Biennale dello Stretto: racconto e identità delle città mediterranee del futuro
L'evento dedicato al percorso della Biennale della Stretto 2022, ideata e curata dall'arch. Alfonso Femia e dall'arch. Francesca Moraci svoltasi tra Reggio Calabria e Messina dal 30 settembre al 18 dicembre dello scorso anno e visitata da più di 10mila persone, in vista dell'edizione 2024.
Mediterraneo che verrà: i principi della Biennale dello Stretto
Si torna a parlare di Mediterraneo attraverso le riflessioni maturate negli ottanta giorni de La Biennale dello Stretto. Una straordinaria esperienza - ‘figlia' della ricerca Mediterranei Invisibili - curata dall’architetto Alfonso Femia insieme a Francesca Moraci ora raccolta nei testi dei volumi ‘Le Tre Linee d’Acqua’.
Il primo passo concreto verso la trasformazione radicale dei luoghi, per l’affermazione di un’identità territoriale, architettonica paesaggistica che ha le carte in regola per attirare viaggiatori da tutto il mondo. Il primo atto concreto che ha rivelato uno sguardo lungimirante, un pensiero politico capace di cogliere le occasioni oltre l’istante.
In apertura dell’evento, che si è svolto a Forte Poggio Pignatelli, il sindaco di Campo Calabro, Alessandro Rocco Repaci, ha annunciato che il Comune, in coerente interpretazione della “Missione 5 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali” del Documento Unico di Programmazione, ha rinnovato la sua disponibilità per svolgere un’azione sinergica con l’organizzazione della Biennale dello Stretto per favorire la creazione di un polo espositivo permanente a Forte Batteria Siacci o all’interno del sistema delle fortezze. Il sindaco Repaci ha dichiarato che “l’amministrazione comunale sta già lavorando per mettere a punto le modalità utili per la realizzazione dell'azione prevista e descritta nella Missione 5 del Documento Unico di Programmazione" .
Alfonso Femia ha commentato “Durante la prima edizione della Biennale, abbiamo cercato di capire cosa stia succedendo nel Mediterraneo, nelle sue tre rive, nei territori, ai paesaggi e alle persone. Questo accordo è il primo atto concreto per “far accadere il cambiamento”, in una dimensione piccola che possiede reali potenzialità per candidarsi a volano di rilancio internazionale dello Stretto”.
Una manifestazione di apprezzamento al progetto della Biennale e di sostegno al suo futuro è arrivato anche da Elvira Amata, assessore del Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana che in un messaggio affidato e letto dalla co-curatrice Francesca Moraci ha affermato “Finalmente la retorica sulla centralità del Mediterraneo, sulla posizione di crocevia di Sicilia e Calabria tra l’Occidente e l’Oriente, tra il Nord e il Sud dell’Europa, guardando verso il continente africano, finirà di essere retorica per trasformarsi nella realistica costruzione di ponti culturali che, inevitabilmente, per fortuna, diverranno occasioni di sviluppo economico e di integrazione tra diversi popoli. (…) È nell’alveo naturale della vocazione di questo assessorato perseguire, sostenere e creare opportunità di sviluppo turistico e culturale accompagnando prestigiose iniziative come La Biennale dello Stretto”.
Il valore dei luoghi per una trasformazione territoriale
La decisione del sindaco Repaci àncora al sistema dei Forti lo sviluppo di un capitolo culturale con molteplici potenzialità espressive, dall’architettura alla fotografia, dal cinema all’arte, dalla narrativa all’antropologia, in grado di aprire il territorio strettese alla conoscenza del mondo.
Nel contributo al primo dei tre volumi dedicati alla Biennale dello Stretto 2022, Repaci ha scritto “(…) ecco che un luogo, per lungo tempo rimasto “invisibile”, ha sperimentato (con la Biennale dello Stretto n.d.r.) un’occasione per svelarsi e rafforzare il legame con la comunità che lo accoglie, aprendosi al mondo attraverso esperienze culturali, artistiche, urbanistiche, socio-economiche basate sul dialogo attorno al Mare di cui Siacci è stata per più di cento anni muta sentinella. Una scommessa vinta e una dimensione di valorizzazione che ha necessità di rafforzarsi e crescere attraverso alleanze culturali e sociali sempre più ampie”.
A fare da contrappunto ai presidi militari della riva calabrese si candidano i Forti messinesi, come ha affermato Enzo Caruso, assessore alla cultura di Messina, che ha colto l’occasione per esprimere il suo sogno: riaccendere le torri di luce nel sistema dei forti umbertini su entrambe le sponde per trasformale in traccia contemporanea, potente e ammaliante, laddove già lo furono in passato.
La luce dello Stretto è stata grande protagonista nelle parole di Marco Introini, fotografo e giornalista, che ha poeticamente individuato lo sguardo come attivatore di memoria e il viaggio come processo inverso di riappropriazione dei luoghi.
Dal suo contributo al primo volume una suggestione sull’acqua, filo rosso del progetto della Biennale dello Stretto “Ho “guardato”, camminandogli accanto, l’Amendolea, la fiumara che si snoda dall’Aspromonte allo Ionio, ho cercato la sua Bellezza apparentemente celata dalla potenza distruttiva dell’acqua nella stagione delle piene e dall’arida spianata di sassi e sabbia d’estate. Eppure, c’è, è potente ed è difficile trovare una sintesi linguistica più efficace dell’aggettivo “bella” per definirla in sé e per l’intorno che l’ha generata e ne viene contaminato”.
Lo Stretto, spicchio del Mediterraneo, concentra opposizioni e contraddizioni che li si conciliano, così come altre differenti che il “piccolo mare“ risolve. Così ha esordito, Mauro Francesco Minervino, antropologo e scrittore. Sollecitato da Giuseppe Smorto, giornalista e scrittore, Minervino ha scelto il monte Cocuzzo come sintesi visiva di pensiero e colore, di odore e suono, di emozione e sentimento: rilievo dolomitico in terra calabrese, pare affiorare direttamente dall’acqua del mare strettese.
Minervino ha aperto il capitolo Voci dalla Biennale nel primo volume con un suggestivo testo inedito dal titolo Sentimento, “In questo mare-mondo, che contiene l’origine e la fine di tutto, quel che un tempo era genesi oggi è apocalisse. In un’età in cui il mito dominante è quello di distruggere e rinnegare ciò che resta dei miti arcaici, solo la tragedia incalcolabile della perdita definitiva di questi luoghi, di queste vite e di questi paesaggi può essere”.
“ll Mediterraneo come deposito di sapienza”: nel suo intervento Francesco Cicione, imprenditore capace di immaginare la Calabria come avamposto dell’innovazione tecnologica più spinta, bilancia lo sguardo verso un futuro complesso con la consapevolezza di una “sapienza” territoriale che è caratteristica unica e cospicua del Mediterraneo. Delicato gioco di visioni, imprevedibilmente complementari a quella di Cicione, costruito ancora da Giuseppe Smorto, con gli artisti Angela Pellicanò e Ninni Donato tra gli autori delle installazioni artistiche esposte in Biennale.
La Biennale dello Stretto Edizione 2022: il racconto del Mediterraneo in un'altra chiave
La Biennale dello Stretto è stato un evento che ha aperto un nuovo capitolo culturale nello Stretto di Messina tra Reggio Calabria, Messina e Campo Calabro, comune deputato ad accogliere la mostra dei progetti di architettura, i reportage fotografici e le installazioni artistiche dedicata all’acqua, letta e interpretata come materia di progetto territoriale e urbano.
La Biennale dello Stretto è stata ideata e curata da Alfonso Femia, architetto, fondatore dell’omonimo Atelier, della società benefit 500x100 e del progetto Mediterranei Invisibili e da Francesca Moraci, architetto, urbanista, docente all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Il Mediterraneo è stato al centro dell’attenzione, partendo dall’architettura, incrociando l’arte, la fotografia, il cinema, la letteratura.
Da questa esperienza, particolarissima nel panorama culturale italiano e internazionale, esito di un accordo tra pubblico e privato, in una delle geografie più ostili, peggio collegate del Paese, in un contesto evocato più per vizi e incuria che per virtù, sono nati tre libri.
I tre volumi
Il primo volume “Le tre linee d’acqua. Progetto / Percorsi / Orizzonti” racconta le osservazioni, i dubbi, le domande, i dibattiti, i protagonisti e il dietro le quinte della Biennale: una riflessione collettiva con lo sguardo rivolto al Mediterraneo.
Al libro hanno contribuito
Elena Granata, Mauro Francesco Minervino, Marco Introini, Francesco Cicione, Marc Barani, Maria Pina Usai, Giuseppe Smorto, Andrea Margaritelli, Mosè Ricci, Silvia Viviani, Carmen Santana, Alfonso Femia, Francesca Moraci, Mariangela Cama, Carmelo Versace, Federico Basile, Salvatore Mondello, Ilario Tassone, Rocco Alessandro Repaci, Giorgio Tartaro, Gianni Aurino, Marco Predari, Giuseppe Capicotto, Sergio Semeraro, Marcella Galli, Stefano Foffano.
Sono raccolti alcuni contributi del quinquennio di Mediterranei Invisibili e una traccia delle nove giornate di talk che si sono svolte tra Campo Calabro, Reggio Calabria e Messina.
Il secondo volume “Le tre linee d’acqua. Call to Action” è la raccolta di tutti i progetti di ricerca architettura e urbanistica, risposta alla “chiamata all’azione” lanciata dai curatori sul tema acqua.
Nel terzo volume “Le tre linee d’acqua. Challenge under 35 / Case History / Sguardi” sono riuniti gli instant project dei giovani architetti “sfidati“ ad associare una parola d’acqua a un’idea progettuale; gli approfondimenti sul territorio mediterraneo, a partire dalle linee d’acqua, sviluppati da team accademici e da professionisti; le installazioni artistiche e gli studi fotografici esposti in Biennale.
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