Architetti: professionisti in allarme, rischio paralisi degli interventi di rigenerazione urbana

Rigenerazione urbana e delibera del Comune sulle linee di indirizzo nel settore urbanistica

Gli architetti a fianco dei professionisti per lo sviluppo della città

I temi della città e della professione al centro del dibattito dei progettisti. E la richiesta a gran voce di trasparenza delle leggi e certezza dei tempi. Dopo l’allarme lanciato dall’Ordine degli architetti di Milano insieme al Collegio dei geometri e all’Ordine territoriale degli Ingegneri sul rischio paralisi riguardante gli interventi di rigenerazione urbana, in seguito al disorientamento causato dalle ultime inchieste della Procura, i professionisti hanno preso posizione contro la delibera del Comune sulle linee di indirizzo nel settore urbanistica, pubblicata qualche giorno fa.

Se n’è discusso il 4 marzo nella sede dell’istituzione a Milano insieme a istituzioni, rappresentanti degli Ordini, esperti legali e urbanisti.

Chiarezza sull'interpretazione dell'apparato normativo, il compito dell'Ordine professionale

«Queste incertezze coinvolgono oggi più che mai moltissimi professionisti ed altrettanti nostri iscritti dipendenti della pubblica amministrazione che riteniamo come Ordine professionale di dover aiutare perché possano garantire il corretto svolgimento della loro attività, nel rispetto del ruolo di pubblico interesse che la società ha affidato alla categoria così come espresso dalla Costituzione», spiega Francesca Scotti, consigliera dell’Ordine milanese.

«Riteniamo quindi che sia compito istituzionale dell’Ordine, pur nel totale rispetto delle indagini in corso, fare chiarezza sull’interpretazione dell’apparato normativo su cui hanno fondato la propria attività professionisti e dipendenti comunali che, ricordiamo ancora, con la loro firma dichiarano la loro responsabilità intellettuale e tecnica a tutela di valori e interessi generali», prosegue.

Nell’incontro si è parlato anche della recente delibera di giunta del Comune di Milano, “Linee di indirizzo per lo sviluppo delle attività amministrative in materia urbanistico-edilizia”, che se pur pensata per tutelare i dipendenti del Comune, mette in discussione l’apparato normativo su cui – dicono i professionisti - si è lavorato in questi dieci anni e che, nella sostanza contraddice quanto riportato nel PGT 2030 e anche quanto scritto nella recente circolare n°1/2023 dalla stessa amministrazione pochi mesi, fa relativamente ad un chiarimento sul tema degli edifici di altezza superiore a 25 metri e piani attuativi.

«Sembrano messe in discussione, come già detto, norme chiaramente previste sia nel quadro normativo nazionale che regionale e dallo strumento urbanistico comunale e pacificamente utilizzate nell’ambito della attuazione del Piano da almeno dieci anni. In sostanza sembrerebbe non venire riconosciuta la modifica del Titolo V della Costituzione che ha individuato la materia urbanistica come materia concorrente posta in capo alle Regioni.
Oltre che, restando nell’ambito della normativa nazionale, la riforma Madia. Ricordiamo che la Scia alternativa al permesso di costruire, da anni è procedura ordinaria anche con atti unilaterali d’obbligo e necessità di pareri presupposti: tutto ciò pare oggi non avere legittimità. Non risponde al vero che non si facciano istruttorie e questo noi professionisti lo sappiamo bene», riflette la consigliera Scotti.

I professionisti a questo punto non sanno come orientarsi in particolare su progetti con cantieri in corso o con progetti le cui pratiche edilizie sono in fase di definizione e che risultano al momento sospese.

«Come Ordine ribadiamo che sia necessaria un’azione forte ed immediata di chiarimento a livello nazionale sulla portata delle modifiche già introdotte in varie fasi nel Testo unico per l’edilizia- con l’obiettivo di arrivare definitivamente alla formulazione di un quadro normativo certo e chiaro che non lasci aperta la possibilità di interpretazioni e applicazioni in contrasto tra di loro. Dopodiché, se si pensa che con le attuali norme non si siano raggiunti determinati obiettivi per la città o comunque si voglia intervenire per risolvere le criticità evidenti nel nostro territorio in ordine a servizi, casa, spazio pubblico, ambiente, come architetti siamo disponibili a dare un contributo nel dibattito anche al fine di rivedere le norme», chiosa la consigliera Scotti.

«Ribadiamo la centralità del progetto come strumento di sviluppo della città e per guadagnare la fiducia di tutti gli attori coinvolti, a supporto della crescita sostenibile del nostro Paese», conclude il presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano, Federico Aldini.

A CURA DI PPAN PER L’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DI MILANO