Beni culturali danneggiati dal sisma del 2016: “La ricostruzione che verrà …”
Siamo alla vigilia della ricostruzione dei beni culturali danneggiati dai sismi del 2016 e potremmo chiedere al MiBACT (Ente attuatore degli interventi) se pensa che la prossima ricostruzione sarà migliore di quelle passate.
Premessa
Siamo alla vigilia della ricostruzione dei beni culturali danneggiati dai sismi del 2016 e, parafrasando il leopardiano “dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere”, potremmo chiedere al MiBACT (Ente attuatore degli interventi) se pensa che la prossima ricostruzione sarà migliore di quelle passate.
E alla risposta (scontata): “più, più assai!”, potremmo ricordare che anche le volte precedenti si sperava che le cose andassero meglio, e spesso, purtroppo, così non è stato ….
Parafrasi a parte, una domanda appare comunque opportuna: con quali criteri si progetteranno, si approveranno e si realizzeranno gli interventi? Si ripercorreranno le vie seguite sino ad ora, cioè quelle che hanno portato agli esiti (disastrosi) visti nel 2016?
L’auspicio è che stavolta ci possa essere una maggiore attenzione verso la sicurezza, condizione indispensabile per la conservazione stessa di questi beni.
Introduzione
Non è certo la prima volta che le chiese crollano a causa dei terremoti. Afflitte da particolari e specifiche debolezze strutturali, molte di queste costruzioni, nei sismi passati, sono rovinate a terra provocando lutti e danni gravissimi.
Con i loro crolli (centinaia, anche considerando solo gli eventi dal 2009 in avanti) sono andati distrutti anche moltissimi affreschi e sono state gravemente danneggiate statue, dipinti e molti altri beni artistici.
Negli ultimi eventi, per fortuna, gli orari dei terremoti non hanno coinciso con quelli delle funzioni religiose e quindi, almeno in questo senso, è andata bene. Ma solo questa fortuita circostanza ha evitato la morte di quanti potevano trovarsi al loro interno.
Insieme alle chiese sono crollati anche (e soprattutto) gli edifici ordinari, specie quelli più “poveri”, causando molte vittime.
A Norcia, ad esempio, nei tre eventi più importanti (1703, 1730 e 1859) (figura 1) il numero di vittime fu molto elevato (anche in proporzione al numero di abitanti di quei tempi) e pare logico pensare, visti anche gli orari dei sismi, che il maggior numero di morti si sia avuto proprio per il crollo degli edifici del tessuto urbano.
Visto quanto accaduto il 30 ottobre 2016 a Norcia, si può dire che per le chiese, evidentemente, nulla è cambiato in tutti questi secoli: crollavano nel ‘700, crollavano nel ‘800, e sono crollate anche in questo sisma.
Un importante cambiamento però, in effetti, c’è stato: mentre prima crollavano, insieme alle chiese, gli edifici, stavolta, all’interno del centro storico di Norcia le chiese sono state (sostanzialmente) le uniche costruzioni a crollare sotto le scosse sismiche, mentre il resto della città è rimasto pressoché integro.
Per gli edifici ordinari è quindi cambiato molto, rispetto al passato: sia gli edifici rinforzati, sia gli edifici di recente costruzione hanno resistito tutti molto bene; qualcuno si è lesionato,ma niente crolli. Risultato: nessuna vittima. I pochi crolli di edifici ordinari nel centro di Norcia hanno riguardato unicamente quei (rari) casi in cui non era stato mai fatto alcun intervento di rinforzo.
Così, passeggiando oggi per il centro di questa città e guardando (solo) gli edifici ordinari viene quasi da dubitare (figura 2a,b e c - visibili nell'articolo in PDF allegato) che lì ci sia stato davvero un terremoto!
Evidentemente, queste costruzioni hanno fornito un’ottima risposta ai terremoti del 2016 e di questo si devono ringraziare gli oculati ed efficaci interventi di consolidamento fatti negli anni più recenti; il cambiamento di rotta è avvenuto infatti con i lavori effettuati dopo gli eventi del 1979 e del 1997, che hanno aumentato in modo rilevante la resistenza della maggior parte degli edifici di Norcia.
Questa città, peraltro, è stata spesso all’avanguardia nella prevenzione antisismica: per la cronaca si può citare qui, come esempio virtuoso ed encomiabile, l’illuminato regolamento edilizio emanato nel 1860 (ovvero subito dopo il sisma del 1859), anche se, in realtà, molte ricostruzioni di quel periodo vennero fatte senza rispettarlo.
In ogni caso, gli interventi post 1979 hanno trasformato in modo radicale quasi tutti gli edifici del centro di Norcia ed i sismi del 2016 hanno trovato quindi delle costruzioni che ben poco avevano a che vedere, almeno dal punto di vista strutturale, con quelle ottocentesche.
Molti interventi erano stati fatti, dopo il 1979, anche nelle costruzioni “tutelate”, in particolare nelle chiese, ma nonostante ciò gli effetti dei sismi del 2016 sono stati gli stessi (disastrosi) dei secoli passati.
Alcuni di questi interventi erano anche di importi rilevanti; dopo il 1997 erano stati spesi infatti quasi 8 Mln di Euro per lavori di “restauro conservativo” in cinque costruzioni “tutelate” del centro storico di Norcia (la Cattedrale di San Benedetto, la Concattedrale di Santa Maria Argentea, la chiesa del Crocefisso, l’ex chiesa di San Francesco e il monastero di Santa Maria della Pace).
Interventi “conservativi” erano stati fatti comunque, dopo il 1979, in quasi tutti gli altri edifici religiosi a Norcia.
Ciononostante, tutte quelle chiese sono crollate o hanno avuto danni gravissimi, e colpisce molto vedere le loro macerie racchiuse tra centinaia di edifici integri, con gli intonaci pressoché intatti, spesso senza alcun danno significativo, o al più lesionati, ma senza crolli.
Come mai questi edifici “tutelati”, sui quali erano stati fatti interventi certo non trascurabili, hanno avuto un comportamento così negativo?
>>> SEGUE IN ALLEGATO >>>