ANAS e FABRE per la ricerca e lo sviluppo: i risultati della collaborazione
ANAS, FABRE e le università italiane collaborano per monitorare, ispezionare e migliorare la gestione delle infrastrutture, con un approccio basato su dati, modelli previsionali e sperimentazioni reali. Il progetto punta a ottimizzare risorse, aumentare la sicurezza e innovare la manutenzione del patrimonio infrastrutturale nazionale.
Una collaborazione scientifica e operativa, nata dalla necessità ma cresciuta come un motore d’innovazione. È questo il cuore del lavoro congiunto tra ANAS, Fabre e numerosi atenei e centri di ricerca italiani, un percorso che si è sviluppato negli anni fino a diventare una vera e propria alleanza strategica. Ne hanno parlato Walter Salvatore (Università di Pisa), Paolo Mannella (ANAS) e Andrea Capuani (MIT), durante le Giornate di Studio FABRE, svoltesi a Perugia il 12 e 13 febbraio 2025.
Dalle linee guida al monitoraggio: una rivoluzione culturale
Il punto di partenza è stato l’introduzione delle nuove Linee Guida per la classificazione e gestione del rischio delle infrastrutture, che ha imposto un cambio di passo nella gestione del patrimonio ANAS, che conta oltre 20.000 opere tra ponti, viadotti e gallerie.
Per affrontare questa sfida, ANAS ha avviato una collaborazione sistematica con il Laboratorio FABRE, che ha portato alla realizzazione di oltre 10.000 ispezioni strutturali, geotecniche e idrauliche in tutta Italia. Un lavoro capillare e senza precedenti, che ha permesso la raccolta di dati fondamentali per conoscere a fondo lo stato di salute delle infrastrutture e sviluppare una base dati unica a livello nazionale.
Ricerca applicata, formazione e trasferimento tecnologico
Uno degli aspetti più interessanti di questa collaborazione è il carattere multidisciplinare e completo del lavoro: accanto alla ricerca sperimentale, c’è un fortissimo impegno nella formazione dei tecnici di campo, nella definizione di procedure condivise per la valutazione del rischio e nella divulgazione scientifica.
Un esempio concreto è la formazione dei cantonieri ANAS, ai quali è stata data la possibilità di contribuire direttamente alle ispezioni, valutando anche rischi idraulici e franosi. Questo ha portato alla creazione di nuove istruzioni operative in collaborazione con ANSFISA, destinate a entrare in vigore nel 2025.
Un'altra conquista strategica è stata lo sviluppo di metodologie di prioritizzazione degli interventi, fondamentali per scegliere cosa fare prima e cosa possa essere rimandato, con l'obiettivo di ottimizzare l’uso delle risorse senza compromettere la sicurezza. Un lavoro che, secondo gli esperti, andrebbe affiancato da un maggiore supporto normativo.
300 ponti campione per il “Progetto della Conoscenza”
Tra le azioni più significative, spicca la selezione di 300 opere rappresentative del patrimonio ANAS, sulle quali si sta lavorando in modo approfondito per mettere a punto una procedura ottimizzata di “progetto della conoscenza”. Questo significa definire in modo efficiente cosa indagare, come farlo e con quali tecniche, evitando sprechi e massimizzando l’efficacia. I dati raccolti saranno cruciali per alimentare modelli previsionali e strategie future.
Il monitoraggio: verso il controllo continuo
Grazie anche ai fondi del PNRR, ANAS ha avviato un programma ambizioso di strumentazione e monitoraggio di 1000 opere, con un sistema centralizzato (P3P) sviluppato con le Università di Perugia, Padova e il Politecnico di Milano. Oggi sono oltre 400 i ponti già strumentati, e l’obiettivo è concludere il monitoraggio dinamico e statico entro il marzo 2026.
Questo lavoro permetterà non solo di raccogliere dati in tempo reale, ma anche di definire soglie di warning per identificare tempestivamente situazioni critiche. È in fase di realizzazione anche una sala operativa per il monitoraggio continuo, che richiederà nuove competenze e risorse dedicate.
Per validare i sistemi di monitoraggio e i modelli previsionali, sono in corso sperimentazioni in scala reale su viadotti destinati alla demolizione, come il viadotto Reale di Fossano (teatro di una sperimentazione di rottura controllata dei cavi), quello del Candigliano nelle Marche e il viadotto Marino in Toscana. Questi test forniscono dati preziosi sulla risposta delle strutture al degrado e ai danni, migliorando l’affidabilità dei sistemi di previsione.
Guardando al futuro, i temi sul tavolo sono ancora molti. Dal miglioramento della conoscenza sulle fondazioni, al monitoraggio dei trasporti eccezionali, fino all’applicazione delle linee guida anche alle gallerie. Si studiano anche materiali innovativi, come le barre in vetroresina, per combattere il nemico numero uno: la corrosione.
Quella tra ANAS e il Laboratorio FABRE è molto più di una convenzione: è un modello di collaborazione pubblico-universitaria replicabile e virtuoso, in cui l’industria delle infrastrutture si apre alla conoscenza scientifica e la ricerca si mette al servizio della collettività. Come ricordano i protagonisti, "non si tratta solo di fare ispezioni, ma di costruire una nuova cultura dell’infrastruttura, dove ogni dato ha un valore e ogni intervento è parte di una strategia."
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