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Beni architettonici e del paesaggio: il valore della specializzazione

Nell’ambito della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico quale valore assume la competenza “specializzata”? In Italia, qual è il contributo formativo offerto dalle Scuole di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio? Quanto è importante instaurare sinergie tra le diverse Scuole, Istituzioni ed Enti territoriali? Questi e altri temi sono stati al centro di un importante convegno svoltosi a Roma. I risultati dell'incontro.

Conservazione, gestione e tutela del patrimonio architettonico e del paesaggio: stato dell’arte sul ruolo delle Scuole di specializzazione in Italia

Si è svolto a fine maggio presso la Facoltà di Architettura della Sapienza Università di Roma un evento dedicato ai Beni architettonici e del Paesaggio, promosso da SIRA - Società Italiana per il Restauro dell’Architettura e coordinato dalle Scuole di Specializzazione italiane nell'ambito della conservazione, gestione e tutela del patrimonio architettonico e paesaggistico.

Il convegno è stato un’occasione di incontro e dialogo con le istituzioni, gli ordini professionali e gli stakeholder, con l’obiettivo di far conoscere e valorizzare le attività svolte dalle diverse Scuole italiane e, soprattutto, per promuovere il ruolo degli Specialisti nei diversi ambiti legati alla conservazione, alla gestione e alla tutela dei beni architettonici e del paesaggio. L’intento del convegno è stato quello di ragionare sugli obiettivi comuni e sulle sfide future, nonché sulle sinergie che le Scuole, le istituzioni e gli enti territoriali possono attivare.

Ad aprire il convegno, il video messaggio della prof.ssa Antonella Polimeni, Rettrice dell’Università La Sapienza di Roma, che ha sottolineato ai presenti l’importanza di questa iniziativa volta a promuovere il ruolo degli specialisti ricordando, inoltre, che fu proprio presso l'Università La Sapienza ad essere stato istituito nel 1957 il primo Corso di perfezionamento per lo studio e il restauro dei monumenti, diventato poi Scuola di Specializzazione nel 1960.

A seguire, l’intervento del prof. Orazio Carpenzano, Preside della Facoltà di Architettura - Sapienza Università di Roma, il quale ha sottolineato come oggi, in Italia, il problema da risolvere non dipende tanto dalle “regole” che stanno alla base della conservazione e restauro dei beni - quali la verità, la riconoscibilità e la reversibilità degli interventi che sono già ben consolidate nella nostra cultura - ma piuttosto dall’idea di rimettere il patrimonio nel processo creativo. Secondo il prof. Carpenzano, infatti, è limitante utilizzare la memoria solo come un archivio. Nel processo di restauro è necessario un dialogo fatto di più voci, frutto di un coinvolgimento di soggetti, mestieri e linguaggi tra loro trasversali. Per questo motivo, diventa necessario attivare sinergie e confronti tra i diversi modi di interpretare ed è altrettanto necessario trovare occasioni di confronto tra le diverse teorie e tecniche. In tal senso, il processo di evoluzione e transizione all’interno delle facoltà in Italia è oggi interessante.

Della stessa opinione anche il prof. Alessandro Viscogliosi, Direttore SSBAP - Sapienza Università di Roma, che nel suo breve intervento di saluto non ha mancato di sottolineare come oggi esista un grande patrimonio di valore storico-culturale non ancora soggetto a vincolo di tutela, dove certamente la pratica di restauro diventa sì più libera nei termini del progetto ma non per questo deve dimenticare i “dogmi” della disciplina. Quello che occorre ricordare, precisa il prof. Viscogliosi, che una Scuola di Specializzazione è una istituzione con un preciso dovere: formare e preparare i funzionari di domani.

 

Il Progetto di Restauro ha bisogno di inventiva ma deve rispettare le Carte del Restauro e le norme

 

Infine, il prof. Stefano Della Torre, Presidente di SIRA - Società Italiana per il Restauro dell’Architettura, ha rimarcato quanto la specializzazione abbia un grande valore nel settore della conservazione e del restauro. Per il prof. Della Torre, è importante lavorare per consolidare la percezione della presenza di specialisti nel patrimonio. Inoltre, è opportuno superare il concetto che il restauro sia una disciplina di competenza dell’architetto generico, non di uno specializzato, così come imposto dal Regio Decreto del 1925 ad oggi ancora vigente poiché, come afferma lo stesso professore, “stride con la realtà dei fatti”.

Restauro: "la ricerca deve intrecciare i saperi per migliorare le pratiche"

Qual è il vero senso della ricerca sul restauro? Quale supporto offre la tecnologia digitale? Quando inizia e quando finisce un progetto di restauro? Quali competenze dovrebbe avere chi si occupa di restauro, recupero e conservazione? Sono solo alcune delle domande che il Direttore di Ingenio Andrea Dari ha rivolto a Stefano della Torre, Ordinario di Restauro al Politecnico di Milano e Presidente della Società Italiana per il Restauro dell'Architettura (SIRA). >>> LEGGI L’INTERVISTA 

 

La formazione di terzo livello nel settore dei Beni Culturali in Italia

Dopo aver conseguito un diploma di laurea, è possibile acquisire competenze di natura superiore a quelle relative al secondo ciclo accedendo a uno specifico corso di formazione di terzo livello nel settore dei Beni Culturali. Il panorama formativo nazionale è vario sotto il profilo dell’alta formazione, in quanto in Italia oggi è possibile conseguire il titolo di Diploma di Specializzazione, o un Dottorato di ricerca oppure un diploma di Master. Quali sono le differenze tra una Scuola di specializzazione, un dottorato di ricerca e master universitario? A chiarirlo durante il convegno la prof.ssa Daniela Esposito, Direttrice Dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura (Sapienza Università di Roma). Si ripropone di seguito una sintesi del suo intervento.

Le Scuole di specializzazione hanno come obiettivo quello di fornire allo studente conoscenze e abilità per funzioni richieste nell’esercizio di particolari attività professionali e sono organizzate secondo corsi di studio strutturati in lezioni, esercitazioni, confronti su casi concreti, applicazioni sul campo, con estesa presenza in cantiere e al contatto con i singoli monumenti. I corsi di studio nelle scuole di specializzazione hanno durata di due anni accademici, eventualmente articolabili in semestri o trimestri, e prevedono l’acquisizione di 120 CFU, con un adeguato numero di crediti riservato a tirocini e stage formativi. Il disposto normativo che disciplina l'istituzione, l'attivazione e l'organizzazione Scuole di specializzazione è il DM 31 gennaio 2006, n. 147 dal titolo “Riassetto delle Scuole di specializzazione nel settore della tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale”. Così come riporta l’allegato 2 del DM 31 gennaio 2006,, la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio si propone l’obiettivo di formare specialisti con uno specifico alto profilo professionale nel settore dello studio, della tutela, del restauro, della gestione e valorizzazione del patrimonio culturale architettonico e paesaggistico, inteso nel suo senso più lato. Sono anche compresi gli aspetti della catalogazione, della manutenzione, del recupero, della riabilitazione, nonché quelli relativi alle valutazioni economiche di fattibilità preliminari agli interventi, con riferimento anche ai centri storici, alle infrastrutture ed all’ambiente costruito. Alle scuole di specializzazione si accede previo concorso di ammissione, per esame e per titoli, col titolo di laurea di secondo livello (300 CFU). Sono ammessi al concorso i laureati in: architettura, architettura e ingegneria edile, archeologia, conservazione dei beni architettonici e ambientali, conservazione e restauro del patrimonio storico artistico e i laureati in storia dell’arte. Solo di recente è stato ammesso l’accesso anche ai laureati nella classe LM3 – Architettura del Paesaggio.

Il Dottorato di ricerca fornisce le competenze necessarie per esercitare, presso università, enti pubblici o soggetti privati, attività di ricerca di alta qualificazione, anche ai fini dell’accesso alle carriere nelle amministrazioni pubbliche e dell’integrazione di percorsi professionali di elevata innovatività. I corsi di dottorato di ricerca hanno durata non inferiore a tre anni. Per l’ammissione al corso di dottorato è indetta, almeno una volta all’anno, una selezione pubblica. La domanda di partecipazione può essere presentata da cittadini italiani o stranieri che, alla data di scadenza del bando, siano in possesso di un titolo di laurea magistrale o di un idoneo titolo di studio conseguito all’estero. Il disposto normativo che disciplina l'istituzione, l'attivazione e l'organizzazione dei dottorati di ricerca è il DM del 14 dicembre 2021, n. 226.

I Master sono percorsi postlaurea di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente e ricorrente, successivo al conseguimento della laurea triennale o della laurea magistrale, offerti dalle università italiane che rilasciano 60 crediti formativi e hanno una durata almeno annuale. Prevedono attività formative di livello adeguato al grado di perfezionamento e di formazione che si intende perseguire. Le attività formative nei corsi di Master possono essere realizzate in forma di lezioni frontali, laboratori, seminari, didattica interattiva, visite didattiche, conferenze, tirocini, stages. I tirocini e gli stages si svolgono di norma presso enti o aziende esterni all'Istituzione. Esistono due tipologie di Master: corsi di master di primo livello e quelli di secondo livello. È ammesso a un corso di Master di primo livello chi abbia conseguito un diploma accademico di Primo Livello oppure di Laurea o un altro titolo rilasciato all'estero, riconosciuto idoneo in base alla normativa vigente. È ammesso ai corsi di Master di secondo livello chi abbia conseguito un diploma accademico di Secondo Livello, una Laurea Magistrale o specialistica, o un altro titolo rilasciato all'estero, riconosciuto idoneo in base alla normativa vigente. (Nota MIUR del 9 dicembre 2010, prot. 7631).

 

Beni architettonici e del paesaggio: profilo e carattere delle Scuole di Specializzazione

 

Storia e ruolo delle Scuole di Specializzazione in Italia

Sono 10 le Scuole di Specializzazione in Italia nell'ambito della conservazione, gestione e tutela del patrimonio architettonico e paesaggistico. Incaricata di descrivere la loro storia durante il convegno è stata la prof.ssa Renata Picone, Direttrice SSBAP - Università degli Studi di Napoli Federico II.

Le Scuole di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio oggi presenti in Italia sono localizzate nelle seguenti sedi universitarie: Roma (1957-1960), Napoli (1969), Milano (1989), Torino (1989), Genova (1984), Firenze (2000), Bari (2013), Venezia (2017), Ferrara (2020) e Cagliari (2022).

Come già precedentemente accennato, le Scuole di specializzazione erogano percorsi formativi di terzo livello, così come previsto dal DM del 31 gennaio 2006. L’articolazione del percorso di studi si sviluppa in due anni accademici con il conseguimento di 120 CFU. L’apprendimento è incrementato con tirocini e stage formativi. L’obiettivo delle suddette scuole, che ricordiamo essere a numero chiuso, è quello di formare specialisti con uno specifico alto profilo professionale.

Tra le competenze acquisite alla fine del percorso formativo, la prof.ssa Picone ha ricordato:

  • Un' approfondita padronanza degli aspetti teorico-scientifici, delle metodologie e delle tecniche proprie alle discipline concernenti il patrimonio culturale architettonico e paesaggistico;
  • una specifica preparazione in campo storico-critico, a fini di studio, catalogazione e ricerca, anche analitica, sui monumenti:
  • una sicura padronanza, sul piano operativo, degli aspetti concernenti la stesura, dalle fasi preliminari agli elaborati esecutivi, di un progetto di conservazione, consolidamento, restauro, valorizzazione, gestione e manutenzione di un'architettura o complesso architettonico, compresi il piano di sicurezza, l'organizzazione e conduzione del relativo cantiere, le procedure di collaudo;
  • un'analoga padronanza delle questioni di tutela paesaggistica e ambientale, comprese le procedure di valutazione dell'impatto ambientale;
  • competenze nel campo della museografia e della sistemazione di siti naturalistici o caratterizzati da testimonianze architettoniche e archeologiche;
  • la conoscenza avanzata degli aspetti legislativi, amministrativi ed economici necessari per la gestione e la conservazione dei beni culturali architettonici e paesaggistici;
  • la capacità di utilizzare gli strumenti informatici e di comunicazione telematica negli ambiti di specifica competenza. Ndr. Il BIM costituirà una competenza importante perché richiesta dal nuovo Codice degli Appalti.

Gli specializzati dovranno essere in grado di operare con funzioni di alta responsabilità all’interno dei competenti livelli amministrativi e tecnici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nelle strutture pubbliche (Regioni, Province e Comuni), nelle strutture pubbliche e private, nonché in organismi privati (imprese, studi professionali specialistici e uffici tecnici).

Secondo la prof.ssa Picone le nuove sfide che oggi devono cogliere le Scuole di Specializzazione sono: Internazionalizzazione (erogazione di corsi in lingua inglese e procedure di accreditamento europeo), maggiore interazione tra le diverse Scuole, il rafforzamento della rete degli Specializzandi in Italia.

 

Restauro: le Scuole di specializzazione sono comunità interdisciplinari ante litteram

 

I rapporti delle Scuole di specializzazione con le Istituzioni

Il convegno non ha mancato di approfondire questo aspetto importante. A presiedere questa sessione la prof.ssa Rita Fabbri, Direttrice SSBAP - Università degli Studi di Ferrara, prof.ssa Monica Livadiotti, Direttrice SSBAP - Politecnico di Bari e Luigi La Rocca, Direttore Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio - Ministero della Cultura.

Come ha sottolineato nel suo intervento la prof.ssa Rita Fabbri, le Scuole svolgono la loro missione con un preciso punto di riferimento nelle Istituzioni. Le stesse Scuole con il DM del 31 gennaio del 2006 hanno modificato intenzionalmente il loro nome raccordandosi alle titolazioni previste per le Soprintendenze. Nel novero delle istituzioni sono da considerare anche le Soprintendenze speciali. Le Scuole di specializzazione, inoltre, rivestono un ruolo di raccordo tra il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministero della Cultura. Altresì, la formazione di terzo livello è orientata a preparare i funzionari di domani e questo costituisce un aspetto positivo e necessario tale da giustificare l’impegno e il ruolo delle Scuole di specializzazione. Inoltre, è bene ricordare che molti specializzandi svolgono i loro tirocini presso le istituzioni. Si ricorda anche che le istituzioni partecipano ai comitati di indirizzo dei percorsi formativi e che molti dei docenti a contratto delle Scuole di specializzazioni sono anche funzionari della Pubblica Amministrazione.

Le istituzioni, inoltre, diventano per le Scuole di Specializzazione un volano per i progetti di ricerca, consulenza scientifica etc. Come ha sottolineato la prof.ssa Livadiotti, oggi anche il Ministero della Difesa ha un grande patrimonio di beni da manutenere e gestire. Anche in questo caso, il tema del restauro e conservazione dei beni architettonici e del paesaggio assume molta importanza. Non dimentichiamo che i rapporti delle Scuole con le singole amministrazioni comunali si sono intensificati nell’ultimo periodo. Pensiamo ai comuni colpiti dagli ultimi eventi sismici. In questo caso, le Scuole hanno offerto il loro supporto nella mappatura e diagnosi delle strutture colpite dal sisma.

Anche Luigi La Rocca, Direttore Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio - Ministero della Cultura, nel suo intervento ha sottolineato di quanto sia importante ai fini di una formazione specialistica una collaborazione di attività nell’interesse comune tra i due Ministeri.

In tal senso, non sono mancate le sottoscrizioni di Protocolli di Intesa, come ad esempio quello del 2020, in cui l’allora MiBACT e MUR, nell'ambito dei rispettivi compiti e funzioni attribuiti per legge, stabilirono di “cooperare per il potenziamento e l’integrazione della ricerca, dei percorsi formativi nelle Università e dell'aggiornamento continuo del personale del MiBACT e degli enti e istituzioni di ricerca vigilati dal MUR, dell’esercizio delle funzioni di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, nonché per il rilancio del turismo" (Ndr. Le Scuole di Specializzazione e gli specializzandi sono espressamente richiamati nell’art.3 del suddetto Protocollo di Intesa).

 

Tutela del Patrimonio: presupposto fondamentale è la conoscenza

 

Rapporti delle Scuole con gli ordini professionali

Ancora incerto il rapporto delle Scuole di specializzazione con gli ordini professionali. Come ha sottolineato prof. Gianluca Belli, Direttore SSBAP- Università degli Studi di Firenze, la situazione allo stato attuale è molto variegata e si svolge tra due poli opposti: da una parte ci sono esempi virtuosi, dall’altra uno stato di attesa e di reciproca indifferenza. La varietà di situazioni dipende dalle sensibilità e disponibilità dalle persone. La disponibilità, purtroppo, molto spesso è aggravata dal frequente cambio dei Consigli degli Ordini. La collaborazione tra le Scuole di specializzazione e gli Ordini, sottolinea il prof. Belli, in generale è fatta di occasioni episodiche, ne sono un classico esempio l’organizzazione di convegni dedicati. Quello che manca, secondo il prof. Belli, è la sottoscrizione di intese strutturate. La collaborazione può diventare produttiva ed è doverosa, poiché i compiti di scuole e ordini sono complementari: le Scuole formano professionisti e funzionari, gli Ordini territoriali hanno il compito di garantire il corretto svolgimento della pratica professionale e vigilare sull’aggiornamento formativo continuo dei propri iscritti. Inoltre, si è ricordo che in attuazione all’art.7 del DPR 137/2012, le Linee Guida e di coordinamento attuative del Regolamento per l’aggiornamento e lo sviluppo professionale continuo del CNAPPC, al paragrafo 5.3, stabiliscono che a coloro che hanno conseguito un diploma di specializzazione siano riconosciuti 20 CFP (con esclusione dei crediti in deontologia e materie ordinistiche) per ogni anno di corso, ad avvenuto superamento dello stesso e previa verifica da parte dell’Ordine territoriale (con assegnazione annuale al raggiungimento di 20 CFP).

L’auspicio è che si possa delineare un quadro di intese che potrebbe tradursi in due filoni precisi: da una parte la costruzione congiunta di processi di formazione, dall’altra un coinvolgimento degli ordini professionali nei comitati di indirizzo delle scuole di specializzazione.

Concorda con il prof. Belli anche il prof. Paolo Faccio, Direttore SSIBAP - Università IUAV di Venezia, il quale però specifica che non bisogna organizzare strutture troppo rigide, in quanto queste non si adatterebbero alle realtà territoriali su cui è necessario essere il più incisivi possibile.

Anche l’arch. Maria Costanza Pierdominici, Consigliere Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia, segnala che allo stato attuale la collaborazione tra Ordini e Scuole di specializzazione è di tipo sporadico. In merito alle già discusse competenze nell’ambito della conservazione e del restauro, secondo l’arch. Pierdominici spetta sempre all’architetto il ruolo di coordinatore nei processi di restauro.

 

Progetto di Restauro: competenza esclusiva degli architetti?

 

Scuole di specializzazione e dimensioni internazionali

Il prof. Stefano Francesco Musso, Direttore SSBAP - Università degli Studi di Genova, durante il suo intervento ha dichiarato di come le scuole di specializzazione oggi debbano guardare al mondo e, in particolare, a quanto succede a livello europeo. A questo proposito è importante consultare il sito del progetto di ricerca CHARTER - European Culture Heritage Skills Alliance. Si tratta di progetto EU partito nel 2020, finanziato dal programma Erasmus+, che si concluderà nel 2024. L'obiettivo del progetto è indagare l’attuale del patrimonio culturale e delle professionalità in esso coinvolte alla ricerca di “gaps” e “needs” (vuoti e bisogni) per colmare il divario sempre più evidente tra i sistemi educativi e occupazionali, per garantire la crescita e il rafforzamento del settore e illustrare il suo contributo alla sostenibilità sociale, economica e ambientale in Europa. Il consorzio di ricerca coinvolge 47 partner di 14 Paesi europei e comprende alcuni dei migliori istituti di istruzione e di formazione agenti nel campo, organizzazioni professionali e lavorative, reti e datori di lavoro del settore del patrimonio culturale. Il prof. Musso ha poi sottolineato come oggi il problema dell’internazionalizzazione non si risolve solo o semplicemente erogando insegnamenti o corsi di formazione in lingua inglese, richiamando così gli studenti stranieri nel nostro paese. Oggi l’Italia deve dialogare con il resto del mondo tenendo però presente che: “Internazionalizzazione significa anzitutto “esserci”. L'estero guarda a noi ma noi influiamo ancora poco sulle scelte, perché non siamo presenti nelle sedi decisionali”. In questo senso le Scuole possono e debbono dare un contributo essenziale.

Tra i 47 partner del progetto European Culture Heritage Skills Alliance c’è anche la Fondazione Scuola Beni e Attività Culturali. La direttrice, Alessandra Vittorini, ha rimarcato come oggi siano le trasversalità operative a caratterizzare le competenze dei professionisti. La formazione continua resta sempre l’orizzonte di riferimento. Recentemente la Fondazione si è occupata degli aspetti logistici e organizzativi sia del concorso pubblico che del corso-concorso aperto a 75 allievi per la formazione e la selezione dei prossimi 50 dirigenti (tra soprintendenti, dirigenti museali e d’archivio) in seno al Ministero della Cultura. 3.800 sono state le domande presentate alla fase preselettiva, alla quale si sono presentati circa il 50% dei candidati e tra loro sono stati selezionati i 75 allievi del corso. I posti effettivi coperti sono stati 63, 20 dei quali sono occupati da architetti.

 

Beni culturali: le competenze professionali tra specialismo e trasversalità

 

Scuole di specializzazione: i rapporti con gli stakeholder e sfide future

A questo tavolo di discussione hanno partecipato la prof.ssa Chiara Devoti, Direttrice SSBAP - Politecnico di Torino, la prof.ssa Annunziata Maria Oteri, Direttrice SSBAP - Politecnico di Milano, Luigi Di Carloantonio, Vicepresidente di Federcostruzioni, Enzo Medardo Costantini, ANCE – Milano, e Daniela Bosia della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

Sul tema delle competenze negli ultimi tempi si è discusso molto ma le imprese oggi hanno difficoltà a trovare tecnici specializzati, segnala la prof.ssa Oteri. Gli specialisti architetti che vengono licenziati dalle scuole di specializzazione sono davvero pochi rispetto agli iscritti. La specializzazione, rimarca Enzo Medardo Costantini, è un fattore fondamentale così come l’esperienza sul campo. La realtà dei cantieri richiede alta specializzazione nella progettazione per la conservazione. Secondo Costantini è necessario creare un asset strutturale di investimenti nel Patrimonio che dia futuro ai giovani e al contempo dobbiamo insegnare ai giovani come si fa essere imprenditori in questo campo.

Anche Luigi Di Carloantonio nel suo intervento ha sottolineato come oggi anche Federcostruzioni sia interessata al mondo della specializzazione, molte sono state le borse di studio dedicate tema della conservazione e restauro “oggi il recupero del patrimonio costruito è di primaria importanza”.

Secondo il punto di vista delle Fondazioni, ovvero quegli enti che oggi sono i principali finanziatori degli interventi, Daniela Bosia ha sottolineato come queste realtà siano fortemente legate al territorio. Attivare sinergie con le comunità locali è sicuramente la chiave per un buon intervento di restauro e conservazione. Oggi le fondazioni non si limitano a finanziare il restauro, esse guardano all’intero processo con particolare attenzione alla durabilità degli interventi e alla gestione dei Beni stessi. Grande attenzione, sottolinea la Bosia, è riservata anche ai parchi e giardini, così come al tema dell’accessibilità e inclusività dei Beni culturali. Anche rispetto al paesaggio storico, sono stati diversi i bandi proposti dalle fondazioni volti a ripristinare paesaggi attraverso interventi di qualità di rigenerazione e mitigazione. “La partecipazione delle comunità è importante, lavorare con il territorio è importante. È fondamentale stimolare le comunità nelle prese in carico dei beni. La qualità degli interventi è quella che vince sul finanziamento.

 

Cantiere di restauro: "È una realtà che richiede alta specializzazione"

 

Esperienze sul territorio delle Scuole di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio

La Sessione pomeridiana, moderata dalla prof.ssa Caterina Giannattasio, Direttrice della SSBAP - Università degli Studi di Cagliari, ha visto come protagonisti gli specialisti che hanno presentato durante la sessione gli esiti delle varie scuole di specializzazione. La SSBAP di Cagliari non presentato alcun esito in quanto, essendo stata appena stata avviata la scuola, non ha ancora licenziato i suoi primi specializzandi. Di seguito la lista degli esiti presentati.

Marta Corona (SSBAP - Politecnico di Bari) ha presentato la tesi di diploma dal titolo: L’architettura funeraria di Taranto: dalla conoscenza alla valorizzazione

Marta Lalli, Daniele Romagnol (SSBAP - Università degli Studi di Ferrara) hanno presentato la tesi di diploma dal titolo Il progetto di restauro e consolidamento della chiesa della Resurrezione di Santa Vittoria in Matenano. Interpretazione critica delle fonti per il recupero della leggibilità del testo architettonico

Pamela Mecocci, Gemma Poli, Jessica Russotto, Chiara Ulivelli (SSBAP - Università degli Studi di Firenze) hanno presentato la tesi di diploma dal titolo La Gerusalemme di San Vivaldo. Progetto di valorizzazione degli spazi aperti, dei percorsi e delle cappelle

Mentre Marta Casanova e Simonetta Acacia (SSBAP - Università degli Studi di Genova) hanno presentato una Antologia di casi che testimoniano il rapporto tra la Scuola SSBAP di Genova e il patrimonio del territorio.

Giulia D’Angeli e Elena Rizzico, oggi specializzande al secondo anno della SSBAP - Politecnico di Milano, hanno presentato gli esiti del Laboratorio multidisciplinare di analisi progetto del costruito che ha affrontato Temi e problematiche della conservazione e del riuso di patrimoni pubblici dismessi. Al centro della cura: la Pia Casa degli incurabili in Abbiategrasso, Milano.

Angelica Di Sabato (SSBAP - Università degli Studi di Napoli Federico II) ha presentato, invece, i risultati di un workshop che ha visto come protagonista il Restauro e valorizzazione della Certosa di San Giacomo a Capri.

Francesco Pierotti (SSIBAP - Università IUAV di Venezia) ha presentato gli esiti del diploma di specializzazione“From cure to care”. Materiali per l’elaborazione del conservation plan dei Giardini della Biennale

Mentre Giulia Beltramo insieme a Giosuè Bronzino (SSBAP - Politecnico di Torino) hanno presentato il progetto Studi e connessioni territoriali in Alta Val Tanaro, tra Piemonte e Liguria: le aree di confine, il borgo di Bagnasco e il sito di Santa Giulitta.

Gilberto De Giusti, Giulia De Luca, Bruno Di Gesù, Angela Di Paola, Clara Dionisi, Annalisa Ferrante, Marta Formosa hanno presentato alcuni esiti della SSBAP - Sapienza Università di Roma, durante il loro intervento Architetture, giardini storici, paesaggio: Roma e il suo territorio.

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