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BIMsummit 2017, Italferr racconta l'esperienza di una società di ingegneria

Manca poco alla terza edizione del BIMsummit a Milano. Il 10 maggio, a Palazzo Mezzanotte, si farà il punto sull'evoluzione del Bim nel nostro Paese. Si confronteranno i maggiori esperti di Building information modeling, i relatori della committenza pubblica e privata e i rappresentanti delle più importanti realtà italiane del mondo delle Costruzioni. Ingenio, media partner dell’evento, inaugura una serie di interviste ai protagonisti del convegno dal titolo "Digitalizzazione e (R)evoluzione".
 
Intervista ad Andrea Nardinocchi, direttore Tecnico di Italferr

Ingegnere, Italferr ha avviato il processo di adozione del BIM: una scelta legata agli obblighi del mercato o a strategie organizzative?

È un mix di motivazioni. Italferr si è posta come obiettivo quello di acquisire nuovi spazi nel mercato estero, come a esempio il Medio Oriente, dove questa metodologia si sta progressivamente affermando sotto l'influenza dei Paesi anglosassoni e ciò ha comportato un nostro adattamento. In ambito nazionale, chiaramente c'è una leva legata al nuovo Codice degli appalti e poi, anche se non è un traguardo a brevissimo termine, nei prossimi anni diventerà sempre più indispensabile l'utilizzo della digitalizzazione in generale. Stiamo parlando di una metodologia che, al di là di ogni imposizione dall'esterno, presenta indubbi vantaggi, sia per il processo di progettazione, sia per l'intero ciclo di vita dell'opera. Soprattutto nella fase che non è proprio nostra di progettazione, ma di gestione dell'asset e quindi vogliamo proporla ai nostri clienti nazionali e internazionali come opportunità utile a diminuire i costi in fasi successive a quelle di progettazione.

Il processo di adozione ha richiesto modifiche all'originale organizzazione della struttura tecnica?

Abbiamo intrapreso due azioni principali: sulla direzione tecnica e poi abbiamo cominciato a ragionare in termini di digitalizzazione complessiva, per estenderla, nei prossimi anni, alle varie sezioni della società. Per quanto riguarda la direzione tecnica, abbiamo fatto sì che l'organizzazione possa affrontare i progetti in modo più multidisciplinare rispetto a quello che facevamo prima, proprio per avere un processo di condivisione e di collaborazione nell'ambito progettuale. Parallelamente abbiamo creato una seconda struttura dedicata. Infatti, uno dei rischi che si possono correre è quello di non prestare attenzione a tutto quello che riguarda la standardizzazione del common data environment, per cui, i progettisti, se non opportunamente guidati e indirizzati, rischiano di creare confusione che poi difficilmente si riesce a recuperare. Così abbiamo dato vita a una struttura di pilotaggio della metodologia che ha il compito di indirizzare le scelte, uniformare gli approcci e omogeneizzare gli standard di progetto.

L'adozione del Bim ha comportato un forte rinnovamento degli strumenti software che avevate a disposizione o più un loro utilizzo diverso?

L'approccio è stato quello di utilizzare la dotazione software dell'azienda, perché non deve essere eliminata. Inevitabilmente abbiamo acquisito nuovi software che permettono di fare progetti, come stazioni, edifici e tutto quello che può essere progettato "stand-alone". Ma soprattutto, la frontiera più innovativa, che poi è il core business della nostra società, è quella di progettare infrastrutture ferroviarie di linea, che prevedono una molteplicità di discipline che vanno oltre all'applicazione del Bim come building. La digitalizzazione dell'intera opera comprende tracciati, trazione elettrica e numerose discipline specialistiche. Non da ultimo, ma assolutamente molto importante, ci siamo dovuti dotare di una piattaforma di condivisione. Essendo una delle poche società che hanno tantissime discipline, avere una piattaforma simile consente di creare un ambiente collaborativo per i progettisti assolutamente necessario. Quindi l'aggiornamento del software è stato in questi termini.

Avete già fatto delle sperimentazioni su singole commesse? Quali sono le prime considerazioni?

Sì, nel recente passato, ma anche nel prossimo futuro abbiamo una serie di progetti pilota. All'inizio, ancora prima di parlare di metodologia imposta dal Codice appalti, quindi quattro cinque anni fa, abbiamo sperimentato su piccoli progetti, poi quando ci siamo resi conto che il beneficio era tangibile ed evidente, abbiamo cominciato a sfruttarla per progetti più impegnativi. Ci siamo cimentati in infrastrutture ferroviarie complete, che prevedono indagini geologiche e modellazione del tracciato. Ora stiamo usando il Bim per sviluppare diversi progetti che pensiamo di concludere entro l'anno. Sono i nostri progetti sperimentali, dopo di che, potremo dire di aver fatto un bel passo in avanti, certo ci sono sempre margini di miglioramento.

In quali lavori siete stati coinvolti?


Un progetto preliminare di quadruplicamento della Pieve Emanuele-Pavia e un progetto preliminare di raddoppio della tratta Strassoldo-Bivio Cragnacco nell'udinese, ora siamo impegnati in un progetto definitivo, la tratta Apice-Irpinia che fa parte dell'itinerario Napoli-Bari.

Il 10 maggio sarete presenti al Bim Summit, quale il messaggio che porterete alla platea di tecnici ed esperti?

Illustreremo il nostro processo di digitalizzazione in generale e il processo di progettazione in Bim che stiamo seguendo, facendo capire quali sono i ritorni in termini esperienziali, ma soprattutto per parlare degli effetti positivi sul nostro sviluppo. Certo, nella fase di progettazione non si possono avere i ritorni più sostanziali in termini economici, però indubbiamente vediamo una collaborazione tra progettisti molto più spinta e una maggior riduzione degli errori nella fase progettuale. In poche parole porteremo l'esperienza di una società di ingegneria.