Architettura: Liu Jiakun vince il Premio Pritzker 2025
L'architetto cinese è stato insignito della più alta onorificenza ufficialmente riconosciuta nel campo dell'architettura internazionale. Liu Jiakun è il 54° vincitore del Premio Pritzker.
Nel 2025 Liu Jiakun vince il premio più prestigioso nell’architettura
L’architetto cinese Liu Jiakun si è aggiudicato il prestigioso Premio Pritzker, diventando il secondo professionista della Cina a ricevere questo riconoscimento, dopo Wang Shu nel 2012. Un risultato che potrebbe apparire tardivo, ma che si comprende alla luce del fatto che, fino agli anni ’90, nel paese non era consentito esercitare la libera professione.
La giuria del premio ha così motivato la sua scelta: “L’identità riguarda tanto l’individuo quanto il senso collettivo di appartenenza a un luogo. Liu Jiakun rivisita la tradizione cinese senza ricadere in nostalgie o ambiguità, ma usandola come trampolino di lancio per l’innovazione. Egli crea nuove architetture che sono al contempo un documento storico, un’infrastruttura, un paesaggio e uno straordinario spazio pubblico.”
Liu Jiakun diventato architetto "per caso"
Nasce nel 1956 a Chengdu, in Cina e si è reso noto per il suo approccio minimalista, umanista e attento al contesto locale. Trascorse gran parte della sua infanzia nei corridoi del Chengdu Second People’s Hospital, fondato come Gospel Hospital nel 1892, dove sua madre lavorava come internista.
Grazie all’ambiente in cui vive i primi anni della sua vita, secondo sua stessa ammissione, in lui si sviluppa una profonda tolleranza religiosa. Sebbene la maggior parte dei suoi familiari più stretti fossero medici, mostrò un interesse per le arti creative, esplorando il mondo attraverso il disegno e la letteratura, finché un insegnante non lo incoraggiò a considerare l’architettura come professione.
Il percorso di Liu Jiakun però verso l’architettura non è stato né lineare né prevedibile.
Sono diventato architetto per caso. Il mio insegnante mi disse che, studiando architettura, avrei potuto continuare a disegnare. Ma non ne sapevo di più, quando mi sono iscritto all’università.

Primi anni e formazione
All’età di diciassette anni, Liu fece parte degli Zhiqing, il programma cinese di “giovani istruiti” assegnati ai lavori agricoli nelle campagne. In quel periodo la vita sembrava priva di prospettive, fino a quando, nel 1978, fu ammesso all’Istituto di Architettura e Ingegneria di Chongqing (in seguito rinominato Chongqing University). Ammette che non aveva compreso pienamente cosa significasse diventare architetto, ma, “come in un sogno, all’improvviso mi resi conto che la mia vita era importante”.
Si laureò in Ingegneria con specializzazione in Architettura nel 1982 ed è stato tra la prima generazione di studenti incaricati di ricostruire la Cina in un momento di profonda trasformazione per la nazione. Durante i primi anni di carriera, lavorò presso il Chengdu Architectural Design and Research Institute, di proprietà statale, ma trovò l’esperienza avvilente. «Era un lavoro quotidiano», dice, «ma il mio vero interesse era la scrittura.»
In quegli anni e in quelli successivi, di giorno faceva l’architetto, mentre di notte si dedicava alla scrittura, immerso nella creazione letteraria.
Si offrì poi volontario per trasferirsi temporaneamente a Nagqu, in Tibet (1984–1986) e nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang poiché, “la mia principale forza di allora sembrava essere la mancanza di paura e, in aggiunta, le mie capacità di pittura e scrittura”. Quindi, in quel periodo si dedicò principalmente a pittura, scrittura e meditazione producendo diverse opere narrative.
Scrivere romanzi e praticare l’architettura sono forme d’arte distinte, e non ho mai cercato deliberatamente di unirle. Tuttavia, forse grazie alla mia duplice formazione, esiste una connessione intrinseca tra le due discipline nel mio lavoro—come l’impronta narrativa e la ricerca di poesia nei miei progetti.
Il suo romanzo distopico del 1999, Bright Moonlight Plan, racconta l’inutile sforzo di un architetto di costruire una nuova città ideale, ispirandosi al dispotico progetto della Ville Radieuse di Le Corbusier (che prevedeva la demolizione del centro di Parigi) nonché alle rivoluzioni comuniste sovietiche e cinesi.
Nel 1993, partecipò alla mostra personale di architettura di Tang Hua, un suo ex compagno di università, al Museo d’Arte di Shanghai. Quell’evento riaccese la sua passione per la professione e alimentò una nuova mentalità, convincendolo per lavorare a progetti finalizzati a sottrarre la nazione all’influenza del maoismo.
Considera questa presa di coscienza trasformativa—ovvero che l’ambiente costruito potesse essere un mezzo di espressione personale—come il vero inizio della sua carriera architettonica. Presto visse alcuni degli anni più formativi della sua crescita intellettuale, discutendo sullo scopo e il potere dell’architettura con contemporanei, fra cui gli artisti Luo Zhongli e He Duoling e la poetessa Zhai Yongming.
Carriera
Ho sempre l’ambizione di essere come l’acqua: penetrare in un luogo senza avere una forma fissa, insinuandomi nell’ambiente locale e nel sito stesso. Col tempo, l’acqua gradualmente si solidifica, trasformandosi in architettura e, forse, persino nella più alta forma di creazione spirituale umana. Eppure conserva tutte le caratteristiche di quel luogo, sia positive sia negative.
Nel 1999 fondò Jiakun Architects a Chengdu, sostenendo fermamente il potere trascendente dell’architettura, pur comprendendo che essa è frutto della comunità, della spiritualità, della tradizione e di ciò che già esiste.
In quegli anni, la pratica privata dell’architettura era ancora una novità in Cina, e Liu scelse provocatoriamente di chiamare il suo studio con il suo nome di battesimo, Jiakun — una scelta audace e personale, in contrasto con l’anonimato tipico degli istituti di progettazione statali. «Mi sembrava una scelta semplice», spiega, «ma la gente la giudicò pretenziosa e ardita all’epoca.»
Da allora, nel corso di quattro decenni, lui e il suo team hanno realizzato oltre 30 progetti in tutta la Cina, tra cui istituzioni accademiche, culturali, civiche, opere commerciali e pianificazioni urbanistiche.
Pensiero architettonico e opere principali
Il lavoro di Liu pone forte importanza all’integrazione con il contesto locale, con l’artigianato tradizionale e si basa su un design sostenibile, prediligendo un'architettura sobria. I suoi progetti utilizzano molte volte materiali locali e celebrano l’estetica dell’imperfezione.
Il suo primo edificio, completato nel 2002, è il piccolo Luyeyuan Stone Sculpture Art Museum, ispirato al modello di un giardino cinese tradizionale. Dedicato a una collezione privata di antiche sculture buddiste il museo è situato accanto a un fiume in una foresta di bambù alle porte di Chengdu.

Si raggiunge attraverso un sentiero serpeggiante nella foresta, che conduce a un ponte su uno stagno di loto, dando l’impressione di imbattersi in un rudere dimenticato.
I volumi austeri in cemento grezzo sono tagliati in modo da incanalare la luce naturale sulle opere esposte.

La sua serie di edifici per il campus dell’Istituto di Belle Arti del Sichuan, completati nel 2004, conserva la stessa imponenza monolitica: una serie di volumi in mattoni rossi arroccati su una collina, con tetti a falda e a farfalla, che conferiscono l’aspetto di uno sperone roccioso.

In seguito al terremoto di Wenchuan del 2008, Liu ha avviato il “Rebirth Brick Project”, che riutilizzava le macerie del sisma per creare nuovi materiali da costruzione, a testimonianza del suo impegno per la resilienza della comunità.
Ha anche realizzato il “Memorial to Hu Huishan”, dedicato a una quindicenne morta nel crollo della sua scuola media durante il terremoto, con lo scopo di offrire conforto alla famiglia e creare una memoria collettiva. Il memoriale, che ricorda una tenda di soccorso, includeva oggetti personali della ragazza, tra cui una sciarpa e uno zaino.
Nel 2013 ha realizzato lo Shuijingfang Museum, costruito sul sito di una distilleria di 600 anni e dedicato alla storia del liquore Baijiu, mentre il suo Museum of Clocks presentava una serie di orologi che segnavano la fine della Rivoluzione Culturale in Cina.
Tra le altre opere degne di nota a Chengdu si annoverano un reparto maternità presso il Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding e il Suzhou Museum of Imperial Kiln Brick.
Tra le sue opere scritte figurano The Conception of Brightmoon (Times Literature and Art Publishing House, 2014), che esplora il conflitto tra utopie e vita umana, Narrative Discourse and Low-Tech Strategy (China Architecture & Building Press, 1997), Now and Here (China Architecture & Building Press, 2002) e I Built in West China? (Today Editorial Department, 2009).
C’è una relazione intrinseca tra architettura e letteratura. Entrambe implicano l’osservazione della società e un’attenzione profonda ai comportamenti umani.
Come professore
Attualmente è professore ospite presso la School of Architecture della Central Academy of Fine Arts (Pechino, Cina) e in precedenza ha tenuto lezioni al Cité de l’architecture et du patrimoine (Parigi, Francia), al Massachusetts Institute of Technology (Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti d’America), alla Royal Academy of Arts (Londra, Regno Unito) e in altre prestigiose istituzioni cinesi.
Liu continua a lavorare e a risiedere a Chengdu, in Cina, mettendo al centro dei suoi progetti la vita quotidiana dei cittadini.
Mostre e riconoscimenti internazionali
Liu è stato protagonista di numerose mostre internazionali, tra cui:
- Experimental Architecture by Young Chinese Architects – 20° Congresso Mondiale degli Architetti UIA (1999, Pechino, Cina);
- TU MU Young Architecture From China (2001, Berlino, Germania);
- Urban Creation, Biennale di Shanghai (2002, Shanghai, Cina);
- la 1ª, 3ª e 7ª Biennale di Urbanistica/Architettura di Shenzhen e Hong Kong (2005, 2009 e 2017, Shenzhen, Cina);
- l’11ª e la 15ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2008 e 2016, Venezia, Italia);
- la 56ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (2015, Venezia, Italia);
- Now and Here - Chengdu | Liu Jiakun: Selected Works (2017, Berlino, Germania);
- Super Fusion - Chengdu Biennale (2021, Chengdu, Cina).
Nel 2018 gli è stato affidato il progetto inaugurale del Serpentine Pavilion di Pechino, un incarico che ha contribuito ad accrescere ulteriormente la sua fama a livello globale.
Tra i riconoscimenti ricevuti vi sono:
- Far Eastern Architectural Design, Outstanding Award (2007 e 2017);
- l’ASC Grand Architectural Creation Award (2009);
- l’Architectural Record China Awards (2010);
- i WA Awards for Chinese Architecture (2016);
- il Building with Nature, Architecture China Award (2020);
- il Sanlian Lifeweek City for Humanity Awards for Public Contribution (2020);
- l’UNESCO Asia-Pacific Awards for Cultural Heritage Conservation, New Design in the Heritage Contexts (2021).
Nel 2025 gli è stato conferito la più alta onorificenza ufficialmente riconosciuta nel campo dell'architettura internazionale (premio Pritzker).
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DELL'ANNO SCORSO
Uno sguardo più approfondito su alcuni progetti
Architettura della memoria
“Rebirth brick project” (mattoni della rinascita) è il progetto intrapreso dall'architetto un mese dopo il terremoto che nel 2008 colpì la regione cinese del Sichuan e che causò circa 70.000 vittime.
Con il suo studio, Liu Jiakun decide infatti di “riportare in vita” macerie e rovine del sisma, aggregando i detriti degli edifici crollati con fibre di grano e cemento. Il risultato sono “mattoni fortificati”, che dopo le presentazioni alla Biennale di Venezia del 2008 e all’omonimo evento di Shenzhen e Hong Kong del 2011, sono stati concretamente utilizzati nello Shuijingfang Museum di Chengdu (2013), in tre volumi dell’HQ Novartis (2014), e nel permeabile “complesso-promenade” a uso misto West Village di Chengdu (2015).
«Quando visitai le zone colpite dal disastro, vidi montagne di detriti», racconta. «Bisognava ricostruire tutto in fretta e mi resi conto che i materiali erano proprio lì. Era più economico, più efficiente e più robusto rispetto all’utilizzo di mattoni nuovi.» Più che un riciclo, questi mattoni simboleggiavano la rinascita materiale e spirituale della comunità in un periodo di lutto nazionale.
Al terremoto si lega, infine, anche il suo più piccolo intervento: il Memoriale Hu Huishan (2009), anch’esso concluso nella sua città natale. Liu Jiakun adotta la forma archetipa di una tenda per il primo soccorso per realizzarne una versione permanente, austera e in calcestruzzo.

Collocata in un boschetto, è una sorta di basica cappella laica, inaccessibile, da osservare esclusivamente restando sulla soglia. Rende omaggio a una giovanissima vittima del terremoto già citato, della quale sono esposti alcuni effetti personali: riuniti in uno spazio con pareti, soffitto e pavimento unificati dal colore rosa ricordano quella vita spezzata in memoria di tutte quelle tragicamente interrotte dal terremoto, nel sempre efficace intreccio tra memoria personale e collettiva, tra il dolore privato e quello di un’intera comunità.
Nel 2013 ha realizzato lo Shuijingfang Museum, costruito sul sito di una distilleria di 600 anni e dedicato alla storia del liquore Baijiu, mentre il suo Museum of Clocks a Chengdu presentava una serie di orologi che segnavano la fine della Rivoluzione Culturale in Cina.
Durante la produzione di questo potente liquore bianco, i lavoratori spalano cereali in fermentazione in grandi cumuli fumanti all’interno dei magazzini in cemento progettati da Liu, riempiendo l’aria di un dolce profumo alcolico, mentre la luce del giorno e l’aria fresca filtrano attraverso ingegnosi condotti a “bocca di drago” sul tetto, concepiti per richiamare strutture analoghe negli edifici in legno preesistenti.
È un materiale economico che si può trovare ovunque nel Sichuan. Parto sempre scoprendo cosa sanno fare i lavoratori locali, per poi progettare di conseguenza.

I robusti mattoni grigi sono affiancati da cemento impresso con stuoie di bambù intrecciato, utilizzate per rivestire la cassaforma, che conferiscono una texture più delicata e umana all’intera struttura.

West Village
Nel 2015 l'architetto ha concluso il progetto “West Village” a Chengdu, un intervento a uso misto con uffici, spazi ricreativi, sportivi e culturali, caratterizzato da un design sobrio in contrasto con i grattacieli circostanti. L’isolato comprendeva percorsi pedonali, aree verdi e piste ciclabili.

Gli anziani si godono la loro passeggiata serale su una passerella sopraelevata, avvolti dal verde di folti boschetti di bambù. Poco più in basso, incastonato in un avvallamento, un piccolo campo da calcetto anima la scena con i rumori di una partita tra amici.
Tutt’intorno, come un’ampia corte a forma di C, s’innalza un edificio di cinque piani attraversato da “strade nel cielo”: passaggi sopraelevati che ospitano insegne pubblicitarie di corsi di yoga, scuole di danza, centri skincare, ristoranti barbecue e persino lezioni di programmazione informatica per i più piccoli.
Una lunga rampa in pendenza collega sapientemente i vari livelli, seguendo un percorso a zigzag che culmina sul tetto; da lì, lo sguardo spazia sulla sterminata megalopoli cinese di Chengdu, un mare di luci che sembra non avere confini.

Ha impiegato la tecnica di casseratura con stuoie di bambù nel complesso dove anche le barre di rinforzo in acciaio grezzo forniscono una soluzione economica per i parapetti, in linea con la sua estetica severa e artigianale.
Per questo progetto di portata gigantesca, che occupa un intero isolato cittadino estendendosi per oltre 200 metri di lunghezza, era necessario contenere i costi.
«Lo considero come un grande hotpot del Sichuan», dice Liu, «capace di unire ogni aspetto della vita urbana». Richiamando la trama del suo romanzo, l’obiettivo era costruire una sorta di utopia urbana, con strutture sportive, ristoranti, gallerie e tutto ciò che si potrebbe trovare in una vivace strada commerciale. «Volevo portare la vita della strada fin sopra l’edificio», aggiunge.
Il progetto stesso è diventato vittima del proprio successo: nel 2016, ben novemila persone affollarono la passerella sul tetto, obbligando le autorità a decretarne la chiusura. L’architetto rivela che l’accesso è stato finalmente riaperto nel 2024, consentendo alle attività del piano superiore di “risorgere” e riaccendere la vitalità dell’intero complesso.
Tra i suoi progetti commerciali figura il campus di Novartis a Shanghai, realizzato nel 2014, che unisce elementi estetici cinesi tradizionali a una facciata contemporanea con molteplici balconi a terrazza.

Più di recente, Liu ha completato la riqualificazione di un quartiere templare storico a Lishui e la ristrutturazione di un complesso di grotte su una parete rocciosa a Luzhou—interventi che uniscono il tessuto storico preesistente con padiglioni leggeri in acciaio e bambù.
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Ad oggi lo studio dell'architetto è impegnato in un grande progetto che consiste nella trasformazione di un’ex acciaieria in un parco, nella città orientale di Hangzhou, su un’area di 45 ettari.
In linea con molti degli interventi firmati da Jiakun Architects, si tratta di un delicato equilibrio tra passato e presente, guidato da azioni misurate che fanno emergere i molteplici strati di storia, consentendo di raccontare le vicende del luogo senza mai forzare il tono della narrazione.
Fonti:
Ambiente
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Architettura
L'architettura moderna combina design innovativo e sostenibilità, mirando a edifici ecocompatibili e spazi funzionali. Con l'adozione di tecnologie avanzate e materiali sostenibili, gli architetti moderni creano soluzioni che affrontano l'urbanizzazione e il cambiamento climatico. L'enfasi è su edifici intelligenti e resilienza urbana, garantendo che ogni struttura contribuisca positivamente all'ambiente e alla società, riflettendo la cultura e migliorando la qualità della vita urbana.

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