi e accorgersi di un meccanismo di rifiuto delle pratiche “comune e immotivato” legato a decisioni finalizzate a escludere la maggior parte delle istanze.

Pratiche presentate a Gennaio e lavorate a Febbraio (precisamente il 16 come risulta da piattaforma) con richiesta di integrazione del 23 Marzo, che hanno avuto il 13 Aprile, la cessione del credito prima accettata e poi dopo qualche ora, rimessa in lavorazione per bocciarla il 16 Aprile.

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Lo stesso call center, contattato da imprenditori e professionisti confermava che le pratiche erano state bocciate non il 16 Aprile, ma il 16 Febbraio, da come risultava nei loro terminali.

Ma allora, la richiesta di integrazioni del 23 Marzo a cosa è servita?

Era necessario che Poste bloccasse i cassetti fiscali per tanto tempo negando di fatto di prendere altre strade?

Era tutto programmato per limitare un meccanismo "mal voluto" dall’attuale Governo?

Risposte difficili da dare, ma con una certezza:

Le truffe perpetrate nei confronti dello Stato vanno punite.

Le truffe dello Stato nei confronti dei cittadini vanno accettate!