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Applicazione della Behavior Based Safety e riduzione del fenomeno infortunistico

Per comprendere meglio cosa sia e quali effetti possa portare l'applicazione del protocollo della Behavior Based Safety (BBS) riportiamo l'esperienza di Carmelo Spinali, EHS Senior Technical Specialist di Stantec.

L’applicazione della Behavior Based Safety (BBS), tramite attività di osservazione e misurazione costante dei comportamenti, consente alle aziende di ridurre significativamente il numero di infortuni sul lavoro e di creare una cultura attenta alla prevenzione dei rischi.

Cos’è la BBS?
La Behavior Based Safety (BBS) è un sistema che possiede una base ben documentata di esperienze sulla sua applicazione che ne comprova l’efficacia, anche se molto, comunque, deve essere esplorato fra cui la possibilità di integrare i dati acquisiti per valutare l’efficacia delle misure di prevenzione e protezione fra cui gli interventi formativi. Leggi l'approfondimento.

Il protocollo di applicazione in campo è molto rigoroso, viene vissuto in modi differenti dai dipendenti di un’impresa e spesso può fornire dati sorprendenti.

In un’intervista, Carmelo Spinali, EHS Senior Technical Specialist di Stantec, spiega la sua personale esperienza di osservatore dei comportamenti dei lavoratori in cantiere, discutendo alcuni dei risultati che emergono maggiormente dall’applicazione del protocollo.

Carmelo Spinali, EHS Senior Technical Specialist di Stantec
Carmelo Spinali, EHS Senior Technical Specialist di Stantec


L'applicazione della Behavior Based Safety (BBS) attraverso l'esperienza

Come viene vissuta in cantiere l’osservazione B-BS da parte dei lavoratori?

Generalmente la prima fase è quella della diffidenza generata dalla presenza in cantiere di una “figura terza” con compiti ispettivi non meglio identificati. Ad osservazione avviata subentra, invece, una fase di normalità dettata dal doversi concentrare sul lavoro per cui il lavoratore tende a mettere in atto comportamenti abituali dando vita a conseguenze positive o discutibili.

Il momento del feedback risulta quello più interessante per le parti in quanto vi è la possibilità di interagire tramite un meccanismo di domanda e risposta.

Questa fase carpisce generalmente l'attenzione della maggior parte dei lavoratori osservati che finiscono per esserne quantomeno incuriositi. La differenza è dettata da un approccio cordiale, ma non per questo superficiale, che ha lo scopo di facilitare un confronto trasparente tra le parti ed un coinvolgimento diretto dell’osservato all’interno di un processo logico atto a sottolineare, da una parte, gli aspetti positivi osservati (in questo caso un buon feedback rappresenta un rinforzo positivo) ma anche gli aspetti “discutibili” sui quali andare ad effettuare l’analisi delle cause generatrici.

Quali comportamenti rischiosi hai visto mettere in atto più frequentemente?

In generale i comportamenti rischiosi più ricorrenti osservati sono connessi al mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale o collettiva piuttosto che allo stazionamento pericoloso nel raggio di azione di mezzi d'opera. Presenti anche episodi di eh errata esecuzione delle attività lavorative in relazione ai contenuti i documenti di riferimento come il POS.

Quali feedback ritieni che le persone giudichino più difficili da dare?

Posto che il momento di feedback rappresenta un’occasione per poter analizzare in maniera congiunta gli esiti delle osservazioni risulta tuttora difficoltoso per i lavoratori restituire feedback relativi ad eventuali carenze organizzative riconducibili all'azienda e non al singolo lavoratore. Questo denoterebbe un mancato coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali in relazione all’applicazione della B-BS.

Cosa imparano a fare meglio i lavoratori nell’applicazione della B-BS?

Credo che in primis la modifica dei comportamenti rappresenti un'evoluzione oltre che comportamentale anche culturale, per questo motivo ogni lavoratore può imparare ad essere un leader nella sicurezza indipendentemente dal ruolo rivestito in azienda. La rivoluzione culturale che parte dal singolo poi per forza di cose sì propagherà all'interno di tutta l'azienda.

Quali ritiene siano i principali nemici del lavoro sicuro?

Gli elementi ostativi al miglioramento della sicurezza in ambito lavorativo, con particolare riferimento alla diffusione in azienda della cultura B-BS, possono definirsi come molteplici. Tentando di riassumerne quantomeno i più importanti partirei con il mancato coinvolgimento della direzione aziendale in tutte le fasi del progetto.

Il rischio, infatti, è che la B-BS si trasformi in uno strumento inefficace laddove alle fasi di osservazione non segua l’implementazione di misure pratiche come l’adozione, ad esempio, di un sistema di rinforzi positivi.

Allo stesso modo la mancanza di feedback da parte delle funzioni aziendali ai singoli lavoratori rappresenta una conseguenza nota che porta inevitabilmente il lavoratore all’abbandono di comportamenti proattivi (es. “ho segnalato diverse volte in azienda ma nessuno mi ha mai risposto”).

Restando sempre in tema di organizzazione del lavoro e di controllo operativo si rende necessario ribadire l'importanza dei preposti come figure di riferimento e quindi leader della sicurezza in cantiere (es. “cerco di ripetere ai colleghi come comportarsi ma non mi ascoltano”) per tale motivo la loro individuazione e coinvolgimento attivo nel progetto risulta di fondamentale importanza.

Esistono poi tutta una serie di fenomenologie comportamentali connesse ad elementi come la sottostima del rischio, indicazioni non chiare, abitudine, tanto è vero che spesso in sede di intervista le risposte possono essere le seguenti:

  • “avevamo fretta e non potevamo fare altrimenti”
  • “sappiamo come si fa ma per lavorare totalmente in sicurezza avremmo perso più tempo di quello necessario per fare il lavoro”
  • “non ci siamo organizzati per tempo”
  • “me ne sono dimenticato”
  • “non me ne hanno parlato”
  • “abbiamo sempre fatto così”.


Che tipo di apporto può fornire la B-BS ai fini della riduzione del fenomeno infortunistico?

Si tratta di un apporto di fondamentale importanza poiché punta alla riduzione del fenomeno infortunistico attraverso la modifica dei comportamenti a rischio e la contestuale rimozione di ostacoli culturali come pregiudizi (…chi denuncia un near miss è uno spione…), preconcetti (….la sicurezza è una perdita di tempo…) ed errata percezione del rischio (..lo faccio da tanti anni ed è andata sempre bene…).Siamo quindi davanti ad una rivoluzione culturale che lavorando sul singolo porta beneficio all’intera azienda. Da questo punto di vista sarei propenso ad una educazione alla sicurezza sul lavoro a partire dall’età scolare.

Ti è mai capitato che le persone con cui discutevi i dati si stupissero di quanto era emerso dalle osservazioni?

Sì è capitato talvolta soprattutto quando i presupposti erano quelli di ambiti lavorativi con una evidente conformità normativa a livello documentale ma che di contro dimostrava in cantiere problematiche connesse ad aspetti di comunicazione, verifica dell'efficacia della formazione ed addestramento effettuati, problematiche organizzative e carenza di vigilanza operativa.

Una valutazione di rischi o una procedura per quanto possano essere ben fatte saranno efficaci totalmente solo nella misura in cui vengono messe correttamente in atto dalla totalità dei lavoratori e quindi ci sia l'evidenza di 100% di comportamenti sicuri cosa che ad oggi accade di rado.

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La "Sicurezza sul Lavoro" comprende tutte le misure, le procedure e le normative destinate a proteggere la salute e l'integrità fisica e psicologica dei lavoratori durante l'esercizio delle loro attività professionali. La sicurezza sul lavoro è regolamentata dal D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 noto anche come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (TUSL).

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