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Architetti: il 59% dei collaboratori non ha contratto, il nuovo Vademecum per un lavoro equo e inclusivo

Il questionario fatto agli iscritti all'Ordine degli Architetti di Milano ha consentito la raccolta di dati sulla condizione lavorativa dei collaboratori tecnici in un'ottica anche futura della professione. Parliamo di dati molto critici, più della metà dichiara di non avere un contratto di incarico e l'80% non collabora sopra i 6 anni con il committente principale. Da questi dati si è partito per presentare il Nuovo vademecum dedicato all'equo compenso e al lavoro inclusivo.

Professione: più della metà dei collaboratori non ha il contratto di incarico e rimane massimo fino ai 6 anni in studio

Le domande sono state sottoposte da luglio a settembre 2023: hanno risposto quasi 900 iscritti consentendo di raccogliere dati ed elementi aggiornati rispetto alle condizioni professionali e alle prospettive di lavoro future. Il rapporto tra professionisti negli studi di progettazione di nuovo al centro dell’interesse dell’attività dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano. L’istituzione ha invitato i suoi iscritti alla compilazione di un questionario anonimo per raccogliere dati aggiornati sui professionisti e le loro condizioni di lavoro.

Rilevanti i dati emersi soprattutto sui profili di titolare di studio e collaboratori in mono-committenza:

  • il 59% dei professionisti collaboratori continuativi dichiara di non avere un contratto di incarico con il committente principale con cui lavora (per le donne rispondenti la percentuale sale al 61%)
  • all’83% dei rispondenti il compenso professionale  viene calcolato mensilmente, mentre al 4% a obiettivi o a progetto e al restante 12% su base oraria.
  • Il 79% non riceve conguagli periodici,
  • l’80% collabora con il committente principale da meno di 1 anno fino a 6 anni. Per gli under 35 prevale una forte tendenza a cambiare studio entro i 3 anni.

 

Lavoro equo e inclusivo: il Nuovo Vademecum presentato a Milano

Le risposte al questionario sono state la base per il Nuovo Vademecum (in allegato in fondo all'articolo) per un lavoro equo e inclusivo presentato a Milano, nella sede dell’Ordine di via Solferino. L’istituzione ordinistica, proseguendo il lungo percorso di ascolto degli iscritti e di approfondimento normativo con esperti legali, iniziato nel 2022, ha redatto il nuovo testo guida aggiornato per i professionisti e i titolari di studi, di diverse dimensioni, per contribuire a disciplinare il delicato rapporto tra studi professionali e collaboratori. Un lavoro di riflessione e uno strumento operativo, di servizio, accompagnato anche dalla condivisione degli esiti di un questionario somministrato da luglio a settembre 2023 per raccogliere dati ed elementi aggiornati rispetto alle condizioni professionali e prospettive future.

Diverse le novità di questa seconda versione del Vademecum, in primis l’approfondimento sulla Legge per l’equo compenso che introduce una nuova tutela per i professionisti nei rapporti con la clientela.

«Sulla base dei riscontri avuti dalla prima edizione di questo documento, abbiamo aggiunto delle note di accompagnamento alle tematiche più rilevanti, con l’obiettivo di offrire un concreto orientamento per i professionisti nella relazione in particolare tra titolari di studi e collaboratori/trici», spiega Federico Aldini, presidente dell’Ordine.

«Contiamo che le sezioni aggiuntive, intitolate “L’Ordine consiglia”, possano contribuire al miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore e nei rapporti di collaborazione, in particolare in mono-committenza. In ultimo, indipendentemente dal nostro lavoro sul Vademecum che proseguirà, ci impegneremo a portare le istanze dei collaboratori emerse nel questionario al Consiglio Nazionale degli Architetti, relativamente al fatto di lavorare per trovare una formula alternativa di contratto nazionale di lavoro subordinato che tenga conto delle specificità della nostra professione».

 

I dati riscontrati dal questionario per i collaboratori

Solo il 15% rimane per + di 6 anni nello stesso studio

Il profilo del titolare di studio che emerge dal questionario ha un identikit chiaro: ha tra i 41 e i 60 anni di età con una prevalenza (59%) di uomini. Il 58% dei rispondenti dichiara di stipulare un contratto con i propri collaboratori, mentre il 94% dei rispondenti ha tra 1 e 6 collaboratori continuativi. Poco più della metà, il 54% delle collaborazioni dura meno di 3 anni. Solo il 15% dei collaboratori rimane nello stesso studio per più di 6 anni, di cui il 5% per più di 10. Il 94% dei rispondenti dichiara di poter contare su collaboratori con meno di 40 anni. Poco più della metà (53%) cita sempre i collaboratori nelle pubblicazioni (il 28% dichiara di citarli «a volte»).

Tutele aggiuntive rare: solo il 12% dei titolari le fornisce

Rare le tutele aggiuntive, infatti, solo il 12% dei rispondenti dichiara di dare tutele aggiuntive ai collaboratori. Nel rapporto con i collaboratori emerge che per il 21% sono concordati orari, strumenti informatici, luogo di svolgimento dell’attività, per l’11% solo orari e luoghi dell’attività, per l’8% sono concordati orari, strumenti informatici, luogo di svolgimento dell’attività e clausole specifiche e solo per il 4% sono concordati esclusivamente gli orari di lavoro.

Corrispettivi, il 24 % dichiara meno di 1000 euro

Per quanto riguarda i corrispettivi, il 24% dichiara meno di 1.000 euro per i collaboratori che esercitano la professione da meno di un anno, il 72% dei rispondenti dichiara corrispettivi e compensi medi mensili tra i 1.000 e i 2.000 euro per il primo anno di attività professionale. Per le collaborazioni tra 1 e 3 anni, all’80% dei collaboratori viene riconosciuto un importo tra 1.000 e 1.500 euro.

L’84% riconosce una somma tra 1.500 e 2.500 euro ai collaboratori con 3/6 anni di collaborazione, mentre il 56% dei collaboratori con più di 6 anni di esperienza ha un corrispettivo che supera i 3.000 euro.

Per quanto riguarda il libero professionista che lavora come collaboratore continuativo per uno studio professionale o per un professionista in mono-committenza parliamo di un +80% del fatturato annuale. La maggior parte dei professionisti rispondenti (quasi il 69%) ha meno di 35 anni, con una prevalenza di donne (quasi 58%).

Nel merito dell’attività lavorativa, il 57% usa strumenti propri, il 49% lavora più di 8 ore al giorno, il 90% dichiara di non avere tutele aggiuntive, il 93% svolge attività nello studio professionale del committente principale (il restante tra casa propria, cantiere, studio). Del 61% non viene comunicata mai o quasi mai la partecipazione all'interno di siti web, piattaforme di comunicazione, riviste, comunicati stampa.

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Contratti, organizzazione e assicurazione sul lavoro: fattore reputazionale positivo per gli studi

«I consigli contenuti nel Vademecum rispondono ad alcune delle maggiori criticità emerse dal questionario, in tema di contrattualistica, organizzazione del lavoro e assicurazione, visto che molti professionisti non ne hanno una e per questo ne richiamiamo l’obbligatorietà», spiega Francesca Scotti, tesoriera dell’Ordine e membro del gruppo di lavoro Fair Work. «Nel Vademecum consigliamo il supporto di un contratto, dato che il tema del compenso è centrale e condiviso da collaboratori e titolari di studio. La promozione di contesti di lavoro e collaborazione equi può rappresentare, se seguiti, fattore reputazionale positivo per gli studi in un percorso che l’Ordine intende intraprendere di riconoscimento e valorizzazione dei medesimi».


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E in futuro?

La metà dei collaboratori rispondenti non ha un periodo di preavviso per recesso (di chi dichiara di averlo, il 67% lo indica di 1 mese e il 30% tra 1 e 3 mesi). Il 67% non ha né clausole di non concorrenza né di esclusività. Il 43% dei liberi professionisti in mono-committenza rispondenti vorrebbe diventare dipendente; solo il 5% vorrebbe un futuro con stessa condizione e un altro 5% con medesima condizione, ma maggiori tutele e riconoscimenti e circa il 25% vorrebbe diventare titolare di studio o di società.

«Per definizione il lavoro dedicato al “Fair Work” è da intendersi aperto, in evoluzione e in dialogo con gli iscritti   conclude Bianca Miglietta, consigliere dell’Ordine e membro del gruppo di lavoro Fair Work - Continuerà ad accompagnare il lavoro di elaborazione documentale, uno sforzo di divulgazione di questi orientamenti innanzi tutto presso gli iscritti all’Ordine di Milano e con stakeholders del territorio, con altri Ordini territoriali, con il CNAPPC, le istituzioni e i media, nella convinzione che la promozione di pratiche corrette nell’esercizio della professione sia una responsabilità condivisa, che ha nella corretta informazione e costante formazione un elemento imprescindibile».

Fonte: Ordine degli Architetti di Milano

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