Paolo Paronuzzi

Professore di Geologia Applicata - Università degli Studi di Udine

Curriculum

Paolo Paronuzzi insegna Geologia Applicata per i corsi di laurea in Ingegneria Civile e Ingegneria Ambientale dell’università di Udine. È stato direttore del Master di secondo livello AVAMIRI, (Analisi, Valutazione e Mitigazione del Rischio Idrogeologico) organizzato dalla Facoltà di Ingegneria dell’università di Udine. Nell’ambito di questo Master, con sede a Gorizia, sono stati tenuti diversi seminari su aspetti tecnici del dissesto idrogeologico. Questi seminari, riconosciuti per il previsto aggiornamento tecnico-professionale, sono stati seguiti da numerosi geologi liberi professionisti del Friuli Venezia Giulia.
Da circa un trentennio si occupa di tematiche di ricerca relative al dissesto idrogeologico e ai fenomeni franosi. Su questo ultimo aspetto si è dedicato in particolare allo studio dei crolli di roccia, delle opere paramassi e delle varie tipologie di frana in roccia. Nel 2000 è stato coinvolto dalla Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia nello studio del rischio geologico residuo del comune di Erto e Casso. In questa circostanza è entrato direttamente a contatto, per la prima volta, con la grande frana del Vajont e con le sue problematiche tecnico-scientifiche ancora irrisolte.
Dopo dieci anni di ricerche, svolte sia sul campo che in laboratorio, nel 2009 ha presentato alla comunità scientifica dei geologi applicati italiani (3° Congresso Nazionale AIGA, S. Giovanni Valdarno, 25-27 febbraio 2009) la sua nuova interpretazione geologica della gigantesca frana del 9 ottobre 1963. Le problematiche geologico-tecniche connesse alla catastrofica frana del Vajont, contestualizzate in una visuale più ampia che mette in discussione il ruolo del geologo nelle grandi opere di ingegneria, sono state esposte in un articolo dal taglio divulgativo apparso sul numero 29 della rivista Geoitalia (dicembre 2009). Negli ultimi anni, i principali risultati delle recenti ricerche sulla frana del Vajont sono stati presentati in due articoli pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Geomorphology edita da Elsevier (Geomorphology 2012, numero 169-170: pag.165- 191; Geomorphology 2013, numero 191: pag.75-93).
La nuova sintesi interpretativa della frana del Vajont, basata soprattutto su un nuovo rilievo di dettaglio geologico e geomeccanico della nicchia di distacco e del corpo di frana, ha permesso di individuare – per la prima volta – cospicue evidenze di una grande zona di taglio presente alla base di una gigantesca frana preistorica. Questa zona di taglio basale, formata da pietrisco calcareo, blocchi di ammasso roccioso e lenti di argilla molto plastica, ha condizionato la risposta del versante del M. Toc durante le procedure di invaso e di svaso effettuate nel periodo 1960-1963.
Sino al catastrofico collasso finale del 9/10/1963.

Archivio

Sicurezza

60 anni fa il disastro della diga del Vajont: esiste ancora il rischio che possa ripetersi?

Potrebbe sembrare una domanda retorica ma così non è. E lo si può capire leggendo le parole del racconto del disastro da parte del Prof. Paolo Paronuzzi, esperto di questo evento che ci fornisce anche una sua visione della lezione che questa tragedia ci ha dato o non ci ha dato.

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