Una Protezione Civile europea al servizio di tutti gli Stati. L'iniziativa parla anche italiano
A tu per tu con l'europarlamentare Elisabetta Gardini, relatrice in Europa del disegno di legge per lanciare un "Meccanismo europeo di protezione civile"
Lunedi 19 Novembre 2012 - Attualità -
"Serve una forza di protezione civile coordinata a livello comunitario". Non ha dubbi l'onorevole Elisabetta Gardini, intervistata da Il Giornale della Protezione Civile.it. L'Europa è molto sensibile a questa tematica, la situazione è in continua evoluzione, e l'on. Gardini è stata nominata relatrice presso il Parlamento europeo di un progetto di legge chiamato "Meccanismo europeo di protezione civile", presentato dalla Commissione europea.
Onorevole Gardini, in Europa ci sono già molte forze di Protezione Civile, anche ben organizzate. Perché allora la Commissione e il Parlamento stanno lavorando ad una legge per istituire e rendere operativo un meccanismo centrale di protezione civile?
Sicuramente in Europa abbiamo realtà d'eccellenza per quanto riguarda la protezione civile, e l'Italia è una di queste. Il problema si pone quando accadono eventi naturali o catastrofi che vanno oltre le possibilità d'intervento dei singoli governi. In questo caso ci vuole un aiuto sovranazionale. Una sorta di "fratello maggiore", per le forze d'intervento dei piccoli Stati, che dia maggiori garanzie di collaborazione e condivisione delle forze. Questo è molto utile anche per le nazioni più piccole, che potrebbero trovarsi a fronteggiare emergenze più grandi di loro.
Concretamente come sta procedendo l'iter di legge del quale Lei è relatrice in Europa?
Innanzitutto devo dire che essere la "madrina" di un simile lavoro mi rende molto orgogliosa. Corona oltre un anno di lavoro. Le linee guida della proposta di legge sull'istituzione di una Protezione Civile europea sono state completate alla fine dell'anno scorso, in questo momento siamo alla fase più complessa, la sfida di convertire le linee guida generali in leggi pratiche. Il 28 novembre ci sarà su questo un voto molto importante in Commissione Ambiente. Spero che la base legislativa possa concludersi velocemente, con un percorso parlamentare rapido ed efficace. Non appena la cornice burocratica e amministrativa saranno completate si potrà iniziare il lavoro "sul campo".
Come funzionerà la Protezione Civile Europea? I singoli Stati saranno ancora competenti per quanto riguarda le emergenze sul loro territorio o dovranno guardare sempre a Bruxelles?
Assolutamente no! Gli Stati sono e saranno sempre liberi di intervenire come meglio credono sulle loro emergenze. Spetta a loro la valutazione su come intervenire, e considerare se le forze di cui dispongono siano sufficienti. Se invece vorranno un supporto per fronteggiare la catastrofe, parliamo di uomini, mezzi o anche solo competenze, potranno fare riferimento a un unico centro di coordinamento europeo di protezione civile, che attiverà tutte le risorse e gli aiuti. La Protezione Civile UE sarà quindi una sorta di fratello maggiore per le singole realtà nazionali, che potranno sempre contare su un aiuto. Ma ribadisco, ognuno resta padrone in casa propria, l'Europa non interverrà senza una specifica richiesta di un governo.
Quali realtà sono coinvolte nel progetto?
Fanno parte del Meccanismo Europeo di Protezione Civile i 27 Paesi membri dell'Unione Europea, i 3 Paesi appartenenti all'Area Economica Europea, Norvegia, Islanda e Liechtenstein e la Croazia.
La Protezione civile è incardinata nella Direzione Generale Aiuti Umanitari e Protezione Civile (ECHO) della Commissione europea ed è composta da due unità: Protezione civile - Risposta ai Disastri e Protezione civile - Prevenzione e Preparazione.
Che competenze avrà la Protezione Civile Europea?
Il campo d'azione è particolarmente vasto. La volontà è quella di garantire maggiore sicurezza per i cittadini dell'Europa, aiutando i singoli governi. Ma il progetto è complesso e coinvolge anche alcuni aspetti economici e di gestione delle risorse. Un esempio pratico: la flotta di Canadair per fronteggiare gli incendi. E' molto costosa, e spesso durante l'anno resta ferma, in carico ai singoli Stati. E' utile invece che sia gestita dall'Europa, usandola di volta in volta nei territori dell'Unione dove è necessaria, abbattendo i costi. Tutto questo lavoro si affianca ai canonici campi d'intervento della Protezione Civile: catastrofi ed eventi naturali, ma non dimentichiamoci anche il terrorismo e il rischio industriale.
Avete previsto un piano di formazione?
Sì certo, la formazione è molto importante. Premetto che l'Italia dal 2009 è entrata a far parte del network dei centri europei di formazione di protezione civile.
L'iniziativa ha dato vita al Joint Italian Civil Protection Training centre, costituito dal Dipartimento della Protezione Civile, la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, capofila del progetto, e il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile. La nuova legge sulla Protezione Civile Europea prevede dei Corsi di formazione, per formare gli esperti che potranno partecipare agli interventi di assistenza del Meccanismo europeo di protezione civile sia in Europa che in Paesi terzi. Poi ci sono anche le esercitazioni che vengono organizzate a livello comunitario, per testare la cooperazione e l'efficienza nella gestione delle operazioni di soccorso delle squadre dei Paesi partecipanti.
Durante lo svolgimento delle esercitazioni vengono valutate l'efficacia e la validità di un modello di intervento per fronteggiare un'emergenza grave, i piani, le procedure decisionali e la gestione dell'informazione.
Per finire... com'è la situazione della Protezione Civile italiana vista dall'Europa?
Il nostro sistema di protezione civile è un riferimento, non sono in Europa, ma a livello mondiale. Ci tengo a porre l'accento sugli elogi alla Protezione Civile italiana espressi in più di un'occasione dal Commissario agli aiuti umanitari Georgieva. Attenzione dunque ad amplificare determinate polemiche sul lavoro della nostra Protezione Civile che rischiano di rovinare, a livello europeo, un'immagine frutto di anni di duro lavoro.