Data Pubblicazione:

BIG DATA: verso una società guidata dai dati? Quale la sicurezza informatica?

La locuzione “Big Data”, che letteralmente esprime il concetto di enormi quantità di dati, è da diversi anni entrata nel vocabolario di chi segue il settore dell’ICT (Information and Communication Technology), ma è la vastità degli impatti che porta con se’ ad essere oggetto di studio di qualunque settore tecnologico.
 
Oggi si dispone di una grandissima quantità di dati, messi a disposizione dalla connettività permanente tra mondo fisico e informatico. Si prevede che nel 2020 tutto sarà connesso: persone, cose e oggetti.
I Big Data, sebbene ancora non pienamente “sfruttati”, incidono notevolmente sulla nostra quotidianità, come lo dimostra, ad esempio, l’utilizzo dei dispositivi cellulari da cui ci arrivano diverse informazioni: dal suggerimento per un determinato acquisto alla segnalazione di traffico intenso sulla strada di ritorno verso casa, alla proposta di un brano musicale a noi non conosciuto ma che rientrerà sicuramente nel nostro gusto…. poiché gli algoritmi dei Big Data ci conoscono molto bene.
 
L’infografica consente di avere un’idea di cosa accade in internet già oggi in un solo minuto, di quanti dati vengano scambiati e con quali volumi.
 
 
Una definizione di “big data” è quella di un bene informativo caratterizzato da alto volume, elevata velocità, ampia varietà, che richiede forme economiche ed innovative per l’elaborazione di informazioni, al fine di ottenere una maggiore comprensione e prendere decisioni.
I modelli di Big Data hanno fatto riferimento inizialmente alle “3V”: Volume, la quantità di dati generati da sorgenti eterogenee; Varietà, la differente tipologia dei dati generati, strutturati e non strutturati, in formati diversi (testo, foto, video, etc.); Velocità, intendendo quella di produzione dei dati stessi, che aumenta anche in funzione del numero in crescita di sorgenti che li producono (PC, smartphone, sensori interconnessi, wearable, etc.).
Da notare come i volumi dei dati raccolti abbiano raggiunto dimensioni tali da rendere comune l’utilizzo dei nomi, prima sconosciuti, delle potenze di dieci: dall’Exabyte al Brontobyte (come si evidenzia nel grafico)
 
Alle “3V” si è aggiunta la quarta “V” di ‘Veridicità’, che tiene conto del fatto che la dimensione dei dati è tale da non consentire facilmente di individuare se il singolo dato è reale o falso, poiché alcune fonti di informazione non sono certificate, come i social network. Ultimamente si è aggiunta anche la quinta “V”, che indica il ‘Valore’, cioè la capacità di trasformare gli ingenti investimenti (che la gestione dei ‘big data’ richiede) in valore effettivo per il business.
 
 
Molte aziende non utilizzano, o non sanno utilizzare, la maggior parte dei loro dati. Le statistiche, infatti, indicano un uso medio del 12%. Una migliore comprensione di queste informazioni, potrebbe creare dei meritevoli benefici di natura economica. Le opportunità possono essere colte su diversi fronti, come nel caso del settore “marketing e vendite”, per cui i big data possono fornire un’ottima conoscenza del consumatore, che si può tradurre in elevata attenzione al cliente da parte di un’azienda, che ne ricava, a sua volta, una migliore reputazione (e più vendite!). Oppure nell’ambito delle performance operative si possono ottimizzare i processi aziendali, rendendoli più efficienti e sostenibili con costi inferiori. Oppure, anche le azioni di individuazione dei rischi e delle frodi possono aprirsi a  nuovi scenari fino ad oggi non valutati, perfezionando, inoltre, il riconoscimento di quelli noti, diminuendo così i falsi positivi e negativi.
 
I Big Data coinvolgono anche i processi di tipo industriale, in cui l’elevata automatizzazione, tramite sensori e dispositivi interconnessi, consente di aprire un nuovo capitolo, quello dell’Industria 4.0, che in questo periodo è in una fase di forte espansione anche in Italia,  grazie agli investimenti in corso, sostenuti dalle azioni fiscali adottate dal Governo.
 
E’ la disponibilità stessa dei dati un patrimonio monetizzabile per chi - a diverso titolo e per qualsiasi finalità- ha la possibilità di raccogliere i dati degli utenti, come nel caso dei social media. A trarre i maggiori vantaggi dall’economia dei dati è il mondo degli OTT (Over the Top), cioè i fornitori di servizi a livello globale che utilizzano le infrastrutture di reti dei tradizionali operatori di telecomunicazioni, come Google, Facebook, Skype, Yahoo. Ad esempio, l’82% dei ricavi di Facebook viene generato dalla pubblicità. Facebook adotta una modalità di profilazione molto efficace, consentendo di ottenere maggiori risultati nel raggiungere il target di interesse rispetto ai canali classici di pubblicità di tipo massivo. Twitter vende il flusso di tweet a chi ne fa richiesta a fini di intelligence e pubblicità. Amazon indirizza in modo puntuale i propri suggerimenti, come anche Netflix, tramite dei motori di correlazione che riescono a cogliere i “gusti” del cliente finale.
 
Sotto questo aspetto sicuramente sono opportune ulteriori riflessioni, che in ambito europeo sono già state avviate. I Big Data sono di fatto essenziali per potenziare la ripresa dell’economia in tutti i settori, rendendo le aziende più competitive. Il progetto dell’Unione Europea di ricerca e innovazione in questo ambito è piuttosto ambizioso con investimenti di circa 2,5 miliardi di euro fino al 2020, tramite un partenariato pubblico-privato. A tal proposito è interessante la slide disponibile nel sito della Commissione Europea, di seguito riprodotta, che individua le modalità per cogliere le opportunità offerte dallo sfruttamento dei big data.
 
Gli scenari aperti dall’utilizzo dei Big Data devono essere guardati con attenzione dai professionisti attuali e da coloro che si stanno formando. L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ha avviato già da qualche anno seminari su queste tematiche, per dare ai suoi iscritti gli elementi necessari per la comprensione del fenomeno.
 
Quanto fin qui analizzato fa emergere evidenti potenziali problematiche di privacy, soprattutto dove i ‘big data’ sono relativi alle abitudini di vita delle persone. Sebbene l’impatto di queste problematiche è stato colto -in generale- in ritardo, soprattutto sotto il profilo della tutela della privacy, in Italia -prima volta in Europa- le tre Authority nazionali (Antitrust, Agcom e Garante Privacy) hanno unito le forze per avviare un’indagine conoscitiva multidisciplinare sui Big Data, per tracciare l’attuale scenario relativo all’utilizzo dei dati da parte delle piattaforme online, non sempre molto trasparente.
Le ‘App’, troppo spesso installate senza verificare con attenzione quali sono le informazioni che verranno trattate dalle stesse, hanno rivelato talvolta che stavano raccogliendo dati dagli utilizzatori non strettamente necessari all’erogazione del servizio. Il fatto non stupisce, del resto “se non stai pagando per il prodotto, il prodotto sei tu”….
 
(A cura dell’Ing. Palo Reale, Presidente della Commissione Informatica e Telecomunicazioni dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma)

 
Il crescente utilizzo della tecnologia e della digitalizzazione pone una serie di riflessioni sulla sicurezza dei dati personali. Ogni attività che si svolge quotidianamente come usare i dispositivi portatili o smartphone, accedere alla mail o anche registrarsi su un sito per avere informazioni o richiedere servizi, passa inevitabilmente attraverso il web e la comunicazione e la gestione dei dati personali.
La sicurezza informatica è, quindi, necessaria e la sua importanza sta finalmente crescendo ed è riconosciuto il suo ruolo fondamentale. La si può paragonare alla sicurezza degli edifici virtuali dove abitiamo, in quanto la rete, i social consentono di vivere e creare i nostri habitat culturali, sociali e di lavoro. Cosa accadrebbe se questi o anche ambienti più complessi, come i sistemi digitali che regolano il trasporto civile e le reti energetiche fossero compromessi, resi inutilizzabili anche per poco tempo? L’indisponibilità dei servizi si tradurrebbe in perdite economiche, in danni d’immagine, arrivando anche ai danni per la stessa vita delle persone. Si amplia in questo modo l’orizzonte di riferimento, dove le problematiche relative all’interruzione dell’erogazione di un servizio riguardano le sorti di intere popolazioni.
Come possono essere fronteggiate queste minacce? È necessaria una maggiore consapevolezza degli utenti così come una definizione e una progettazione di sistemi e applicazioni sicure, che tengano conto della valutazione dei rischi informatici e dell’implementazione delle opportune contromisure di sicurezza.
Il nuovo regolamento UE 2016/679 in materia di protezione dei dati personali introduce richiede che sia attuato il principio della “privacy by design”, cioè che la protezione dei dati sia presente nativamente a nelle applicazioni o e nei sistemi. In analogia si può parlare di “sicurezza informatica by design”, estendendo il concetto. Si sta cercando di fronteggiare l’incremento delle minacce e degli attacchi informatici, garantendo la protezione dei nostri dati personali e dei sistemi che li trattano.
Il ruolo dell’ingegnere del terzo settore diviene fondamentale sia per il suo background tecnico sia per la capacità di analisi e identificazione delle problematiche, come il controllo dell'attività di change management, ovvero il controllo di qualunque modifica apportata ai sistemi e alle infrastrutture. Il controllo deve essere stringente, al fine di ridurre al minimo i problemi e garantire che la sicurezza non venga compromessa.
 
Un ruolo fondamentale nel processi relativi alla sicurezza dei dati lo devono svolgere in primis i “cittadini digitali”, che non possono Più ignorare né le modalità con cui vengono trattati i propri dati nè il loro reale valore.
 
(A cura dell’Ing. Paola Rocco, Presidente Commissione Sicurezza Informatica Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma)
 

  


Articolo a cura di