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Biodiversità: al COP15 un accordo per proteggere il 30% della terra

La 15a Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità si è conclusa con un accordo finale che vedrà il 30% della terra e del mare della Terra protetto entro il 2030.

Dal 7 al 19 dicembre si è svolta a Montreal la 15a Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità, un evento di cui i giornali italiani hanno parlato pochissimo, così anche delle conclusioni.

E il 19, in chiusura di conferenza, con il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, firmato nell’ambito della Cop15, i Paesi partecipanti hanno concordato una tabella di marcia per proteggere il 30% della biodiversità delle terre e il 30% dei mari entro il 2030 e sostenere con 30 miliardi di dollari in aiuti annuali la conservazione nei Paesi in via di sviluppo.

Gli obiettivi della COP15 sulla biodiversità

L’accordo prevede il raggiungimento di 4 obiettivi finali entro il 2050:

  • riduzione delle minacce alla biodiversità
  • utilizzo sostenibile della biodiversità, valorizzazione e conservazione dei benefici che offre alle persone
  • condivisione equa dei benefici, economici e non, derivanti dalle risorse genetiche, che includa anche le popolazioni indigene
  • implementazione e accessibilità per tutte la Parti agli strumenti necessari all’attuazione dell’accordo, inclusi quelli finanziari, tecnici, scientifici, tecnologici.

"Abbiamo 30 per 30", ha detto il ministro canadese dell'ambiente e del cambiamento climatico, Steven Guilbeault, un ex manifestante per il clima. “Sei mesi fa, chi avrebbe mai pensato che potessimo ottenere 30 per 30 a Montreal? Abbiamo un accordo per fermare e invertire la perdita di biodiversità, per lavorare sul ripristino, per ridurre l'uso di pesticidi. Questo è un enorme progresso.”

Per raggiungere questi obiettivi finali entro il 2050, i Paesi devono immediatamente adoperarsi per raggiungere 23 target specifici entro il 2030.

Eccone alcuni:

  • adottare strumenti di pianificazione efficaci nella gestione e uso dei territori
  • il 30% delle aree marine e il 30% delle aree terrestri deve diventare area protetta o sottoposta ad altre modalità efficaci di tutela, riconoscendo e rispettando i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali
  • integrare i valori della biodiversità nei processi produttivi; ad esempio, in agricoltura ,sviluppare pratiche agro-ecologiche e l’intensificazione sostenibile
  • ridurre gli incentivi dannosi per la biodiversità di almeno 500 miliardi di dollari all’anno e destinare questi fondi alla protezione e al ripristino della natura

La Cina, che detiene la presidenza di questa conferenza perché originariamente doveva svolgersi a Kunming nel 2020, si è dimostrata un forte co-host dell'evento in Canada.

La presidenza ha spinto a termine l'accordo nonostante le proteste della Repubblica Democratica del Congo (RDC) sulla responsabilità delle nazioni ricche di finanziare la conservazione nei paesi più poveri.

La controversia evidenzia il divario tra buone intenzioni e il duro lavoro ancora da venire, afferma Natasha Gilbert, che riferisce alla conferenza per la natura. "Questo minerà l'integrità del quadro?" Lei chiede. "Va tutto molto bene spingere un documento, ma ciò che conta davvero è come viene implementato".

Per gli Scienziati un ottimo risultato

La sensazione tra gli scienziati è ottimista ritenendo quanto raggiunto un accordo storico, che a volte sembrava quasi impossibile da raggiungere. Ha creato, per la prima volta, obiettivi di biodiversità alla pari con l'importante accordo sul clima di Parigi del 2015, che ha fissato un obiettivo cruciale per limitare il riscaldamento globale a 1,5-2 °C al di sopra dei livelli preindustriali.

Non sono ottimista

Purtroppo la poca attenzione dedicata dai media in genere al COP15 sulla biodiversità e agli accordi siglati non mi fa essere ottimista.

Se andiamo a vedere la manovra e quanto prevede per il prossimo anno per per il piano triennale non c’è nulla sul tema della biodiversità, nessun collegamento con questa risoluzione, e dire il vero c’è poco o niente anche sul tema del cambiamento climatico.

Unica speranza: nel suo comunicato ISPRA evidenzia che “ISPRA ha fornito supporto scientifico al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica nella stesura del Framework e nel negoziato, iniziato nel 2019, e si impegna a contribuire in maniera significativa nell’attuazione di questi impegni”. Speriamo sia ascoltata …

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