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Approvata la direttiva casa green: un’opportunità per il Paese

Ieri il Parlamento europeo ha approvato il suo mandato negoziale per la nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astensioni. Si tratta di un mandato negoziale, appunto: ora l’Europarlamento discuterà il testo approvato ieri con il Consiglio Ue e con la Commissione europea in una trattativa a tre («trilogo»). Il commento dell’editore.

La EPBD - (Energy Performance of Buildings Direttive) - va aventi, il parlamento si è espresso a favore.

Questo articolo potrebbe riassumersi in due frasi: meno male che l’Europa spinge per la riqualificazione del settore che contribuisce più di ogni altro al problema del cambiamento climatico, il governo italiano deve fare un cambio di rotta rispetto alle decisioni degli ultimi due anni.

Eh sì, perchè l’ambiente costruito consuma circa il 40% dell’energia prodotta sul pianeta, produce una quota simile di CO2, la sua vetustà è responsabile di una parte importante delle patologie respiratorie e, aggiungo, come ci dimostrano i terremoti accaduti negli ultimi anni in Italia e nel mondo, è anche insicuro.

I Bonus per l’edilizia: in tre anni successo di tutto

Dal dopo guerra a circa 15 anni fa si è costruito male, e questo ci porta ad avere un patrimonio immobiliare pubblico e privato che fa schifo (spesso anche a livello estetico).

Negli ultimi anni, anche per reagire alla crisi causata dal COVID si è cercato di intervenire. Si sono fatte una serie di norme di incentivazione che pur essendo scritte con i piedi hanno comunque consentito all’economia di ripartire, di intervenire su un numero considerevole di edifici, grazie al meccanismo della  cessione del credito addirittura sui condomini (per il superbonus i condomini hanno rappresentato il 13,4% degli interventi e il 46,1% della spesa).

Dopo il 19 maggio 2020 sulle norme si è continuamente intervenuti, per migliorarle secondo la comunicazione istituzionale, per frenarle nella sostanza.

Fino alla decisione del Consiglio dei Ministri del 16 febbraio 2023, in cui si blocca la cessione dei crediti e si mette fine così all’incentivazione degli interventi nei condomini. Decisione presa dopo la chiusura dei seggi elettorali in Lombardia e Lazio. 

Il motivo formale: per Eurostat il superbonus impatta sul deficit dello stato in base a come si considerano i crediti di imposta che il bonus genera. Il conto delle cessioni supera i 110 miliardi.

Ad oggi infatti sono 110,841 miliardi di euro collegati a cessioni e sconti in fattura, per 13.511.028 cessioni, di cui 61,921 miliardi (e 6.075.395 cessioni) per il superbonus 110%, 25,008 miliardi per il Bonus Facciate, 11,576 miliardi per l’ecobonus, 10,947 miliardi per il Bonus ristrutturazione e solo 1,387 miliardi per il sismabonus..

E non sono serviti a nulla i conti fatti da NOMISMA, che attestano che i Bonus abbiano portato 195,2 miliardi di euro di benefici, di cui 87,7 miliardi diretti, 39,6 miliardi indiretti e 67,8 miliardi di indotto. Il governo ha tolto quello che era il meccanismo principale di successo del sistema, facendo diventare gli incentivi una soluzione per i cosiddetti "benestanti".

E non risolvendo il problema di 19 miliardi incagliati nei cassetti delle imprese, che rischiano ora di saltare.

E ora con l’EPBD una nuova visione 

Innanzitutto: occhio alle fake news !!!

La EPDB non riguarda tutti gli edifici, non è già legge, non considera le attuali classi energetiche. Insomma, c’è stato un voto di principio per un testo che sarà oggetto di trattative trilaterali e quindi di aggiornamenti.

Al momento la proposta di direttiva approvata prevede in questa prima fase l’obbligo di intervenire solo per il 15% degli edifici più inquinanti: se il criterio di classificazione europeo degli edifici non si discosterà dal nostro, nella classe G dovrebbero finire fra gli 1,4 e 1,8 milioni di edifici suddivisi più o meno a metà tra condomini e unità unifamiliari.

Per queste case dovrebbero essere disposti lavori di efficientamento in grado di raggiungere la classe E nel 2030 e la classe D nel 2033.

Quanti edifici devono essere ristrutturati nei prossimi 10 anni in Italia

Si dovrebbe dunque ristrutturare dai 140 mila ai 180 mila edifici l’anno per dieci anni, un ritmo vicino a quello sostenuto con il Superbonus.

E per i condomini sappiamo dove sta il problema: nella difficoltà di poter rendere usufruibili gli incentivi da parte dei condomini, un sostantivo che raggruppa famiglie, singoli, anziani che possono essere capienti e non, proprietari o affittuari, interessati o meno … insomma un potenziale parco clienti che può essere convinto solo se l’incentivo è alto ed esiste la cessione del credito.

Aggiungo che se razionalmente si volesse anche considerare il problema della sicurezza (oggi solo 13,419 miliardi di euro hanno riguardato la parte sismica dei superbonus) molti edifici andrebbe demoliti e ricostruiti.

Gli incentivi dovrebbero considerare dunque anche premialità sui volumi per poter stimolare chi imprenditorialmente potrebbe considerare interessante l’investimento.

Non è un caso che la Commissione del Parlamento Ue abbia chiesto che la direttiva sia accompagnata da incentivi europei e nazionali.

Cosa fare per attuare la EPBD

Parto da un concetto che ritengo basilare: la riqualificazione del patrimonio immobiliare e delle città è un processo ineludibile non a causa della EPBD ma per il futuro del nostro pianeta.

La EPBD è quindi una grande opportunità e i tempi previsti non sono troppo brevi.

Per portare avanti una politica razionale occorre quindi concentrarsi su:

  • riforma della normativa urbanistica ed edilizia per facilitare gli interventi di rigenerazione urbana, di sostituzione immobiliare, di ristrutturazione in particolare in ambito sismico;
  • completamento della legge sull’architettura e di quella sulla rigenerazione urbana per consentire un piano per la riqualificazione delle città;
  • piano industriale per una riorganizzazione del settore delle costruzioni, per la valorizzazione di un tessuto imprenditoriale che faccia leva su organizzazioni più strutturate, personale dipendente, riconoscimento delle specializzazioni, certificazione delle competenze;
  • piano strategico sulla manodopera che consideri al suo interno l’immigrazione come una risorsa e la formazione come elemento essenziale per l’accesso al lavoro. In tale contesto la valorizzazione delle Scuole Edili è un passaggio obbligato (e una risorsa);
  • piano di incentivazione degli interventi sia di demolizione/sostituzione che di ristrutturazione che preveda il meccanismo della cessione dei crediti e dello sconto in fattura;
  • focalizzare gli incentivi sugli interventi importanti, senza disperdere gli investimenti su attività che non contribuiscono al tema della riqualificazione energetica e strutturale;
  • valorizzazione dell’attività dei professionisti iscritti agli ordini per l’asseverazione degli interventi, a cominciare dall’obbligo della progettazione, della direzione lavori e della certificazione finale.

E infine evitare quanto successo negli ultimi tre anni, ovvero dare vita a una continua modifica delle regole che porta solo a precarietà, cantieri che procedono a salti, rischio fallimenti, incertezza e mancanza di fiducia nei confronti dello Stato (non a caso la percentuale di chi va a votare continua a calare).

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