Qualche considerazione sull’evento BIM tenutosi alla Camera dei Deputati lo scorso 18 febbraio
L'appuntamento aveva tutte le caratteristiche per essere importante, a partire dal titolo: “La transizione digitale in Europa per il settore delle costruzioni”, sottotitolo: “Gli effetti delle strategie e dei mandati governativi sul settore delle costruzioni”.
Anche il luogo istituzionale, la Sala Aldo Moro nel palazzo della Camera dei Deputati a Roma, si prestava per sottolineare la rilevanza dell'evento. Grandi scaloni, corridoi silenziosi con commessi compunti ed eleganti.
Infine gli oratori, tutti autorevoli, a partire dal ministro Delrio, i deputati Dallai, Mariani e Coppola.
Ancora i responsabili dello sviluppo e programmazione del fenomeno BIM di Regno Unito, Francia, Germania, Spagna.
Infine i rappresentanti del mondo accademico, i prof. Ciribini, Di Giuda, Della Torre.
Obiettivo del convegno era fare il un punto sul BIM in Europa e in Italia, cosa è successo, cosa sta succedendo, cosa si sta programmando per il futuro.
Non riporto il resoconto dettagliato, sarebbe comunque parziale e chi vuole il dettaglio si può vedere i filmati dell'intero convegno su youtube.com; riporto una sintesi di ciò che ritengo più interessante.
Prima di tutto è in atto un processo di cambiamento profondo nel mondo delle costruzioni.
Chi scrive ha vissuto dagli albori l'applicazione dell'informatica nel settore delle progettazione ed in particolare per il calcolo strutturale; parlo dei primi anni 80.
Ci sono voluti circa 10 anni prima che fosse normale pensare di usare il computer per calcolare le strutture (inizio anni 90) e poi altri dieci per superare la soglia di non ritorno.
Per molti anni i software hanno automatizzato, rendendo più veloce, quanto si sarebbe potuto ancora fare a mano o con una calcolatrice tascabile; era solo questione di comodità.
Poi i programmi hanno affrontato problemi sempre più complessi tali che nessun tecnico può oggi pensare di risolverli manualmente.
Lo stesso sta succedendo nel passaggio dal CAD al BIM.
Il CAD ha velocizzato ciò che si è sempre fatto con il tecnigrafo e che, più lentamente, si potrebbe ancora fare. Certo, copia-incolla, librerie, scala variabile, ma la logica è la stessa.
Con il BIM si apre un mondo nuovo e gli obiettivi che si propone è impensabile ottenerli senza supporto informatico.
L'idea di fondo del BIM è semplice ma titanica: raccogliere tutte le informazioni (dati geometrici, caratteristiche tecniche, di costo, di manutenzione, ecc.) lungo tutto il periodo di vita della costruzione o della infrastruttura e renderle disponibili a tutti coloro che ne necessitano (committenti, progettisti, imprese esecutrici e di manutenzione, ecc.).
Quindi si tratta di gestire i diversi processi che si verificano nelle varie fasi con strumenti che consentono di manipolare i dati, archiviarli, confrontarli, aggiornali e soprattutto renderli fruibili facilmente.
Il governo inglese ci crede a tal punto da aver creato un gruppo di lavoro specifico, da anni, e reso obbligatorio il BIM da settembre di quest'anno anche per lavori pubblici di piccola entità (vedi
http://www.bimtaskgroup.org/).
Durante il convegno è stato fatto il punto delle nazioni partecipanti. Chi più chi meno sono tutte consapevoli che il BIM è una realtà che si può solo affrontare programmando e pianificandone l'adozione, promuovendo incontri, divulgando conoscenza, insomma facendo cultura.
E in Italia cosa sta succedendo? Siamo all'inizio e abbastanza confusi.
Il ministro Delrio ha scaldato la platea (o raffreddato, dipende dal punto di vista) annunciando che entro dodici, quattordici mesi dall'uscita del nuovo Codice Appalti il BIM sarebbe diventato obbligatorio anche in Italia.
Proprio qualche giorno fa l'ultima bozza dice invece, più prudentemente, che sarà facoltativo e solo per le opere in cui si ritiene veramente necessario e soprattutto potrà essere richiesto solo da chi lo sa gestire.
Già, il primo punto da affrontare è avere tecnici preparati, che sanno cosa fare e come muoversi.
Lo dico ancora una volta, non si tratta di un nuovo software, si tratta di un nuovo metodo, con regole sue e specificità da esaminare con grande attenzione.
Una per tutte: con il BIM perde senso, o per lo meno deve essere reinterpretata, la tripartizione del progetto in preliminare, definitivo, esecutivo. Al posto di questa indicazione sono molto più efficaci, una volta che saranno definiti, i Livelli di Sviluppo o di Definizione (LOD in inglese), dove tutto (dovrebbe) essere più chiaro.
Comunque qualche cosa si muove.
In questi mesi, con obiettivo finale dicembre 2016, è in preparazione la normativa italiana per il BIM (UNI 11337).
Resta un fatto certo: che è ora di cominciare a pensare che anche per l'Italia il futuro passa attraverso un approccio diverso, di cui il BIM è certamente presente.
Esempi illuminati ce ne sono, anche se isolati.
Tra questi si qualifica per coraggio e lungimiranza l'attività dell'ing. Pietro Baratono, Provveditore alle OO.PP. di Lombardia e Emilia-Romagna che rappresenta l'Italia in Europa ai tavoli CEN e sta sperimentando il BIM per le opere pubbliche.
Ma adesso? Proprio in questo momento di crisi per l'edilizia?
Qualcuno, non scherzando, ha detto che la crisi è finita, ma non da oggi, già da tempo.
Poi ha chiarito che in realtà prima che si ritorni alle condizioni ante 2008 ci vorrà talmente tanto da ritenere che l'attuale situazione è normale, quindi crisi superata.
Tra gli interventi, il più concreto è stato quello dell'onorevole Paolo Coppola, presidente del Tavolo sull'Agenda digitale, il quale, in sostanza, ha detto che non esiste alternativa alla digitalizzazione, si tratta di un processo irreversibile e ogni ritardo è un costo.
Ma il vero problema, e anche su questo ha perfettamente ragione, è la capacità di accettare l'innovazione, rendersi conto che è un passaggio ineludibile. E infine che la digitalizzazione è uno strumento potente per combattere la corruzione.
Speriamo che sia la volta buona.